A Maria Manetti Shrem le chiavi d’oro di Firenze

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Maria Manetti Shrem

L’occasione per far conoscere una storia bellissima di talento imprenditoriale, generosità e mecenatismo filantropico

È una storia che fa bene al cuore. E come tutto ciò che sa di buono va raccontato perché fa sperare tutti noi in un Mondo migliore. Perché aiuta a credere che esiste una umanità che si può salvare dalla cattiveria del Mondo, dall’insensibilità, dall’egoismo. Quella di Maria Manetti Shrem, filantropa di Peretola (sobborgo della periferia occidentale di Firenze), ma residente da decenni a San Francisco, ha visto qualche giorno fa, esattamente lo scorso 16 marzo, un degno e meritato riconoscimento istituzionale per mano del sindaco Dario Nardella. Nella splendida cornice di Palazzo Vecchio, nel capoluogo toscano che Maria ama con tutto il cuore e non ha mai dimenticato, le sono state consegnate le chiavi della città per il suo mecenatismo nel campo dell’arte e della cultura.

La cerimonia è stata commovente per chi ha potuto assistervi, perché Maria Manetti Shrem è tornata a essere semplicemente la Maria che ha iniziato a Firenze la sua scalata verso il successo, e che a Firenze è negli anni ritornata. Come avesse sempre risposto a un richiamo ancestrale e profondo. È a Firenze che, alla fine, dopo altri altisonanti riconoscimenti ricevuti per il suo operato, ha ottenuto questo giusto sigillo di ricompensa morale per tanto lavoro profuso nella vita e tanta generosità umana restituita alla sua città.

La cerimonia

«La prima parte della vita l’ho dedicata allo studio e all’apprendimento. La seconda al duro lavoro e all’affermazione professionale. La terza, quella che vivo oggi, passa nella gioia di ridistribuire la  fortuna che ho ricevuto dall’esistenza», ha affermato a fine cerimonia. Donna ricchissima, contesa da salotti, musei e fondazioni di tutto il Mondo, Maria Manetti Shrem offre all’arte e alla cultura possibilità importanti di sviluppo, che la  grande fortuna accumulata le consente di creare. Il sindaco Nardella, durante la cerimonia, ha ricordato e sottolineato l’encomiabile generosità di Maria, che può fungere da modello e assurgere a simbolo di un mecenatismo moderno a cui altri abbienti dovrebbero fare riferimento.

Il ricevimento a Palazzo Tornabuoni seguito alla cerimonia formale ha visto la partecipazione di affetti familiari privati di Maria, ma anche di importanti ospiti. Oltre al console generale presso il consolato generale degli Stati Uniti d’America a Firenze, Ragini Gupta, si sono riconosciuti Renzo Mario De Ambrogi (già direttore generale di Gucci, all’epoca della svolta professionale americana di Maria fu il primo a credere nelle sue potenzialità nel campo delle vendite), Leonardo Ferragamo, Alexander Pereira, Arturo Galansino, Piero e Francesca Antinori. E ancora, continuando in ordine casuale: Mario Calvo Platero, Laurel Barrack, LaShelle May, Vittoria e Bernardo Gondi. Nomi che raccontano di alcune delle strette amicizie di Maria.

Donare e donarsi

Le è stato recentemente intitolato il foyer del Teatro del Maggio, e a Firenze sostiene molte altre realtà, tra cui – per citare le più importanti –  il progetto di una scuola al Meyer per i bambini, la Fondazione di Palazzo Strozzi, la Fondazione Bocelli (di quest’ultima ne è anche ambasciatrice), il Museo del Novecento. Offre possibilità concrete ai giovani, e il suo sostegno è consistente e continuativo.

Tanti i racconti che si potrebbero fare su di lei e la sua filantropia senza fine. Aiuta la ricerca per la cura delle malattie degenerative come demenza e parkinson, ad esempio. Contribuisce alla lotta per la cura dell’autismo. E così via. Attività benefiche che la vedono regina, e sempre con il sorriso sul volto, tipico di chi è in pace con la propria sensibilità, con i propri doveri morali, con la propria coscienza. Il suo “grazie” alla vita intensa che ha vissuto passa oggi attraverso la gioia nel donare e donarsi agli altri.

Chi è Maria Manetti Shrem

Maria Manetti ShremVediamo di conoscere però più da vicino Maria Manetti Shrem e la sua storia. All’età di 15 anni ascoltava Renata Tebaldi cantare nella Bohème. Si è innamorata dell’opera e della musica classica. Ha contribuito allo sviluppo di un’istituzione culturale come il Teatro del Maggio Musicale fiorentino non a caso. Recentemente ha fatto una ennesima donazione, molto consistente, proprio per continuare lo sviluppo della sua città. Grazie a lei, il capoluogo toscano avrà finalmente un nuovo Auditorium del Parco della Musica, dedicato al mondo sinfonico.

Donna attiva, curiosa, carismatica, Maria pensa sempre a tutto e a tutti. Non si separa mai dalla sua agendina cartacea, fitta di impegni in tutto il Mondo. In genere, sei mesi li passa in viaggio tra Firenze, l’Italia in generale per visite guidate con il FAI, la Gran Bretagna, l’Europa e il resto del Globo. Gli altri sei, li vive in California, tra San Francisco, Napa, UC Davis e Los Angeles, e sulla East Cost (New York in testa).

Non ha figli. Parla della morte con distacco dai beni materiali, ma ha leggerezza nel farlo: «Sono determinata a dare con la mano calda e non con la mano fredda». Ecco cosa sostiene al riguardo.

Collezionista d’arte, ha anche creato un museo a UC Davis in California, dotato di un’area dedicata alla pratica (come si faceva una volta nelle botteghe d’arte a Firenze). Uno dei più importanti della California.

