Università e lavoro: il 43% dei giovani trova occupazione nel digitale e nell’innovazione

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Le statistiche 2022 della John Cabot University e il confronto col periodo ante Covid

Ci avviciniamo alla fine dell’anno ed è tempo di bilanci e prospettive. Sui giovani e il lavoro, soprattutto, considerando che c’è la guerra in Europa, siamo nel pieno di una crisi energetica e di una crisi economica, ci stiamo lasciando dietro una pandemia assassina e dei durissimi lockdown. #Andràtuttobene non lo scrive più nessuno. Ma andiamo al punto. Il Mondo ha accelerato col digitale.

I numeri del 2022

Nel 2022 quasi la metà dei giovani sotto ai 30 anni ha ottenuto una posizione lavorativa nei settori del digitale e dell’innovazione. Si tratta del 43% e rappresenta la fetta più importante della cosiddetta torta occupazionale. Un po’ staccate, a livello di percentuali d’impiego, seguono le aree: istruzione, scrittura (anche in ambito giornalistico o di comunicazione) e traduzione, 14%; risorse umane e management, 12%; marketing e  vendite, 12%; attivismo (mondo no-profit, difesa dei diritti umani) e ricerca, 11%; amministrazione (accounting), economia e finanza, 8%.

Ventenni laureati e col lavoro

 

Quelle appena snocciolate sono le statistiche 2022 sugli sbocchi occupazionali dei giovani. Le ha elaborate il Centro di Avviamento alla Carriera della John Cabot University (JCU), ateneo americano con sede a Roma. Nello specifico, i dati, pubblicati nelle ultime ore, riguardano sia gli studenti dei percorsi di laurea triennale sia i neolaureati e i giovani col master. L’età compresa è perlopiù tra i 20 e i 25 anni.

Il confronto col periodo ante Covid

Nel 2019, cioè nel periodo ante Covid, le tre principali aree di impiego risultavano: digitale e innovazione, 24,9%; amministrazione, economia e finanza, 18,7%; attivismo e ricerca, 18,3%. Il commento, al netto della crescita complessiva registrata delle aree citate, si basa su una evidenza: negli ultimi tre anni le opportunità occupazionali relative al comparto digitale e all’innovazione sono quasi raddoppiate.

Un osservatorio costante sulla realtà

 

Il Centro di Avviamento alla Carriera della John Cabot University organizza tre Career Fair l’anno e conta 748 aziende partner (erano 650 prima del Covid), nazionali e internazionali, a coprire tutti i settori occupazionali.giovani e lavoro Durante questi appuntamenti i giovani incontrano direttamente i responsabili delle assunzioni delle imprese, potendo effettuare anche più colloqui nel corso della stessa mattinata. Bene. Nel 2022, l’86% dei giovani (circa nove su dieci) ha ottenuto una posizione lavorativa nel corso dei Career Fair, o al termine di un colloquio seguito a una candidatura inviata dal Centro di Avviamento alla Carriera. Prima del Covid la percentuale era del 76%, a significare una tendenza in decisa crescita.

Il consiglio della professoressa orientatrice

Nello spirito Usa, l’università deve condurre al raggiungimento di una posizione lavorativa. Punto. Contestualmente deve preparare lo studente ad affrontare tutto il percorso post-laurea di sviluppo della carriera. Percorso che non sarà unico e lineare come avveniva nel secolo scorso.

«I lavori mutano di continuo e negli anni a venire continueranno a variare con maggiore velocità. Per gli studenti risultano sempre più importanti le soft skills. Si tratta delle competenze morbide o trasversali, che permettono un positivo adattamento ai cambiamenti inevitabili delle prospettive occupazionali». La conclusione è di Antonella Salvatore, docente di Marketing e direttrice del Centro di Avviamento alla Carriera della John Cabot University.

 

Ginevra Larosa

Foto © JCU

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