Silvia Pugi, intervista esclusiva alla candidata in Lombardia

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Silvia Pugi

«Se vedo qualcosa che non funziona, sono portata a cercare di fare qualcosa per metterla a posto. Ecco perché ho deciso di scendere in campo»

Il primo obiettivo di Silvia Pugi, candidata con il Terzo Polo per le regionali su Milano e città metropolitana, è dare lavoro ai cittadini. Fiorentina di nascita, 54 anni, ha studiato a Roma e dopo la laurea ha lavorato a Parigi e Londra, poi è arrivata a Milano e non se ne è più andata.

«Oggi vivo con il mio compagno e i nostri due figli. Insomma, sono una tipica milanese», esordisce.

Ci racconti qualcosa di più della sua professione

«Dopo una carriera da manager di grandi aziende, tra cui Vodafone, Fastweb, Valtur, ora lavoro in ambito finanziario e mi occupo di innovazione e investimenti in startup, con un focus sulla sostenibilità. Contemporaneamente, sono attiva in Manageritalia, l’associazione dei manager del terziario, e sono rappresentante dei dirigenti italiani in varie organizzazioni internazionali».

Candidata per Moratti presidente

Cosa l’ha spinta a candidarsi con Azione e perché nella lista a supporto di Letizia Moratti?

«Mi sono avvicinata alla politica perché, per carattere, se vedo qualcosa che non funziona sono portata a impegnarmi per metterla a posto», afferma sorridendo.
«Durante il Covid sono entrata in BASE Italia, l’associazione culturale fondata da Marco Bentivogli e ho partecipato alle elezioni amministrative con una lista civica de “I Riformisti per Beppe Sala”. Così, restando in questa area di centro, è venuto naturale avvicinarmi ad Azione, dove ho scoperto un gruppo di grande valore, entusiasmo e con grandi progetti».

In molti suggeriscono, in queste ultime giornate di campagna elettorale, di ricorrere al voto disgiunto per fermare la destra. Quali ritiene che siano le differenze tra Moratti e Majorino meno colte dagli elettori? In altre parole: perché votare Moratti?

LAVORO«Il budget della Regione Lombardia vale circa 26 miliardi di euro e copre la sanità, i trasporti, le università, il lavoro. Si tratta di attività molto tecniche, dove serve grande competenza gestionale. Provate a chiudere gli occhi e a immaginare chi sarebbe la persona più adatta a gestire la Lombardia: tra Fontana, Moratti e Majorino. Io vedo la Moratti la più qualificata: è una grande manager, ha gestito la Rai, è stata ministro, ha un alto standing internazionale, che ha saputo portare Expo a Milano dando un forte rilancio alla Città, è intervenuta nel mezzo della crisi Covid quando l’amministrazione lombarda non riusciva a gestire le prenotazioni dei vaccini e ha rimesso in carreggiata la Regione».

E Pierfrancesco Majorino?

«Majorino è una brava persona, ma non ha lo standing della Moratti e si sta facendo già tirare la giacchetta dai suoi alleati: è mai possibile che nel suo programma si parli di chiudere i termovalorizzatori lombardi?!? Vogliamo rendere Milano sporca come Roma?».

Lavoro, giovani, sociale

Lei si candida per Milano: quali sono le sfide che la capitale economica d’Italia dovrà affrontare? E come vincerle?

«La Lombardia non cresce come potrebbe. abbiamo un tessuto di piccole e medie imprese che fanno fatica ad andare avanti, con tante aziendine sottocapitalizzate, che lavorano ancora con attrezzature e modelli di business vecchi, che si trovano spesso a competere sul prezzo più che sulla qualità» dichiara. «La conseguenza è che non hanno risorse per pagare retribuzioni adeguate. Io voglio lavorare per rompere questo circolo vizioso di bassa produttività, poca innovazione e bassi stipendi».

Parliamo quindi di opportunità e di cosa, secondo lei, si potrebbe fare

«Nell’ambito della formazione innanzitutto bisogna lavorare per ridurre l’abbandono scolastico. Serve potenziare l’attività di orientamento dei ragazzi e delle famiglie dalle medie alle superiori, per spiegare i nuovi mestieri, i settori dove ci sono più opportunità e dare a tutti la possibilità di fare una scelta consapevole sul percorso di studi. Potenziare gli Its, in collaborazione con i territori e le realtà locali.
Ma servono anche misure per la formazione di chi ha perso il lavoro e deve aggiornarsi imparare nuove competenze per trovarne uno nuovo, politiche attive».

La fotografia che ci arriva attraverso i dati Istat relativi al 2021 dice che in Lombardia il 18,4% dei giovani tra i 15 e i 29 anni (NEET) non studia e non lavora. Altre fonti riferiscono che il tasso di occupazione dei milanesi tra i 15 e i 24 anni è sceso al 18,9%.

Come aumentare un sistema virtuoso che metta in contatto costante – con politiche ad hoc – la domanda con l’offerta e sia capace, anche, di intercettare i NEET?

«L’istruzione è uno dei temi più cari ad Azione e la Regione gestisce università e Its. Ha anche competenza per il lavoro. Ma queste due aree in Lombardia lavorano in modo parallelo, in silos. Serve farle parlare, lavorare in sinergia per combattere il mismatch tra domanda e offerta di lavoro».

Innovazione e creazione di nuove imprese

Per quanto concerne invece le imprese, quali interventi potrebbero dare loro ossigeno?

