Paura e fascino dell’Intelligenza Artificiale

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Intelligenza Artificiale

Spaventa una macchina che ci somiglia nel comportamento e che non capiamo bene come funziona. Temiamo che qualcuno possa approfittarne per controllarci e prenderci il lavoro. Nello stesso tempo ci tenta l’aiuto che potremmo averne e l’espandersi delle nostre potenzialità nella vita di tutti i giorni

L’intelligenza artificiale è nata come tecnologia a partire dagli anni ‘50 del Novecento ma molto prima è stata protagonista nella letteratura e nella cinematografia. Lo testimoniano i numerosi film quali Metropolis (1927), 2001 Odissea nello spazio (1968), Tron (1982), Blade Runner (1982), Terminator (1984), Matrix (1999), Minority Report (2002), Her (2013), solo per citarne i principali. La paura che si prova nei riguardi dell’intelligenza artificiale è legata soprattutto alla possibilità che le macchine decidano senza controllo e si rivoltino contro l’essere umano. Questa paura non ci abbandona nonostante il desiderio storico di avere un automa che ci aiuti nella nostra quotidianità e ci sollevi dal nostro lavoro quotidiano.

 

Il mito della creatura artificiale dal Golem a Frankenstein

Da sempre l’uomo ha coltivato il sogno di creare una vita artificiale, una copia di sé stesso dalla quale farsi servire e sulla quale dominare. Questa replica deve essere più dotata, più forte fisicamente o più intelligente degli umani. Questo è un sogno sempre esistito e ne è la prova l’antica figura del Golem, una sorta di gigante creato per magia, che appartiene alla mitologia ebraica. Nell’Antico Testamento (Salmo 139, 16) si trova infatti la parola “gelem”, che indica la materia grezza e che gli Ebrei associano ad Adamo prima che gli fosse infusa l’anima. Nella tradizione classica, il Golem è una creatura di argilla, forte e ubbidiente.

Successivamente nel 1816, in piena rivoluzione industriale, Mary Shelley pubblicò il celebre Frankenstein, traendo ispirazione tanto dagli esperimenti del fisiologo bolognese Luigi Galvani (che, utilizzando archi elettrici, riusciva a infondere il movimento in un cadavere) quanto dalla figura del Golem. La storia è quella di uno scienziato svizzero, Victor Frankenstein, che, sconvolto dalla morte per malattia della madre, coltiva un sogno impossibile: la creazione di un essere umano di intelligenza superiore, dotato di salute perfetta e lunga vita. Ma la creatura, deforme e con una forza sovrumana, sfuggirà al suo creatore.

Pinocchio e i Robot dalla letteratura ai film

Carlo Collodi immaginò nel 1883 che Pinocchio, un ceppo di legno, potesse prendere vita e trasformarsi in un bambino. Questa non è solamente una favola, ma il paradigma simbolico dell’emancipazione umana da un corpo ligneo che la tiene prigioniera. Essa contiene già tutti gli elementi dei futuri racconti sui robot. I primi robot veri e propri fanno la loro comparsa nel 1921, nel dramma in tre atti del ceco Karel Capek intitolato R.U.R. (Rossum’s Universal Robots). Questi robot o androidi, visto che hanno fattezze umane, sono usati come forza lavoro a basso costo. Tuttavia, il più famoso androide degli anni ’20 è senza dubbio il robot femmina Maria del film Metropolis di Fritz Lang, del 1927. La complessa trama di Lang, ambientata in un inquietante futuro fortemente classista, vede il robot Maria come una creatura malvagia, che ha il compito di seminare la discordia tra le masse in rivolta.

Dagli anni ’30 in poi l’idea dell’automa, del robot o del replicante creato artificialmente dall’uomo, prende piede e diventa una costante nei romanzi e nei film di fantascienza. Sono stati numerosi i libri dedicati alla robotica, da Isaac Asimov fino a film quali Il mondo dei robot, Guerre stellari, Terminator, Blade Runner, Alien, Robo-Cop, Star Trek, L’uomo bicentenario, AI Intelligenza artificiale, Io Robot e Il mondo dei replicanti. Questo argomento non ha mai smesso di affascinare.

L’intelligenza artificiale come conquista tecnologica attuale e in via di ulteriore sviluppo

Ma parallelamente al contesto letterario e fantascientifico del mondo dei robot la Intelligenza Artificiale si è realmente sviluppata ed è già presente in molti settori della nostra vita. Fin dall’inizio, e progressivamente in maniera sempre più concreta, l’approccio è stato quello di imitare il comportamento umano. La macchina perfetta doveva essere quella che risultasse indistinguibile nel comportamento da un umano in carne e ossa, come spiegato da Touring e dai suoi Test.

