Raphael Mercuri, Freddy: volontario e salvatore di profughi dall’Ucraina

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Raphael Mercuri

Eurocomunicazione, in collaborazione con ItaliensPR, intervista l’altro angelo nel Paese in guerra. Una storia dì vera amicizia, senza tempo e confini

Abbiamo intervistato Raphael Mercuri, che da ben trentacinque anni ricopre ruoli di estrema responsabilità nelle forze dell’ordine italiane e nelle unità speciali di protezione contro la criminalità organizzata, sia a livello nazionale che internazionale. Abituato a svolgere missioni in condizioni estreme e in ambienti ad alto rischio, abbiamo colloquiato con lui dopo un’eroica missione di salvataggio, che ha visto la squadra impegnata a scortare quaranta cittadini ucraini al confine con la Romania.

Nella prima mattinata del 24 febbraio 2022, Putin ha annunciato un’operazione militare nel Donbass, dando così inizio all’invasione dell’Ucraina. Da allora, uomini come Raphael Mercuri e Alberto Andreani, il quale, dopo aver iniziato la sua carriera come membro della Polizia di Stato, ricopre attualmente il ruolo di funzionario delle Nazioni Unite presso la sede di Vienna, hanno scelto di lasciare tutto, mettersi in ferie e partire in una corsa contro il tempo, per mettere in salvo i parenti di Svetana, la moglie di Alberto.

«Non sono abituato a fare interviste, non è usuale per me. Ciò che tengo a sottolineare è che oggi non rappresento la Polizia di Stato, né le Nazioni Unite. Rappresento una persona, un amico andato in aiuto a chi ne ha più bisogno e questo per me è reale motivo di orgoglio. Dal 1986 faccio parte della Polizia di Stato e la mia prima missione fu proprio nei Balcani, dove è nata la mia amicizia con Alberto Andreani. Da lì è cominciata la mia carriera nelle Nazioni Unite. Per motivi familiari, però, mi sono ritirato nel quartier generale di Ginevra, dove attualmente lavoro».

Raphael, o come siamo soliti chiamarti affettuosamente Freddy. siamo qui in merito alla vostra eroica operazione di recupero di circa quaranta cittadini ucraini, tra donne e bambini, per farli fuggire. Come sappiamo, adesso stanno percorrendo il territorio della Romania, verso l’Ungheria e noi di Eurocomunicazione volevamo chiederti come è nata questa esperienza, come sei stato “reclutato” in questa missione dal tuo caro amico Alberto Andreani?

«Salve a tutti. Per prima cosa vorrei dire che Alberto non mi ha reclutato, semplicemente ci sentivamo spesso e quando è scoppiata la tragedia in Ucraina, lui si è immediatamente mobilitato. Sua moglie è ucraina, dunque si è sentito toccato dallo scoppio del conflitto. Durante la nostra telefonata mi ha subito manifestato il suo desiderio di partire in una missione di salvataggio al limite dell’impossibile. «No Alberto, non rischiare, hai una famiglia a casa» – ho provato a persuaderlo in tutti i modi, anche perché ero io ad avere i materiali e i giubbotti antiproiettili. Noi però conosciamo Alberto, è testardo, e fermamente mi ha risposto «No. Parto».

«È dunque partito, rimanendo poi bloccato al confine. Al che non potevo stare con le mani in mano, ho chiesto con urgenza tre giorni di vacanza – perché come ho detto non sono qui a rappresentare né la Polizia di Stato, né le Nazioni Unite in questo momento – e sono partito in macchina da Ginevra fino in Italia, a Bergamo. Poi ho preso un volo fino in Romania, dove ho radunato i miei contatti».

Raphael Mercuri«Arrivato, ho dovuto subito concentrarmi su tutto quello che era in mio potere per aiutare Alberto. Ho programmato e organizzato il convoglio in uscita, dal momento che mi era stata data la pesante responsabilità di curare la missione a livello operazionale. E non è stato facile da lontano, soprattutto perché gli autisti non avevano nessuna esperienza in ambito militare. Dunque, dare loro le basi per condurre in sicurezza un convoglio, con tantissima gente, donne e bambini, è stata una sfida. Noi però non ci siamo arresi: il nostro obiettivo era quello di scortare i cittadini fuori sani e salvi. E così è stato».

