Ucraina, tensione alta per la data di attacco prevista

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Un conflitto che si è aggravato negli ultimi anni. Ma stamattina il Governo russo ha annunciato il ritiro di parte delle truppe schierate vicino al confine

La situazione in Ucraina preoccupa il Mondo occidentale per un possibile imminente attacco da parte della Russia, previsto per domani. Eppure questa mattina il ministero della Difesa da Mosca ha affermato che una parte delle forze russe hanno iniziato a tornare alle loro guarnigioni. Queste da settimane erano schierate vicino al confine ucraino.

«Le unità dei distretti militari meridionali e occidentali, che hanno completato i loro compiti, hanno già iniziato a caricare sui trasporti ferroviari e stradali. Inizieranno a tornare alle loro guarnigioni oggi, martedì», dichiara il portavoce del ministero Igor Konashenkov, citato dalle agenzie di stampa russe.

Ancora un tentativo diplomatico

Washington prevede che il presunto attacco russo avvenga il 16 febbraio 2022 ma senza dare ulteriori spiegazioni sulla natura di questa previsione. A conferma di quanto detto c’è lo spostamento dell’ambasciata americana che da Kiev viene trasferita a Leopoli.

UcrainaNel frattempo ancora si tenta la via diplomatica. L’Unione europea moltiplica i tentativi di dialogo con i russi ma si prepara anche a un eventuale attacco armato. Molti esponenti della diplomazia europea infatti sono in partenza per Kiev. Fra questi il ministro degli Esteri italiano Luigi Di Maio, quest’oggi nella capitale ucraina.

Nel giorno della visita del cancelliere tedesco Olaf Scholz a Mosca per incontrare il presidente russo Valdimir Putin, la Germania, attraverso la ministra degli Esteri Annalena Baerbock, «chiede alla Russia di ritirare le proprie truppe schierate ai confini dell’Ucraina. La situazione è particolarmente pericolosa e può degenerare in qualsiasi momento. Noi dobbiamo utilizzare tutte le opportunità di dialogo per ottenere una soluzione pacifica».

La reazione di Zelensky

Quando il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è informato del giorno dell’attacco dichiara mercoledì 16 febbraio come “giornata dell’unità“.

C’è stata “un’accelerazione drammatica” nel dispiegamento di forze russe al confine con l’Ucraina. Lo dichiara il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, invitando «tutti gli americani ancora in Ucraina a lasciare il Paese immediatamente».

«Non crediamo che Vladimir Putin abbia già preso una decisione finale» sull’eventuale attacco contro l’Ucraina. Lo ha spiegato il portavoce del Pentagono John Kirby, ribadendo che un’azione militare è possibile “in qualsiasi momento”. Kirby non ha voluto però entrare nel merito delle informazioni di intelligence secondo cui il giorno previsto per l’attacco sarebbe mercoledì.

Il premier britannico Boris Johnson e il presidente Usa Joe Biden hanno concordato sul fatto che “resta un’opportunitàper risolvere la crisi in Ucraina “con la diplomazia“. Lo fa sapere Downing Street dopo la telefonata tra i due leader.

Sul versante russo

«Ci sono chance di trovare un accordo con l’Occidente», dichiara il ministro degli Esteri russo Lavrov al presidente Putin. Mentre il ministro della Difesa Shoigu annuncia che «una parte delle esercitazioni delle forze armate di Mosca si sta concludendo. Un’altra sarà completata nel prossimo futuro». Durante lo stesso incontro, il presidente russo, citato dall’Agenzia Tass, ha dichiarato che l’espansione della Nato verso est «è infinita, molto pericolosa e avviene a spese delle ex Repubbliche sovietiche, inclusa l’Ucraina».

Ma il Pentagono rivela: “La Russia nel weekend ha rafforzato il proprio dispositivo militare al confine con l’Ucraina”. «In caso di aggressione militare, saremmo pronti a sanzioni su vasta scala, se la Russia violerà nuovamente la sovranità ucraina, sapremo cosa fare». Lo ha confermato il cancelliere tedesco Olaf Scholz, nella sua conferenza stampa congiunta a Kiev con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. «La sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina non sono negoziabili. Ci aspettiamo dalla Russia chiari segnali di de-escalation, un attacco all’Ucraina avrebbe gravi conseguenze», ha aggiunto invitando la Russia a «cogliere le offerte di dialogo».