Intelligenza ArtificialeIn definitiva l’Intelligenza Artificiale rappresenta qualcosa di utile, di necessario, di già ampiamente in uso e al tempo stesso essa risulta ancora tutta da scoprire e da applicare. È già ampiamente presente nell’industria manufatturiera, nella distribuzione di beni e servizi, nella sanità e diagnostica medica, nell’industria automobilistica, nei sistemi di navigazione GPS, nella domotica (tecnologie delle case intelligenti), nella videosorveglianza e nei sistemi antifrode. Inoltre, tra le applicazioni emergenti c’è l’Intelligenza Artificiale generativa che è in grado di produrre dati sintetici di varia natura nel mondo dell’arte e del design e nella produzione di nuovi prodotti multimediali.

Due modi di procedere

L’Intelligenza Artificiale è da sempre molto più di una tecnologia, è una disciplina che coniuga il contributo di molte scienze di base e tecnologie avanzate. Due sono stati i modi con cui questa attività si è sviluppata. Il primo approccio è stato quello di progettare una macchina per risolvere problemi specifici complessi. Si tratta di utilizzare la maggiore velocità di calcolo delle macchine e di saper gestire situazioni disordinate e caotiche. Mediante un apprendimento automatico di situazioni nuove, la macchina è in grado di assistere l’uomo nelle sue decisioni. Questo primo approccio (chiamato di problem solving) ha quindi una funzione di supporto senza avere la pretesa di replicare il funzionamento di tutto ciò che il cervello umano può fare.

Nel secondo approccio, invece, si fa riferimento a sistemi capaci di comportarsi in maniera del tutto autonoma a prescindere dal contesto e dal compito che gli viene assegnato. In questo caso non è il problem solving il punto chiave, quanto piuttosto poter sviluppare una coscienza autonoma intelligente in qualsiasi situazione.

Macchine utili ma che possono anche escludere dal lavoro o essere pericolose

Se da un lato siamo sedotti dalle potenzialità delle macchine, dall’altro abbiamo il timore che possano sostituirsi ad alcuni lavori umani. Ad esempio, il settore trasporti rischia in non più di vent’anni, di essere spazzato via dai veicoli a guida autonoma con milioni di camionisti, autisti di autobus e tassisti senza lavoro. E se in fondo siamo abituati a pensare che le macchine possano sostituire il lavoro manuale, ci riesce molto più difficile accettare che una macchina intelligente sostituisca anche il lavoro intellettuale da sempre esclusiva dell’uomo.

Tutto questo costituisce un rischio per una società basata su criteri attuali ma, una volta riassorbita la novità, si raggiungerebbero nuovi equilibri con condizioni più vantaggiose per tutti. Ma come impedire a una macchina di poter operare scelte discriminatorie nei confronti di esseri umani in relazione a etnie, genere, ceto sociale ed età? Come impedire che una macchina progettata per un fine etico possa trasformarsi in un mostro che crei uno stato autoritario su scala globale, basandosi sull’automazione della sorveglianza, sulla coercizione e sulla repressione del dissenso? Come fare per costruire macchine intelligenti sicure? È ovvio che queste indispensabili condizioni di sicurezza saranno raggiunte affinando le condizioni progettuali delle nuove macchine.

Gli algoritmi e i programmi di cui saranno dotate le macchine di nuova generazione avranno più che soddisfacenti condizioni di sicurezza. Se sapremo gestire le nuove competenze dell’Intelligenza Artificiale in modo da lasciare solo quei compiti che a noi non comportano rischi per la sicurezza non ci sarà nessun rimpiazzo e potremmo contare su macchine sicure.

 

Nicola Sparvieri

Foto © Pinterest.com, Fatosdesconhecidos.com.br, Syntiam.com, Ilbolive.unipd.it

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Laureato in Fisica, si è occupato di superconduttività e spazio. Ha insegnato Fisica Generale alla Sapienza ed è membro dell'Accademia Internazionale di Astronautica. Giornalista pubblicista, è titolare di un blog. Scrive di scienza, società, ambiente e sostenibilità. Cofondatore di RISE, associazione noprofit che promuove la nascita di startup sostenibili. Ama i suoi nove figli e i numerosi nipoti il cui numero è destinato ad aumentare.

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