L’aumento del costo dei carburanti si riflette sui viaggi e costringono gli italiani a ridurre il budget
Gli effetti della guerra tra Russia e Ucraina sommati al caro energia di elettricità e gas, stanno condizionando pesantemente l’economia del nostro Belpaese. La filiera turistica e il settore della cultura scontano pesantemente le conseguenze della pandemia e ci voleva ora pure la guerra, per dare il colpo di grazia a questi due importanti settori. Nel turismo nel 2021 sono mancati 60 milioni di arrivi e si sono registrate 160 milioni di presenze in meno. Mentre, rispetto al 2019, oltre 22 milioni di italiani hanno rinunciato a viaggi all’estero. Le prenotazioni in hotel segnano -30% e costringono gli albergatori ad aumenti nelle strutture alloggiative.
Consumi tagliati
Secondo dati di Confcommercio, si conferma in questo periodo pasquale, la crisi della ristorazione, le vacanze e la cultura. Il primo dato allarmante è che su quasi 8 milioni di italiani, intenzionati a partire, solamente 4 milioni hanno già concretamente programmato le partenze.
Le scelte di viaggio
Anche le scelte di viaggio fanno comprendere come la situazione sia critica nell’economia italiana. La maggior parte degli intervistati dichiarano che faranno spostamenti brevi e di corta durata all’interno della propria Regione. Si tratterà probabilmente di un solo pernottamento e la spesa non supererà i 200 euro a persona. Solo il 6%, nel 2022, opterà per mete estere contro il 13% del 2019. Molti sceglieranno di visitare una città d’arte o un borgo. Mentre aumentano coloro che si recheranno nelle seconde case con la motivazione di “stare in relax con la propria famiglia”. Questa sarà la preferenza adottata da 5 italiani su 10 intervistati. 4 su 10 dichiarano che spenderanno quanto lo scorso anno, mentre 2 su 10 tra il 10% e il 25% in meno .
8 intervistati su 10 dichiarano che o rinunceranno a partire o ridurranno i giorni e le spese per le vacanze estive.
La maggior parte ha dichiarato di non essere propenso a spendere per la cultura. Mentre per la ristorazione e l’intrattenimento è prevalente la scelta di ridurre il numero di occasioni di acquisto.
La risposta degli italiani all’aumento dei prezzi
Dall’indagine di Confcommercio sulla base di dati di Radar SWG e dell’Osservatorio di Confturismo–Confcommercio di marzo, risulta che le rinunce impattano soprattutto sull’economia nei settori sportivo e culturale, nonché negli acquisti importanti. Alla luce di quanto sta accadendo a livello internazionale su 100 interpellati 40 hanno rinunciato all’acquisto, 31 hanno ridotto i consumi e 29 cercano soluzioni più economiche.
Per quanto riguarda i ristoranti e le pizzerie 21 hanno dichiarato di avervi rinunciato, 54 ridotto i consumi, 25 cercano soluzioni più economiche. Per i consumi culturali il 41% rinuncia all’acquisto, il 39% lo ha ridotto, il 20% cerca soluzioni più economiche.
L’aumento dei prodotti petroliferi ha ridotto drasticamente l’uso del mezzo privato, perché il 19% dichiara di aver rinunciato a utilizzarlo, il 50% ne ha ridotto l’uso, il 31% cerca soluzioni più economiche. Anche la sanità è stata oggetto di verifica, in quanto 55 intervistati hanno dichiarato di aver cambiato abitudini, 17 non lo hanno fatto ma lo faranno, 28 non le cambieranno.
L’effetto dei rincari sulle abitudini di consumi
Per gli acquisti di alimentari e prodotti per la casa il 67% dichiara di aver cambiato le abitudini, il 20% non le cambierà, mentre il 12% è in procinto di cambiarle. Anche i servizi alla persona vengono drasticamente ridotti, dato che 62 intervistati dichiarano di aver cambiato abitudini, 12 sono in procinto di farlo, e solo 26 non le cambieranno. Anche il divertimento viene penalizzato. In 68 affermano di aver cambiato le abitudini per i rincari, solo 20 non le cambieranno, mentre 12 si accingono a farlo.
Giancarlo Cocco
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