Verso un “passaporto vaccinale” europeo? Le ipotesi

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Passaporto vaccinale

Le campagne nazionali di vaccinazione sono in corso in tutti gli Stati membri dell’Ue. Si sta studiando una soluzione che permetta ai cittadini di viaggiare nuovamente

La proposta di un passaporto vaccinale sarà avanzata il 17 marzo. In modo da poter essere trattata dai capi di Stato e Governo al prossimo Consiglio europeo del 25 e 26 marzo. Sarà uno strumento legale a tutti gli effetti in linea con i Trattati europei sulla libera circolazione per garantire “una riapertura in sicurezza” proprio in vista dell’estate. Quando, probabilmente, l’Ue non avrà ancora raggiunto il suo obiettivo di vaccinare il 70% della sua popolazione complessiva (447 milioni).

Un certificato sanitario come “precondizione per viaggiare”

Questo documento dovrebbe essere presentato quando si viaggia all’interno dell’Unione europea. Dunque permetterebbe alle persone di viaggiare liberamente in un altro Stato membro senza dover presentare test Pcr negativi, o dover subire periodi di quarantena“. Non sarebbe una precondizione per viaggiare“, ma un sistema per facilitare i viaggi all’interno dell’Ue. Proprio per questo la Commissione europea preferisce per il momento il termine certificato sanitario, dato che il documento non dovrebbe essere obbligatorio per viaggiare.

Funzionerà grazie a una piattaforma digitalizzata condivisa

Tecnicamente, il certificato sanitario, richiederebbe la creazione di una piattaforma centralizzata sulla quale verrebbero registrati tutti i cittadini europei che sono stati vaccinati. Sarà, quindi, collegata a tutte le amministrazioni interessate negli Stati membri, dai centri di vaccinazione ai servizi doganali. In altre parole, la Commissione europea non prevede, almeno per ora, di creare un unico documento valido in tutta l’Ue. Ma di facilitare lo scambio di informazioni raccolte a livello nazionale.

Favorevoli e contrari

Grecia, Malta, Italia, Spagna e Portogallo, sono favorevoli a questa disposizione essendo le loro economie basate in gran parte sul turismo intraeuropeo che un tale sistema faciliterebbe. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha confermato che l’esecutivo europeo sta preparando una proposta per un “passaporto verde” digitale a marzo, che potrebbe quindi essere efficace entro l’estate.

Certezza e durata dell’immunità garantita dai vaccini

Attualmente gli scienziati non sono in grado di stabilire con precisione in che misura le persone trattate possano ancora trasmettere il virus o meno. Né di determinare con certezza la durata dell’immunità garantita dai vaccini autorizzati in Europa.
L’Oms aveva avvertito due volte su questo punto nell’aprile e nel luglio 2020, affermando che un passaporto per i vaccini non poteva in alcun modo essere considerato come un lasciapassare per l’immunità alla luce delle attuali conoscenze scientifiche. Tuttavia uno studio scientifico israeliano, pubblicato l’8 febbraio, mostra un calo del 75% della carica virale delle persone vaccinate nelle ultime due settimane.

Discriminazione tra cittadini europei

Un’altra questione, questa volta giuridica, sollevata dal passaporto europeo di vaccinazione è quella della non discriminazione tra cittadini europei, garantita dall’articolo 18 del Trattato sull’Ue. Anche se non è presentato come una “precondizione per viaggiare” creerebbe comunque una distinzione tra i cittadini europei e quelli non autorizzati. Questi ultimi sarebbero allora obbligati a presentare test Pcr negativi. All’interno degli stessi Stati membri, la distinzione tra persone vaccinate e non vaccinate potrebbe arrivare ad altre forme di discriminazione.

Divieto di accesso per i non immunizzati?

