La Grecia esce dal controllo economico dell’Ue

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Grecia

Ma non è tutto oro quello che luccica a partire dal Pil calato di un terzo passando per il debito pubblico e la disoccupazione alle stelle

20 agosto 2022, la Grecia non è più l’osservata speciale dell’Unione europea, cioè il Paese è uscito dalla “sorveglianza rafforzata”. Sono passati dodici anni dal primo piano di aiuti. Programma che ha legato la politica economica di Atene da quando fu colpita dalla crisi che l’ha portata sull’orlo del default e dell’uscita dall’Eurozona nel 2015. Per anni, per ottenere dall’Ue le risorse necessarie alla sopravvivenza stessa del Paese, ha dovuto sottoporre l’andamento della propria economia al controllo di Bruxelles e al raggiungimento degli obiettivi imposti dai Memorandum.

“Oggi è l’ultimo giorno della sorveglianza economica rafforzata della Grecia. Grazie alla determinazione e alla resilienza della Grecia e del suo popolo, il Paese può chiudere questo capitolo e guardare al futuro con fiducia. L’Ue sarà sempre al vostro fianco”, twitta la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen.

Una Grecia diversa quella di oggi

Il premier greco, Kyriakos Mītsotakīs, in un videomessaggio ha evidenziato tutto ciò che la Grecia ha subito per raggiungere il traguardo di oggi. I contratti che hanno consentito alla Grecia di ricevere un importo complessivo di prestiti pari a 241,6 miliardi di euro nel periodo 2010-2018 hanno portato anche «tasse insopportabili e tagli a salari e pensioni. Controlli bancari e ipotecari sui beni pubblici, il declassamento della difesa nazionale, dell’istruzione pubblica e della sanità. Nonché l’emarginazione della posizione della Grecia in Europa e nel Mondo. Tutto questo, fortunatamente, ora appartiene al passato». Poi ha rivolto la sua attenzione a evidenziare le colpe delle altre forze politiche nella crisi greca, come “il veleno di Alba Dorata” e “i quattro anni di demagogia”, che, a detta di Mītsotakīs, hanno segnato il Governo del suo predecessore, Alexis Tsipras.

«Ma la Grecia oggi è una Grecia diversa», aggiunge il primo ministro. «L’uscita dal quadro di sorveglianza rafforzata significa un maggiore margine di manovra nazionale nelle nostre scelte economiche».

Risultati lodevoli

“Grazie ai sacrifici e alla resilienza del suo popolo e alla determinazione delle autorità, la Grecia chiude oggi un capitolo difficile della sua lunga e orgogliosa storia”, scrive il commissario Ue all’Economia Paolo Gentiloni. “Il Paese esce da quattro anni di sorveglianza rafforzata, avendo mantenuto con successo la maggior parte degli impegni politici assunti nei confronti dell’Eurogruppo. Quattro anni dall’ultima rata di aiuti del fondo Mes ad Atene, nel 2018. La Grecia ha attuato efficacemente riforme chiave per rafforzare la sua economia e le finanze pubbliche. I suoi risultati sono ancora più lodevoli, considerata pandemia e guerra.

Da allora molte cose sono cambiate a Bruxelles. L’Unione europea si è ritrovata unita con la pandemia. Ha perfino accettato di fare debito comune per sostenersi e rilanciarsi, con il Recovery Plan tradotto nell’italiano Pnrr.

Gentiloni, ha anche ricordato il contesto storico dell’intervento dell’Ue e del Mes. “La fine della sorveglianza rafforzata per la Grecia segna anche la conclusione simbolica del periodo più difficile che l’Eurozona ha vissuto. La nostra forte risposta collettiva alla pandemia ha indicato che l’Europa aveva imparato le lezioni di quella crisi”. Poi fa riferimento alle critiche sulla gestione di una crisi, quella del debito, che a detta di tanti osservatori si sarebbe potuta risolvere meno dolorosamente con una maggiore solidarietà da parte degli Stati membri. Non a caso lo stesso Mitsotakis ha indicato “il Piano nazionale di ripresa come la bussola che costruirà una Grecia forte, moderna e autosufficiente anche grazie alla solidarietà delle altre economie Ue.

Non è tutto oro quello che luccica

GreciaL’entusiasmo da parte del primo ministro greco e delle alte sfere dell’Unione europea non è però corroborato dai numeri e dalle storie di chi in Grecia ci vive e lavora. Dopo tre piani di salvataggio (2010, 2012, 2015) e 274 miliardi di prestiti a condizioni favorevoli – di cui 242 miliardi dai Paesi europei e il resto dal Fmi – e oltre 70 miliardi tra tagli drastici alla spesa pubblica e tasse, il Paese oggi ha un Pil calato di un terzo rispetto al 2008, un debito pubblico stellare al 190%, povertà e disoccupazione – specie quella giovanili – ai massimi Ue.

La fine del monitoraggio avrà un impatto limitato”, osserva su Twitter Nick Malkoutzis, direttore e cofondatore del sito di analisi economica e politica Macropolis. “Indipendentemente da oggi e dai prossimi giorni, i salvataggi e la crisi economica, durata quasi un decennio, hanno irrimediabilmente ostacolato le vite e le prospettive di almeno un paio di generazioni di greci. Gli effetti degli errori politici commessi prima della crisi greca e i difetti nei piani di salvataggio imposti mentre l’economia stentava, come riconosciuto dopo il terzo piano, continueranno a sentirsi per molti anni”.

Malkoutzis ricorda “il divario di competenze esacerbato dalla fuga dei cervelli, dall’elevata disoccupazione, dall’alto debito e dagli obiettivi fiscali esigenti che si protraggono per decenni, sono tutti fattori con cui la Grecia deve fare i conti mentre finisce di essere un Paese sorvegliato speciale”.

 

Ginevra Larosa

Foto © Freepik, Euronews, Europatoday

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