Prezzo del gas potrebbe aumentare del 60%

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Prezzo del gas

Da ottobre potrebbe verificarsi un supplemento in bolletta da 2,4 centesimi a kilowattora, quasi 500 euro l’anno

Il prezzo del gas potrebbe aumentare ancora sempre in virtù della guerra in Ucraina. A luglio la Russia ha effettuato un notevole taglio di capacità nei confronti dell’Europa che quindi riceve dei livelli stabili ma bassi attraverso il gasdotto Nord Stream 1.

I contratti di compravendita europei di riferimento sul gas naturale, quotati ad Amsterdam, si impennano del 13,35% a 249,5 euro a megawattora. Un ulteriore aumento potrebbe essere dovuto alla siccità dato che le chiatte che trasportano combustibili potrebbero aver difficoltà nel transitare. Ciò causerebbe un acquisto maggiore di gas da parte delle aziende proprio in questo momento in cui l’offerta dalla Russia è ridotta.

A partire da ottobre potrebbe verificarsi un supplemento in bolletta da 2,4 centesimi a kilowattora. Quindi, per una famiglia media, una spesa in salita di quasi 500 euro l’anno.

Un inverno difficile

Il colosso statale russo, Gazprom, ha avvertito che i prezzi del gas in Europa potrebbero aumentare del 60%. Quindi a oltre 4.000 dollari per 1.000 metri cubi quest’inverno. Il costo del gas sul mercato spot in Europa ha raggiunto quota 2.500 dollari per 1.000 metri cubi. Gazprom aggiunge anche che tra gennaio e agosto di quest’anno sono stati prodotti 274,8 miliardi di metri cubi di gas. In particolare, la produzione è scesa del 13% anno su anno con l’export di gas calato a 78,5 miliardi di metri cubi (-36% anno su anno). Mentre è aumentato quello verso la Cina tramite il gasdotto Power of Siberia. Anche la domanda interna è scesa: -2,3% anno su anno.

In campo il Mozambico

Da un documento interno all’Unione europea, visionato dall’agenzia Reuters, si evince che si intende quintuplicare il sostegno finanziario a una missione militare in Mozambico. Ciò dato che l’Ue è impegnata a ridurre l’indipendenza dall’energia russa. Infatti, le compagnie petrolifere occidentali stanno progettando di costruire, la largo della costa settentrionale del Mozambico, un enorme terminale di gas naturale liquefatto. Ma alcuni progetti sono minacciati da gruppi islamisti. La situazione rimane molto instabile nonostante una missione militare dell’Africa meridionale e un intervento separato delle truppe del Ruanda siano riusciti a evitare che i militanti si diffondessero ulteriormente.

Il documento preparato dal Servizio europeo per l’azione esterna (Seae) raccomanda lo stanziamento di 15 milioni di euro di finanziamenti Ue fino al 2024 per la missione della Comunità per lo sviluppo dell’Africa meridionale (Sadc), un blocco di 16 Nazioni africane, di cui sei hanno inviato truppe in Mozambico. L’incarico dovrebbe essere prorogato per sei o dodici mesi durante il vertice della Sadc che si terrà a Kinshasa a partire dal 17 agosto. La proposta dovrà ottenere l’appoggio dei 27 Stati membri, i cui esperti militari terranno una riunione ordinaria il prossimo 25 agosto.

In Germania nessuna esenzione Iva per il gas

Tornando alla questione dei prezzi del gas un portavoce della Commissione europea ha chiarito che non è possibile eliminare l’Iva dal nuovo prelievo tedesco sul gas (il Governo ha annunciato un’imposta annuale sul gas da circa 290 euro, il provvedimento fiscale riguarda indistintamente i consumatori finali), come richiesto da Berlino. «Non c’è la possibilità di esentare questo tipo di prelievo. Per questo siamo in contatto con il Governo tedesco per trovare soluzioni che vadano a vantaggio dei consumatori finali e che abbiano lo stesso effetto», chiarisce il portavoce Dan Ferrie.

Questo, secondo lo Zew (Centro europeo per la Ricerca economica), sarà un duro colpo per l’economia tedesca. Carsten Brzeski, Global Head of Macro di Ing afferma che: «Le ragioni dell’ennesimo deludente dato dalla Germania sono chiare: bassi livelli dell’acqua e una tassa sul gas». Il quale è convinto che la lunga lista di rischi e sfide che l’economia tedesca sta affrontando renda «quasi inevitabile una recessione nella seconda metà dell’anno».

Non ci sono molte alternative

Prezzi del gasAnche gli altri Paesi europei rischiano di trovarsi nella medesima situazione. E secondo l’opinione del fondatore di Skylar Capital Management, Bill Perkinsnon ci sono molte alternative.

«Possiamo aiutare l’Europa, in termini di stoccaggio» – afferma – «considerando la grande interruzione della domanda che stiamo vedendo finora. Ma se i flussi di gas russi non arriveranno durante l’inverno quello americano non sarà abbastanza. Non c’è soluzione, a parte una severa riduzione della domanda e il razionamento. Gli Stati Uniti non possono aiutare e non c’è abbastanza capacità di import in Europa per il gas naturale. Ha bisogno dei flussi di gas per affrontare l’inverno».

«Consumi vanno tagliati del 20%»

Il capo dell’Agenzia federale tedesca delle reti Klaus Müller ha dichiarato che i consumatori dovrebbero rinunciare almeno al 20% dei consumi elettrici. Parallelamente anche le cessioni di energia ai Paesi vicini dovrebbero essere ridotte del 20% e dovrebbero essere acquisiti 15 GW/h di gas da altri Stati.

Stessi toni anche da Sebastian Bleschke, amministratore dell’Associazione delle aziende di accumulazione di elettricità e idrogeno INES. «Già in marzo potrebbe accadere che in giornate molto fredde il prelievo di metano dalla rete sia così alto che il contestuale immagazzinamento non basti a coprire i bisogni e la domanda dovrà essere ridotta anche se c’è ancora della riserva».

Se le forniture da Nord Stream 1 dovessero essere interrotte si verificherebbe anche prima, nonostante il riempimento delle giacenze siano oltre il 75%. Restano gli ulteriori traguardi dell’85% entro inizio ottobre e 95% al primo novembre.

Sovraprezzo

Lunedì 15 agosto è stata fissata a 2,419 cent Kw/h l’addizionale al prezzo del gas che le aziende energetiche dal primo ottobre possono recuperare dai consumatori. Corrisponde in pratica a quanto gli utenti contribuiranno fino al 1° aprile 2024 per il salvataggio degli operatori oberati dagli alti prezzi di importazione. Sia RWE (compagnia elettrica tedesca) che Shell (multinazionale britannica operante nel settore petrolifero, nell’energia e nella petrolchimica) hanno inizialmente dichiarato di voler rinunciare a rivalersi del diritto di recuperare dagli utenti fino al 90% del sovraprezzo del metano. RWE ha poi specificato di non rinunciare definitivamente a ogni prerogativa.

 

Ginevra Larosa

Foto © Ginevra Larosa, Faro di Roma, LaRegione

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