La questione dell’ingresso dell’Ucraina nella Nato attualmente «non è in agenda», per questo è strano che la Russia agisca come se lo fosse, ha affermato Scholz.

Scholz da Putin

Oggi il capo del Governo tedesco sarà al Cremlino a Mosca per incontrare Putin. Scholz ha chiesto alla Russia oggi «segnali immediati di deescalation». «Noi ci aspettiamo da Mosca segnali immediati di de-escalation», ha scritto in un tweet, sottolineando che «una nuova aggressione militare avrà delle conseguenze pesanti per la Russia».

Il Nord Stream 2 èun’arma geopoliticadella Russia. Lo ha ribadito il presidente ucraino Volodymyr Zelensky allo stesso cancelliere tedesco Olaf Scholz, in visita ieri a Kiev. L’ingresso nella Nato «garantirebbe la nostra sicurezza», ha spiegato il presidente ucraino. È stato un “grosso errorespostare il personale delle ambasciate occidentali da Kiev a seguito della crisi con la Russia, ha aggiunto Zelensky.

«Ci aspettiamo che questi esigui canali per il dialogo alla fine ci permetteranno di trovare una sorta di reciprocità da parte dei nostri oppositori e il desiderio di trovare una soluzione che veramente significherà il tenere conto dei nostri interessi», ha aggiunto il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ripreso dall’agenzia russa Ria Novosti.

«Nell’ambito delle questioni per noi essenziali, gli americani ignorano le nostre preoccupazioni, e mi riferisco alla questione delle garanzie di sicurezza che ha posto il presidente Putin», ha affermato il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov.

I ministri delle Finanze del G7

“La nostra priorità immediata è sostenere gli sforzi per una de-escalation della situazione” ma se Mosca intensifica l’azione militare il “G7 è pronto a imporre collettivamente sanzioni economiche e finanziarie con conseguenze enormi e immediate sull’economia russa“, affermano i ministri delle Finanze del G7.

Supportiamo l’Ucraina. La sua sovranità e la sua economia“, scrive su Twitter il commissario Ue agli Affari Economici Paolo Gentiloni rilanciando la dichiarazione dei ministri delle Finanze del G7 sulla crisi ucraina. In caso di flussi di rifugiati dall’Ucraina, l’Unione europea sta lavorando a un piano ad hoc anche per aiutare i Paesi di primo arrivo.

«Stiamo lavorando per un supporto dell’Unione ai confini con l’Ucraina e sto esortando tutti affinché ci sia solidarietà da parte dei Paesi membri», ha spiegato un alto funzionario dell’Ue facendo una distinzione tra la crisi bielorussacon Varsavia che chiuse i confini ai flussi in arrivo da Minsk – e quella ucraina: «La situazione è differente. Lì c’è stato un attacco ibrido. Qui si tratterebbe di una crisi con persone in fuga per salvare le proprie vite», ha osservato.

Cause del conflitto

La crisi tra Ucraina e Russia, nonostante diversi tentativi diplomatici, è giunta a un livello di tensione particolarmente elevato. Ma quali sono le cause di questa crisi? Cosa c’è alla radice di una guerra che — per alcuni osservatori — è già iniziata?

Il distacco dall’Urss

L’Ucraina è uno Stato indipendente dal 1991 ma da sempre la Russia considera l’ex Paese sovietico come parte della sua esclusiva sfera di influenza. Gli ultimi 30 anni di storia dell’Europa dell’Est sono costellati da episodi di frizioni e crisi più o meno gravi fra Mosca e Kiev, dove il Cremlino non ha mai rinunciato ad un’ingerenza negli affari del Governo o delle opposizioni al Governo in carica.

L’ultimo grande nodo al pettine delle relazioni travagliate sono gli accordi di pace per l’Ucraina orientale, rimasti in stallo per anni dopo la loro firma nel 2015 a Minsk. Gli ultimi sviluppi, con i ripetuti avvertimenti Usa sul rischio di un’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, li hanno riportati sotto i riflettori. Tanto che alcuni esperti suggeriscono come riprendere in mano quell’intesa potrebbe costituire la soluzione al gravissimo impasse di questi giorni.

Dalla cacciata di Yanukovich all’annessione della Crimea

A febbraio 2014, il popolo ucraino ha cacciato il presidente filorusso Viktor Yanukovich, instaurando un Governo ad interim filoeuropeo non riconosciuto da Mosca. La Russia risponde con l’annessione della penisola di Crimea e sostenendo una rivolta separatista nell’est dell’Ucraina perlopiù russofona, nella Regione industriale nota come Donbass. L’Ucraina e l’Occidente accusano la Russia di sostenere i separatisti con truppe e armamenti. Accuse respinte da Mosca, secondo cui i russi che combattono nell’est erano volontari.

