Per Lucio: Dalla e il suo sguardo tra pubblico e privato

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Per Lucio

Nelle sale cinematografiche il 5, 6 e 7 luglio la pellicola che documenta l’opera di Lucio Dalla, tra immagini, racconti e il crescendo dei suoi brani indimenticabili

Lucio Dalla e la sua arte, la sua trasformazione e le generazioni che lo hanno subito amato, e altre che lo hanno apprezzato con il tempo. Arte tra le sette note, capace di affrontare temi importanti, come quelli legati al sociale, o quel sano impeto nel descrivere i tanti aspetti legati all’amore. Per Lucio, un docu-film che accompagna lo spettatore in un viaggio, per comprendere ancor meglio la personalità del musicista bolognese. Il difficile esordio fino agli anni della sua consacrazione, nell’Olimpo dei cantautori italiani, della scuola bolognese.

Il regista

Pietro Marcello, regista del personalissimo e premiato al festival di Cannes, Martin Eden con Luca Marinelli, ha scritto e diretto questo documentario, sapientemente montato da Pietro Federico. Una prima mondiale già avvenuta nella sezione Berlinale Special della 71esima edizione del Festival internazionale del cinema di Berlino.

Un ritratto costruito tra le testimonianze

Un ritratto che si dimostra autentico, alternandosi dal bianco e nero al colore, nel quale bastano le testimonianze raccolte da Umberto Righi, detto Tobia, suo amico per quarantasei anni, che sceglierà poi come manager e il filosofo Stefano Bonaga, altro amico d’infanzia. Racconti che si alternano senza mai essere banali, per poi condividere, il ricordo del cantautore davanti a un classico piatto di tagliatelle.

Nato…non imberbe

Per LucioIl mago Zurlì, indimenticabile Cino Tortorella, la mamma di Lucio, così incredibilmente somigliante che approvava la sua arte. Un Dalla esordiente con l’evidente barba che tutti ricordiamo. Il difficile esordio e le interviste, come la sequenza che lo ritrae con Raf Vallone, nella quale si racconta. Dalla nascita musicale, legata al jazz come clarinettista, autodefinendosi precursore degli hippies, forte del suo registro di inflessione bolognese.

Dettagli di espressività

Le immagini scorrono tra le sue note, tra i dettagli del centro di una Roma della sua gioventù, alternandosi a primi piani che catturano lo spettatore, evidenziando gli occhi di Dalla così espressivi, tra gli occhiali e l’inseparabile coppola. Il racconto di Tobia evidenzia il periodo del suo sviluppo artistico, in un’epoca in cui dominavano i cosiddetti “belli”, ma lui preferiva seguire i cantautori. Tobia nomina Renzo Cremonini, figura determinante, che presenterà Roberto Roversi a Lucio Dalla, il poeta suo concittadino, autore di tanti suoi testi, fino al 1977.

La figura del poeta Roberto Roversi

Roberto Roversi fu il suo “maestro di scrittura”, in una città come Bologna, nella quale si poteva respirare quell’atmosfera che molti rimpiangono. Spezzoni storici, dedicati alla Mille Miglia, fino allo stacco su Tazio Nuvolari, e i simboli di una velocità che Dalla ha più volte decantato. Bonaga descrive questo felice connubio con Roversi come “un’epifania culturale”, evidenziando un Dalla più bravo nell’istinto creativo che nella riflessione. Particolare nel descrivere il suo rapporto con i soldi, spesso investiti nel campo immobiliare.

Gli scenari politici di quei decenni

Immagini che scorrono tra testimonianze di vita operaia torinese, fino a un Gianni Agnelli al massimo splendore, con un brano dedicato proprio a lui. Momenti toccanti, come nel sottofondo di “Balla, balla ballerino” si confessa in un’altra intervista, professando la sua fede cristiana. Uno stacco sulle immagini del 2 agosto 1980, della stazione ferroviaria di Bologna, e della strage tristemente nota. La percezione del sapore di un passato più che prossimo è una conversazione tra Bettino Craxi e Alberto Arbasino, nella quale Dalla padroneggia con schiettezza ed educazione. Un momento che accompagna lo spettatore in un “imbarazzante confronto” tra i linguaggi odierni, senza distinzione di età. La conversazione in trattoria si conclude per ribadire tra i due che Lucio sembra più amato ora che non c’è più. Spesso se ne parla al presente, concludendo sull’importanza che affidava al viaggio, perché tra “partire e tornare la gioia si manifestava sempre”.

Il supporto dei numerosi materiali d’archivio

Tra le ragioni della scorrevolezza di questo documentario, vi è la ricchezza che unisce biografia, storia, realtà e immaginario, per descrivere un personaggio tra repertori pubblici e privati, storici e amatoriali. Numerosi materiali d’archivio: Istituto Luce Cinecittà, Fondazione Cineteca di Bologna, Home Movies – Archivio nazionale del film di Famiglia, Archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico e Fondazione CSCArchivio nazionale cinema d’impresa (Ivrea). Una produzione IBC Movie con Rai Cinema in collaborazione con Avventurosa e il sostegno della Regione EmiliaRomagna, con distribuzione Nexo Digital e in collaborazione con i media partner Radio Deejay, Mymovies.it e Rockol.it. Un’avventura che lo ha portato ad essere autore colto e popolare, nel descrivere un’Italia così sfumata che tra le sue liriche e melodie indimenticabili. Un Paese che stava vivendo tra il boom economico, fino al periodo legato ai tragici eventi di fine anni ’70.

 

Alessandra Broglia

Foto © Teche Rai, Francesca Erricchiello

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