La fake news sulla pallavolista afgana decapitata

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La news nel giro di poche ore è diventata la notizia principale della giornata. Ma le cose non sono andate proprio così

«Un abbaglio deontologico» così definisce l’antropologa Tiziana Ciavardini la fake news sulla ragazza afgana decapitata dai telebani. Intervistata a Radio Radio nel programma di Francesco Vergovich, “Un giorno speciale”, Ciavardini riassume la vicenda mediatica diventata virale nella giornata di giovedì 21 ottobre (poadcast, minuto 1:37:33).

La vicenda vede per protagonista una giovane ragazza afgana di nome Mahjubin Hakimi che in un primo momento sembrava fosse stata decapitata dai talebani qualche settimana fa per non aver indossato l’hijab (il velo islamico) ma anche perchè appartenente all’etnia hazara, di religione sciita, discriminata in Afghanistan.

Come l’ha riportato la stampa italiana

Le maggiori agenzie di stampa italiane nel giro di poche ore hanno titolato “Afghanistan, atleta decapitata da talebani: non voleva lasciare la pallavolo” (Adnkronos) – “Media, i talebani decapitano una giovane pallavolista” (Ansa) – “I talebani decapitano una giovane pallavolista” (Agi) per poi ovviamente essere su tutti i maggiori quotidiani nazionali e conseguentemente sui social. La news nel giro di poche ore era diventata la notizia principale della giornata.

Tanto che la Federazione Pallavolo Italiana aveva in un primo momento espresso solidarietà attraverso i social dichiarando “Tutta la grande comunità del volley oggi è in lutto. Mahjabin, dovunque tu sia, ci piace pensarti con un pallone in mano, finalmente libera di poter giocare a Pallavolo” e successivamente ha chiesto un minuto di silenzio in memoria della giovane uccisa. “Il presidente federale Giuseppe Manfredi, sentito il parere favorevole del sottosegretario allo Sport Valentina Vezzali e del presidente del Coni Giovanni Malagò, ha disposto che in tutte le gare dei campionati nazionali di ogni ordine e grado e in quelle dei campionati di serie e categoria regionali e territoriali di sabato 23 e domenica 24 ottobre p.v. venga osservato un minuto di silenzio in memoria della giovane pallavolista afgana Mahjubin Hakimi”.

Solidarietà per la giovane, ma anche veridicità dell’informazione

Minuto di silenzio già rispettato nel match del volley femminile Conegliano-Novara giocatasi nella stessa giornata in cui è apparsa la notizia.

Nella tarda serata del 21 ottobre cominciano ad arrivare i primi dubbi, e le prime ricostruzioni della drammatica vicenda. Prima di tutto si nota che quasi alcun sito internazionale riporta la notizia. È l’agenzia Dire prima in assoluto a citare il direttore di Aamaj News Matiullah Shirzad, una testata con corrispondenti nelle 34 province dell’Afghanistan che informa che la ragazza, da quanto appreso dai familiari, sarebbe deceduta in circostanze ancora poco chiare.

Qualcuno riferisce si sia suicidata mentre altri dicono che è stata uccisa dalle milizie in quanto non era solo una giovane pallavolista, ma lavorava per il ministero dell’Interno afghano. Comunque la morte di questa giovane sarebbe avvenuta non per mano dei talebani poichè è stata all’inizio di agosto così come confermato da un certificato di morte pubblicato online che data la morte il giorno 22 del mese di Mordad dell’anno 1400 nel calendario persiano, equivalente al 13 agosto 2021.

La deontologia e la credibilità professionale

La vicenda rimane comunque misteriosa e drammatica allo stesso tempo. La morte di una giovane donna deve avere rispetto in tutte le sue forme e non ha poi così importanza dove e come sia avvenuta.

Ma oltre alla triste perdita di una giovane atleta rimane fondamentale capire come sia stato possibile che le più grandi agenzie di stampa nazionali non abbiano verificato le fonti prima di mettere in rete una notizia di tale portata, che avrebbe poi condotto a prese di posizione e indignazione generale.

Tiziana Ciavardini esperta di medioriente e di comunicazione punta il dito sulla deontologia professionale. «Mi sono scusata con i miei lettori» – ha dichiarato a Radio Radio – «mi auguro lo facciano anche gli altri lo dobbiamo per rispetto ai nostril lettori e all’opinione pubblica generale altrimenti rischiamo di perdere la credibilità».

 

Sophia Ballarin

Foto © Facebook, Twitter

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