Nel mezzo dei combattimenti, il volo 17 di Malaysia Airlines con 298 persone a bordo viene abbattuto nei cieli dell’est dell’Ucraina il 17 luglio del 2014, non ci sono sopravvissuti. Un’indagine internazionale conclude che l’aereo è stato distrutto da un missile lanciato da una zona controllata dai ribelli e che l’arma è stata portata in Ucraina da una base militare in Russia. Mosca nega categoricamente ogni coinvolgimento nell’accaduto.

Il formato Normandia, il documento Minsk I

I leader di Francia e Germania avviano negoziati per una tregua, accompagnando colloqui con Russia e Ucraina. Incontri che avvengono per lo più in Normandia, in Francia, nel giugno del 2014. È così che nasce il cosiddetto “formato Normandia” usato per i colloqui.

Dopo una importante sconfitta delle truppe ucraine, ad agosto del 2014 i rappresentanti di Kiev e i ribelli firmano una tregua a Minsk nel settembre dello stesso anno. Il documento, soprannominato “Minsk I”, prevede un cessate il fuoco monitorato dall’Osce, un ritiro dei combattenti stranieri, uno scambio di prigionieri e ostaggi, un’amnistia degli insorti e una promessa che le Regioni ribelli avrebbero potuto avere un grado di auto-governo.

Nuovo accordo di pace (Minsk II)

L’accordo crolla rapidamente e i combattimenti riprendono su larga scala. A gennaio e febbraio del 2015, le truppe ucraine subiscono un’altra grande sconfitta nella battaglia di Debaltseve.

A quel punto Francia e Germania si attivano per provare a negoziare un altro accordo di pace e il 12 febbraio del 2015 i rappresentanti di Ucraina, Russia e i ribelli firmano un’intesa che prevede un nuovo cessate il fuoco, il ritiro di armi pesanti dalla linea di contatto fra i soldati e i ribelli, nonché disposizioni per un accordo politico. La dichiarazione a sostegno dell’accordo viene firmata dai leader di Russia, Ucraina, Francia e Germania.

L’accordo, soprannominato “Minsk II”, comprende un cessate il fuoco monitorato dall’Osce, il ritiro di armi pesanti e combattenti stranieri dalla linea di contatto e uno scambio di prigionieri.

Il documento inoltre – grande colpo diplomatico per la Russia – impegna l’Ucraina a garantire uno status speciale alle Regioni separatiste, consentendo loro di creare una propria forza di polizia e di avere voce in capitolo nella nomina di procuratori e giudici locali. Chiede inoltre a Kiev di offrire un’amnistia ai separatisti e negoziare con i leader dei ribelli i dettagli per elezioni locali. Stabilisce che l’Ucraina avrebbe potuto riprendere il controllo del confine con la Russia nelle Regioni ribelli solo dopo aver applicato l’autogoverno e aver tenuto elezioni locali controllate dall’Osce.

Le accuse fra Mosca e Kiev

Mentre l’accordo di Minsk ha contribuito a porre fine a battaglie su larga scala, sono continuati frequenti scontri, accompagnati da scambi di accuse fra le parti, che hanno negoziato una lunga serie di rinnovati cessate il fuoco, tutti rapidamente violati.

L’Ucraina ha accusato la Russia di non aver ritirato le sue truppe dalle zone di conflitto. Mosca dal canto suo ha fermamente negato la presenza di suoi militari e ha puntato il dito contro il dispiegamento di istruttori occidentali in Ucraina. Pur negando qualsiasi coinvolgimento militare nell’Ucraina orientale, la Russia ha offerto sostegno politico ed economico ai ribelli e ha concesso la cittadinanza a oltre 700mila residenti nella Regione.

I leader di Russia, Ucraina, Francia e Germania si sono impegnati, ognuno dal canto suo, al rispetto degli accordi di Minsk, ancora durante l’ultimo incontro a Parigi nel dicembre 2019. Da allora non ci sono stati progressi visibili se non il precipitare della crisi durante gli ultimi mesi.

 

 

Ginevra Larosa

Foto © Al Jazeera, The Guardian, Bbc, Wikipedia

Video © Eurocomunicazione

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