Tre matrimoni: Prima Maria Manetti De George, poi Manetti Farrow e ora è Maria Manetti Shrem. Si fa chiamare da tutti semplicemente Maria.

Sostegno alla cultura

Ambasciatrice di primo ordine nel Mondo del patrimonio culturale italiano (FAI), insieme all’ultimo marito Jan Shrem supporta decine di programmi di beneficienza tra Stati Uniti, Regno Unito e Italia. I settori sostenuti sono quelli dedicati all’istruzione con programmi d’arte, programmi di interscambio con la Royal Drawing School di Londra, la promozione dell’insegnamento della musica italiana e della musica nelle scuole pubbliche americane. E ancora: il focus del sostegno verte su musica sinfonica e operistica tra il MET Opera di New York, la San Francisco Opera e la Davies Symphony Hall di San Francisco. Oltre al sopracitato Maggio Musicale fiorentino e Palazzo Strozzi, i coniugi Shrem appoggiano realtà come il San Francisco MoMA e il Museo che ha il loro nome: il Manetti Shrem Museum of Contemporary Art. E così via, in un turbinio di felice filantropia.

Amica del principe Carlo di Inghilterra, che la ospita una volta l’anno a Buckingham Palace, Maria è una delle maggiori donatrici della scuola di disegno della casa reale britannica co-fondata da Carlo stesso insieme a Catherine Goodman.

Reinventarsi per amore

Riavvolgiamo il nastro della vita di Maria per un attimo e capiamo perché ha lasciato Firenze, oramai ben 50 anni fa. Necessità economiche? No, affatto. Udite, udite: lo ha fatto per amore. Già alla soglia dei 30 anni, Maria aveva infatti realizzato importanti traguardi professionali e non aveva problemi economici. Aveva creato un’azienda di moda costruita da zero e fatta crescere insieme al suo primo marito De George, che era anche testimone di Geova. Fu quello che sarebbe stato il suo secondo marito a scombinare le carte. Maria ebbe con lui un inatteso e splendido colpo di fulmine. Ancora lo chiama “l’amore della mia vita”: Stephen Farrow.

Farrow era un architetto californiano, e per lui Maria rivoluzionò la sua esistenza. All’epoca, il divorzio non era ancora un diritto. Immaginate un po’ questa donna coraggiosa, sposata a un testimone di Geova, in anni scomodi per le donne. Immaginatevela soprattutto mentre si lascia tutto alle spalle (benepensanti e agiatezza) in nome di un sentimento senza certezze, volando sulle colline di Berkeley per viverlo appieno.

Proprio questo accadde, e Maria andò a vivere in una comune pervasa dalla cultura hippie della West Cost. Ricominciò nel mondo della moda. Non aveva più niente, ma non si arrese. Dai department stores ai vertici: gli anni rivelarono un grandissimo talento nel lavoro. Determinata a più non posso, fondò la propria azienda, con cui creò un sistema assolutamente nuovo di distribuzione del Fashion Made in Italy. In pratica, internazionalizzò le collezioni e persino i corner su come esporre, presentare e vendere nel minimo dettaglio in America. Arrivando a firmare addirittura un contratto di esclusiva per tutti gli accessori Gucci con il beneplacet e l’ammirazione di Aldo Gucci, che credette nelle idee di vendita di questa sua concittadina fiorentina.

Insomma, eccoci arrivare alla favola. Siamo negli anni 80. Gucci sfonda negli Stati Uniti grazie anche al talento imprenditoriale di Maria. Gli accessori Gucci diventano un must di stile internazionale.

Non tutto fila liscio

Maria Manetti ShremDicono che non ci sia gioia senza qualche dolore, e probabilmente è vero. Il sogno d’amore di Maria finisce: arriva la ferita più profonda della sua vita. Vende però l’azienda Manetti Farrow in tempo: aveva intuito che l’arrivo di Maurizio Gucci e la lotta per la successione avrebbero portato a una crisi insanabile del marchio.

Siamo arrivati a metà degli anni ’90: Maria è rimasta sola e deve rialzarsi. Si avvicina al buddismo e alla meditazione, così come ai viaggi e all’arte. Quest’ultima passione arriva grazie ai collezionisti di arte contemporanea Pam e Dick Kramlic. Inizia l’attività filantropica nel campo della musica e della scena operistica internazionale, e diventa amica di tanti esponenti della scena, come Pavarotti. È una nuova fase. L’ennesimo capitolo dell’esistenza di Maria Manetti, oggi Manetti Shrem. La sua vita assomiglia a un romanzo che, ci auguriamo, qualcuno prima o poi potrà scrivere. O a un film, che qualcuno prima o poi deciderà di girare.

Il suo esempio spinge al sogno e a credere nei sogni.

Oggi, Maria non ha dubbi: «Se nella vita si fa il lavoro che si sogna, quello che più si ama, allora non si lavorerà nemmeno un giorno».

Immensa, generosa, caparbia Maria da Firenze. Non sappiamo se siamo riusciti a descriverne il valore umano, ma questo volevamo celebrare: una donna indomita che non si è mai arresa. Che ha conquistato il Mondo, e lo ha fatto rimanendo se stessa.

 

Lisa Bernardini

Foto © Lisa Bernardini

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Lisa Bernardini
Toscana, classe 1970, Lisa Bernardini è giornalista pubblicista iscritta all’Ordine dei Giornalisti del Lazio e alla Stampa Estera in Italia, Presidente dell’Associazione Culturale “Occhio dell’Arte APS”, art director. Si occupa di Organizzazione Eventi, Informazione, Pubbliche Relazioni e Comunicazione. Fine Art Photography. Segue professionalmente per lo più personaggi legati alla cultura, all'arte e alla musica

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