Coloro che sono stati immunizzati potrebbero frequentare ristoranti e cinema, mentre coloro che non sono stati immunizzati non sarebbero ammessi. Questa è in ogni caso la strategia favorita da Israele, la cui campagna di vaccinazione è la più avanzata del mondo (più del 50% della popolazione). Il Governo israeliano ha preparato dei “distintivi Covid“. Questi badge permettono di frequentare bar e ristoranti per 6 mesi.

Protezione dei dati

Il passaporto dei vaccini solleva anche domande sulla protezione dei dati. Date le difficoltà nel trovare un compromesso sull’idea di un passaporto, altre soluzioni potrebbero emergere nelle prossime settimane e mesi. Francia, Germania e Paesi Bassi, che  inizialmente avevano espresso dubbi sull’attuazione di questo sistema, si sono ricredute.

Passaporto verde

Durante il vertice Ue del 26 febbraio, l’Austria ha proposto di dare priorità alla creazione di un passaporto verde che includerebbe la prova della vaccinazione, ma anche un test sierologico o test Pcr negativo. Approccio questo in linea con quello attualmente esplorato dalla Commissione europea, poiché allargando il pannello delle prove immunitarie eviterebbe la discriminazione delle persone non vaccinate. Da parte francese, alla fine dello stesso vertice, il presidente, Emmanuel Macron, ha evocato un sistema di “pass digitale” per centralizzare le informazioni sullo stato della vaccinazione cosi come i test sierologici e Pcr.

Pass digitale

Non sarebbe obbligatorio e non permetterebbe di viaggiare liberamente, ma permetterebbe la frequentazione di bar e ristoranti alle persone che non presentano alcun rischio di contaminazione. Dover dimostrare il proprio stato immunitario non è una novità. Molti Paesi richiedono già certificati di vaccinazione contro la febbre gialla. Tuttavia, questo obbligo riguarda flussi di popolazione meno importanti di quelli osservati nella zona europea di libera circolazione.

Travel pass per le compagnie aeree

Altre iniziative dello stesso tipo rivolte al Coronavirus sono attualmente in corso. In primo luogo, da società private: l’Associazione internazionale del trasporto aereo (Iata) sta lavorando a untravel pass“. Piattaforma che compili i requisiti di ogni Paese e centralizzi le informazioni sanitarie dei viaggiatori. Questo progetto è destinato a rilanciare l’industria delle compagnie aeree, che è stata particolarmente colpita dalla crisi Covid-19. Sullo stesso modello, Air France creerà il proprio pass l’11 marzo.

Iniziative dei singoli Stati europei

Dal lato pubblico, diversi Governi hanno lanciato iniziative simili, anche in Europa. Oltre all’Islanda, che ha già istituito un tale sistema, Ungheria, Svezia e Danimarca hanno annunciato l’intenzione di creare un certificato di vaccinazione per i viaggiatori stranieri e i loro cittadini. La Grecia e Israele hanno fatto lo stesso e hanno anche firmato un accordo bilaterale che permette ai vaccinati di viaggiare tra i due territori. L’Estonia, che è a buon punto nella sua politica di digitalizzazione dei servizi amministrativi, ha firmato un accordo con l’Oms per istituire scambi di informazioni e un certificato digitale di vaccinazione contro il Covid-19. La Finlandia potrebbe seguire l’esempio. Cipro e Romania permettono già ai viaggiatori con una prova di immunità di entrare nel loro territorio senza ulteriori test.

Per una soluzione concordata

In conclusione, la Commissione europea rileva che 11 Stati membri hanno già introdotto i certificati di vaccinazione. Altri sette stanno progettando di fare lo stesso nel prossimo futuro. I Governi presentano il passaporto per i vaccini come una soluzione efficace al dilemma attuale delle istituzioni europee: mantenere la libera circolazione, un principio fondante dell’Unione, e allo stesso tempo limitare i rischi di diffusione dell’epidemia.

 

Rossella Vezzosi

Foto © H24, ilfattoquotidiano, ecc-netitalia.it, medium.com

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