Omaggio al grande scrittore Gordon Byron

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Byron

Una serata evento per Pesaro Capitale della Cultura con il poeta Franco Buffoni esperto della vita e delle opere dello scrittore inglese

 

Per ricordare la figura del grande scrittore inglese George Gordon Byron, scomparso a Missolungi 200 anni fa il 19 aprile 1824, Pesaro Capitale italiana della Cultura 2024, la Fondazione Rossini, la Biblioteca Rossini e il museo nazionale Rossini, hanno organizzato una serata evento con il grande poeta Franco Buffoni che ha raccontato la vita e la personalità di lord Byron. Ha introdotto la serata la musicologa e direttrice della Fondazione Rossini prof.ssa Ilaria Narici con Francesca Modugno voce recitante. Vi è un legame con Gioachino Rossini che compose la prima esecuzione della cantata “Il pianto delle muse in morte di Lord Byron”, in ricordo del poeta inglese e del suo mito.

Il poeta Franco Buffoni, uno dei massimi studiosi e conoscitori del poeta, è stato premio Viareggio nel 2015. Ha vissuto un’età adolescenziale definendolo un periodo della sua vita “terribilmente compresso nell’età fragile”, avendo vissuto in una condizione di solitudine doppia, legata all’adolescenza e all’omosessualità. Gli studi milanesi e la laurea in Lingue straniere con una tesi su James Joyce nel 1971, gli aprono gli orizzonti al classicismo letterario e all’amicizia con poeti come Milo De Angelis e delle passate generazioni quali Giovanni Raboni, Antonio Porta, Emilio Isgrò e Giovanni Giudici. Fra i vari incarichi accademici Franco Buffoni è stato professore ordinario di Letterature inglese e comparate presso l’Università di Cassino e del Lazio meridionale. Ha tradotto Keats, Bertheime, Fergusson, Coleridge, Kipling, Wilde, Yeats e George Gordon Byron

Biografia romanzata

“Perché è nato Lord ed è alto più di sei piedi”. Sono le parole del poeta inglese Keats, per spiegare le ragioni del successo di Lord Byron, del fenomeno del byronismo e di una efficace costruzione di sé quale seduttore e signore dei salotti londinesi. Franco Buffoni poeta sincero e leale ha avuto l’idea di scrivere un libro per dire la verità di Lord Byron, quel gossip puritano londinese che non gli sarebbe mai stato perdonato la sua omosessualità. Dietro la maschera dell’homme fatale, Byron nascondeva una vita nascosta, di fuggitivo. La sua storia è narrata con gli occhi di Fletcher, servo e amante del poeta, e che con lui condivise il soggiorno in Albania e l’innamoramento per Shelley.

La cantata di Gioacchino Rossini

La cantata composta da Rossini per tenore, coro e orchestra nel volume 16 di Inediti e rarità Rossiniane nel 1822 anno in cui il compositore pesarese al San Carlo di Napoli presentò “Zelmira” e un mese dopo a Castenaso sposa Isabella Colbran. Con lei e la compagnia del San Carlo, capeggiata da Barbaja, si reca a Vienna dove il 13 aprile è allestita “Zelmira” e la ripresa di altre sue opere. Dopo un breve soggiorno a Bologna, a dicembre è invitato dal principe Metternich a Verona in occasione del Congresso delle Nazioni per scrivere due cantate: “La santa alleanza” e “Il vero omaggio”.

Da qui vari progetti fino al 1824 dove il 9 giugno a Londra, Rossini esegue la parte del tenore solo (Apollo) nella sua cantata “Il pianto delle muse in morte di Lord Byron“. Anno in cui il 26 novembre è nominato al Theatre Italien di Parigi Directeur de la Musique et de la scene.

Le cantate rossiniane

Durante l’edizione del Rossini Opera festival del 2023 si è eseguito un rarissimo brano, come d’altronde “Il pianto delle muse di Lord Byron”, la “Cantata in onore del sommo pontefice Pio IX”, Mastai Ferretti, coetaneo di Rossini, nonché ammiratore della sua musica. Un Rossini cosmopolita, che decantava un Byron genio e scandalo dei salotti londinesi, e Pio IX eletto Papa in un’Italia divisa, visto dai liberali, riformatori e moderati come il fautore di una unità spirituale e politica.

In Bologna Rossini elaborò l’inno “Grido di esaltazione riconoscente al sommo pontefice Pio IX“, che in realtà non era altro che “Il coro dei Bardi” del finale primo della Byron“Donna del lago”, riproposta al Rof dopo tanto tempo sotto la direzione di Maurizio Pollini. Ma torniamo al rapporto Rossini e Byron: nel saggio di Gaia Servadio “Gioacchino Rossini una vita”, riprende una espressione di Byron sul cigno di Pesaro: “Perché il compositore più celebre della sua epoca si chiuse in un mondo di semi silenzio per ben 39 anni”. Un Byron invidioso di un fulmineo successo del compositore pesarese e poi di un improvviso silenzio, con tanti interrogativi ancora rimasti aperti.

 

Paolo Montanari

Foto © Casalecchio delle Culture, Pordenonelegge, IlFoglio

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