«Ho poi contattato anche altri amici, di altri enti internazionali, sia militari che ex-colleghi poliziotti – soprattutto inglesi – che mi hanno dato il supporto per condurli al confine in sicurezza. Abbiamo creato un gruppo immenso, un Network incredibile mosso dall’amicizia e dalla stima verso Alberto. Ma soprattutto per portare in salvo tutte queste persone, donne, bambini, anziani, coinvolti da una guerra crudele, che ha spezzato le loro vite da un giorno all’altro».

Puoi descriverci il gruppo che si è venuto a creare?

«Il gruppo è costituito da donne anziane, ma anche da molti giovani, adolescenti e bambine. È un gruppo che ha sofferto tantissimo e stiamo cercando di dargli una speranza. In questo giorno e mezzo trascorso in Romania, abbiamo fatto di tutto per cercare di strappargli un sorriso. L’immagine che più mi ha colpito è stata al confine, quando siamo andati a recuperarli, una mamma ha cambiato idea e ha deciso di non venire con noi, era ormai in salvo, ma è voluta restare con il marito. È stato straziante. All’ultimo secondo ci ha affidato suo figlio, un ragazzo eccezionale che ci sta dando supporto nonostante la giovane età».

Ci sono anche animali?

«C’è di tutto. Gatti, cani, di tutte le taglie».

È vero che una signora voleva addirittura portare le sue galline con sé?

«Assolutamente. C’era questa signora che aveva due galline e non voleva saperne di abbandonarle. D’altronde, scappare dalla guerra significa proprio questo: ti fa capire ciò a cui non sei disposto a rinunciare».

Davvero toccante. Cosa ti rimarrà dentro di tutta questa storia da un punto di vista umano?

«Guarda, se ci penso mi sale ancora una rabbia, un’emozione forte. C’è una parte di me che è estremamente soddisfatta di aver soccorso questa gente nel pullman davanti a noi, e ciò che è più importante è che li stiamo conducendo verso una speranza, un possibile futuro. Ma mi addolora pensare che abbiamo lasciato tanta altra gente indietro in difficoltà, tantissime persone, anziani, bambini. Abbiamo lasciato dietro di noi una guerra che è ancora in atto. È appena iniziata. Abbiamo fatto il possibile ma abbiamo le mani legate, è la comunità internazionale che deve smuoversi. E deve farlo in fretta perché c’è ancora tanta, tantissima gente che ha bisogno di fuggire. Molti parlano da lontano, ma non agiscono. È questo il problema. Bisogna agire al più presto per far finire questa tragedia immensa».

Grazie infinite per queste straordinarie parole e complimenti davvero per come avete condotto tutta l’operazione. C’è un messaggio che vorresti lasciare per le future generazioni? So che hai una figlia della stessa età di mia figlia cosa le diresti, cosa vorresti per lei nel futuro?

«Sì, ho una figlia di 15 anni, Chiara, e la amo tantissimo. Indubbiamente le ho fatto mancare la figura del papà presente a causa del mio lavoro, ma l’ho fatto perché spero di lasciarle un Mondo migliore, dove ha la speranza di vivere in pace e di non doversi preoccupare di alcuna guerra. Se ci pensiamo, le nuove generazioni hanno trascorso due anni terribili e di stallo a causa del Covid, e ora gli stiamo dando una guerra come avvenire? No, non accetto questo. Non è quello per cui ho lottato una vita intera. Loro devono poter vivere serenamente».

Raphael Mercuri«Siamo nel 2022, dovremmo riuscire a garantire la pace e un futuro migliore a tutti. Io spero, nel mio piccolo, di aver dato un segnale con il mio gruppo speciale, perché questo è stato un puzzle immenso dove ognuno di noi ha contribuito piccolo pezzo. Io non rappresento, come ho detto, nessuna istituzione. L’ho fatto a livello personale, e ci ho messo il cuore».

Grazie mille Raphael per la tua disponibilità. Ci risentiremo una volta giunti a Vienna.

 

 

Cecilia Sandroni

Foto © Raphael Mercuri, Freddy

Video © Eurocomunicazione

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Cecilia Sandroni
Fondatrice della Piattaforma internazionale ItaliensPR. Cecilia Sandroni, per formazione semiotico del teatro, è membro della Foreign Press di Roma come Italienspr (italienspr.com/global press), oltre ad essere un'esperta di relazioni internazionali nella comunicazione. Le sue competenze spaziano dal teatro-cinema, alla fotografia, all'arte e al restauro, con la passione per i diritti umani. Indipendente, creativa, concreta, ha collaborato con importanti istituzioni italiane e straniere per la realizzazione di progetti culturali e civili.

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