«La Regione può favorire la crescita delle Pmi su più fronti, dal punto di vista della dimensione, incentivando l’aggregazione di imprese, facilitando l’accesso al credito e alle risorse pubbliche, migliorando la burocrazia, ma anche di qualità, aiutandole a innovare e a digitalizzarsi».

È possibile accelerare l’ammodernamento delle nostre aziende?

Silvia Pugi«Sì, certamente. Si può fare sostenendo le imprese che investono in digitalizzazione, Ricerca e Sviluppo. Serve favorire la collaborazione tra università, imprese e Regione, mettendoli in rete. La Lombardia è la Regione che ha il record di startup innovative in Italia. Queste sono piccole aziende che crescono più di ogni altra. Si parla tanto di fuga dei cervelli, ma per tenere i giovani bisogna creare qui opportunità di lavoro interessanti, qualificate, ben pagate e le startup innovative sono una opportunità incredibile».

Periferie, disagio psichico e sociale, povertà: cosa prevede di fare Azione e quali sarebbero le prime mozioni che proporrebbe?

«La ricca e scintillante Lombardia ha tante aree grigie, di disagio», ammette. «Il primo problema è la casa, che sta diventando sempre più cara, e molti lasciano Milano perché non si possono più permetter di viverci. La Regione ha una grande patrimonio di case popolari, a cui si aggiungono quelle del Comune di Milano, peccato però che continuino a litigare sui criteri di assegnazione, mentre alcune migliaia di appartamenti restano fatiscenti o non assegnati. Serve un coordinamento e un’armonizzazione dei programmi, definendo una politica comune di gestione di questo patrimonio pubblico».

Donne

Nella preparazione di queste elezioni regionali molti hanno voluto, oltre al doveroso rispetto delle quote rosa, ingaggiare un maggior numero di donne. È solo uno slogan o è invece una giusta valorizzazione delle competenze di candidate impegnate quotidianamente sul campo?

«La legge impone di avere candidature alternate uomo donna, la novità del Terzo Polo sta nel tipo di candidature femminile che sono state presentate. Tanto per cominciare, la nostra candidata alla carica di governatore è Letizia Moratti, una super donna. Ma in lista i sono tante donne in gamba, scelte per la loro competenza, non certo per fare le belle statuine».

L’innovazione in ogni ambito non è più, da tempo, solo appannaggio del mondo maschile. L’Italia, infatti, esprime molte delle sue eccellenze attraverso le donne, e tuttavia esistono ancora differenze di trattamento, ad esempio nella retribuzione. Qual è la sua opinione in merito?

«Le donne hanno tassi di occupazione più bassi degli uomini e più bassi rispetto a molti Paesi europei, inoltre quelle che lavorano purtroppo fanno meno carriera e guadagnano meno dei colleghi uomini. Se poi hanno figli la situazione professionale peggiora ulteriormente e spesso si trovano di fronte a un penoso bivio tra lavoro e famiglia».

Quali sono le iniziative da intraprendere, quali le azioni da compiere concretamente?

lavoro«Serve lavorare sulla formazione delle ragazze, perché alcune si autolimitano, combattere i pregiudizi sul luogo di lavoro: non ci sono mestieri da donna e mestieri da uomini, non ci sono ruoli più adatti. Occorre poi garantire equità nei percorsi di carriera, colmando il gap salariale e garantendo eguale accesso ai ruoli di responsabilità. Qui la Regione può intervenire premiando nei bandi pubblici le aziende virtuose che certificano la parità di genere».

Pensiamo alle donne con figli o che desiderano averne. Come si può sostenerle?

«Fornendo più servizi welfare per i bambini (asili e tempo pieno). I dati mostrano che aumentare la percentuale di donne che lavora, fa crescere il Pil, aumenta il benessere delle famiglie, aumenta il numero di figli che le coppie decidono di avere. Insomma, è un vantaggio per tutti, donne e uomini».

«Vorrei però aggiungere che le donne hanno spesso informalmente a carico anche familiari anziani. Non dimentichiamo, quindi, che il sostegno alle donne passa anche attraverso maggiori servizi per i genitori anziani, quali l’assistenza domiciliare e servizi di accompagnamento».

Un ultimo messaggio da lasciare agli elettori

«Io mi candido perché vedo tanta gente stanca, sfiduciata. Vedo tante cose che si potrebbero fare per migliorare la vita delle persone e non si fanno. Io sono un’ottimista, mi piace costruire, credo che qui in Lombardia si potrebbe fare tanto, e in Azione ho trovato l’energia e la competenza per fare bene».

 

Chiara Francesca Caraffa

Foto © Askanews, Azione, Silvia Pugi

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Chiara Francesca Caraffa
Impegnata da sempre nel sociale, è Manager del Terzo Settore in Italia, ove ricopre ruoli istituzionali in differenti Organizzazioni Non Profit. Collabora con ETS in Europa e negli Stati Uniti, dove promuove iniziative per la diffusione della consapevolezza dei diritti della persona, con particolare attenzione all'ambito socio-sanitario. Insegna all'International School of Europe (Milan), dove cura il modulo di Educazione alla salute. Cultrice di Storia della Medicina e della Croce Rossa Internazionale ed esperta di antiquariato, ha pubblicato diversi volumi per Silvana Editoriale e per FrancoAngeli.

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