Scuola, il 7 gennaio si ritorna in classe? Perplessità dei docenti

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Per le superiori ritorno da lunedì al 50%. L’esempio del comunicato degli insegnanti dell’Istituto Tecnico G. Vailati di Genzano

«La scuola è già stata fin troppo sacrificata, il 7 si torna in classe», questo il messaggio netto che la ministra Azzolina ha dato in una intervista pubblicata da Il Fatto Quotidiano del 4 gennaio 2021. Nel frattempo il Consiglio dei ministri ha prorogato al giorno 11 il ritorno a scuola per le scuole superiori al 50%. Confermata, invece, per i 5 milioni di studenti del primo ciclo la giornata di domani.

A scuola la parola d’ordine è ancora prudenza

istituto scolastico

Tra le motivazioni della ministra emerge che: «La scuola è un servizio pubblico essenziale. Non si può continuare a sacrificare i ragazzi né pensare che la didattica a distanza possa sostituire quella in presenza. Tutte le decisioni richiedono la prudenza che finora ci ha guidati. Continueremo a seguirla. È chiaro però che se in questo momento sale la curva dei contagi non può essere colpa delle scuole superiori, visto che sono chiuse da due mesi». (IL Fatto del 4 gen 2021).

Preoccupazioni nell’ambiente scolastico

Molti insegnanti invece dimostrano preoccupazione, per adesso, considerando che non ci sia stato un cambiamento radicale rispetto ai mesi passati.
Le prime reazioni riguardano le norme che il governo si appresterebbe ad emanare per modificare la prassi che in questi ultimi mesi ha consentito la didattica e quindi la mancanza di contagi, garantendo l’insegnamento con la Dad – didattica a distanza – e la DDI – Didattica Digitale Integrata, proseguendo la frequenza dell’istruzione nelle scuole superiori.

ragazzi verso l'istruzione con le mascherine

A far sentire le proprie ragioni sono i docenti del LiceoG. Vailatidi Genzano di Roma, i quali esprimono il loro netto dissenso al rientro in presenza secondo le modalità attualmente dettate. Le ragioni dei docenti, in particolare riguardano:
I due turni di ingresso previsti dalla prefettura non hanno motivazioni didattiche, ma sono dovuti solo alle difficoltà di riuscire a riorganizzare il sistema dei trasporti;
la permanenza a scuola oltre l’orario di servizio, resa necessaria dalla scansione in due turni, espone i docenti a un ulteriore elevato rischio di contagio.

Criticità dei doppi turni di entrata e uscita nelle sedi scolastiche

«La scuola» – proseguono i docenti – «non può essere utilizzata come semplice slogan politico, ridotta a rincorrere decreti, senza avere neppure il tempo di attuarli, a cambiare di continuo percentuali (25%, 50%, 75%, 100%), orari di servizio e turni di ingresso per un giorno, una settimana, etc., in una delirante giostra di numeri».

Ancora motivazioni riguardanti i tempi di ingresso e uscita: «La girandola degli orari e dei locali da occupare a turno, anziché favorire un graduale ritorno alla normalità della prassi didattica in presenza, genera ulteriore confusione e disorientamento negli alunni, nelle famiglie e nel personale.

Una didattica organizzata secondo un orario che coinvolge le prime ore del pomeriggio, risulta enormemente penalizzante per gli studenti fragili e/o con BES, rendendo carente la copertura dei turni di assistenza».

Dubbi e rischi della didattica in presenza dal 7 gennaio

In aula pre-covid

«Pare che la nuova declinazione dell’orario non tiene conto del rispetto delle norme di sicurezza anti Covid-19 durante i pasti consumati dagli studenti» – proseguono gli insegnanti – «che non possono usufruire di locali adeguati e sanificati a regola mentre per il personale docente non sono previsti un tempo e un luogo dedicati alla pausa pranzo».

L’allungamento dell’orario scolastico per gli alunni che entrano alle ore 10,  comporterebbe un rientro a casa anche molto tardi, riducendo drasticamente il tempo di studio e la possibilità di svolgere altre attività personali, rendendo inoltre impossibile usufruire delle attività aggiuntive, di recupero e di potenziamento e quindi anche di eventuale approfondimento degli studi.

L’orario docenti inadeguato rende più complesso l’espletamento delle attività funzionali alla didattica (correzione degli elaborati, preparazione delle lezioni con relativo materiale didattico, ricerca e aggiornamento, etc.).

la socialità e istruzione della didattica in presenzaGli insegnanti chiedono inoltre di restituire piena dignità e rappresentanza alla scuola considerando tutte le motivazioni e ragioni che sono state esposte. Il ministero dovrebbe tener conto delle situazioni che riguardano le scuole superiori, valutando se sia il caso, in questo momento, di  posticipare di qualche periodo le norme che si appresterebbe ad emanare e considerare che la Didattica Digitale Integrata rimanga per il momento la certezza di non contagio garantendo così l’immunità di contagio.

 

Giorgio De Santis

Foto © Repertorio Istituto Vailati di Genzano

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