Patto di Stabilità, approvata la proposta per le riforme

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Patto di Stabilità

Un significativo compromesso negli Stati dell’Unione tra rigore e crescita economica

I ministri dell’Economia e delle Finanze dei 27 Paesi membri dell’Unione europea hanno trovato un accordo unanime per riformare il Patto di Stabilità. La proposta sarà valutata dal Parlamento europeo entro i primi mesi del 2024

I parametri di Maastricht

Come noto la versione in vigore del Patto di Stabilità e Crescita risale al 1997 e prevede da parte degli Stati membri dell’Ue il rispetto dei cosiddetti parametri di Maastricht. Il deficit, ossia la differenza tra le uscite e le entrate dello Stato, non deve superare il 3 per cento del Pil ed eventuali scostamenti sono ammessi solo in circostanze eccezionali. Il debito pubblico non deve essere oltre il 60 per cento del Pil, in caso contrario il Governo deve impegnarsi per un processo di riduzione al ritmo di un ventesimo all’anno.

Il vincolo del pareggio di bilancio inserito nelle Costituzioni nazionali

Il Patto di Stabilità e Crescita prevede anche che l’obiettivo dei Paesi sia quello di arrivare nel medio termine al pareggio di bilancio. Questo impegno è stato inserito nelle Costituzioni degli Stati per renderlo più vincolante. La Costituzione italiana lo prevede all’articolo 81: comma inserito nel 2012 ai tempi del Governo di Mario Monti, in un periodo in cui l’Italia doveva dimostrare pieno controllo nella gestione della spesa pubblica.

I meccanismi di correzione della Commissione europea

Per rendere operativi i principi del Patto sono previsti due meccanismi particolari, che sono proprio l’oggetto della riforma. Il cosiddetto braccio preventivo, cioè il fatto che le leggi di bilancio devono essere presentate con anticipo alla Commissione europea che poi le valuterà. Poi vi è il cosiddetto braccio correttivo, che prevede la procedura da applicarsi quando il deficit superi il 3 per cento del Pil. In questo caso, il Consiglio dell’Unione europea indica le misure da mettere in campo e il periodo entro cui il deficit deve rientrare. Se queste raccomandazioni non sono rispettate la Nazione può incorrere in sanzioni monetarie, che possono andare dallo 0,2 allo 0,5 per cento del Pil. Tuttavia la procedura per deficit eccessivo non è mai stata applicata formalmente e, di fatto, nessun Paese è mai stato sanzionato.

Il Patto era stato sospeso nella primavera del 2020 a causa della pandemia, per dare modo agli Stati di far fronte alle esigenze sanitarie senza troppi vincoli. In seguito però non sono mai state reintrodotte, anche a causa dell’inizio della guerra in Ucraina e della conseguente crisi energetica. Il Patto di stabilità sarebbe dovuto tornare in vigore a partire dal 2024, ma da tempo si discuteva della necessità di riformarlo al di là delle emergenze, perché considerato eccessivamente rigido e obsoleto per le esigenze attuali.

Cosa prevede la proposta

La proposta di riforma è frutto di un delicato compromesso negoziato negli ultimi mesi fra Paesi che hanno una visione sulle regole fiscali e una condizione economica molto diversa. Vari nel Nord Europa, fra cui soprattutto la Germania e i Paesi Bassi, hanno tradizionalmente opinioni piuttosto conservatrici in materia economica. Ma all’interno dell’Unione ci sono Stati che già oggi hanno un debito pubblico superiore al loro Pil, come Grecia, Italia, Francia, Spagna, Portogallo e Belgio. Inoltre queste Nazioni prevedono, per tradizione, un ruolo prominente dello Stato nella gestione economica.

Un compromesso tra punti di vista diversi

Il compromesso trovato viene incontro alle esigenze di entrambe queste fazioni. Le norme Patto di Stabilitàfiscali europee sono state rilassate rispetto al passato, ma al contempo sono stati introdotti nuovi parametri da rispettare. In tale modo il monitoraggio dell’Unione europea sui bilanci dei singoli Paesi rimane attivo. Se l’accordo trovato diventerà definitivo non verranno valutati anno per anno dalla Commissione ma dovranno concordare un piano individuale di riduzione del debito in quattro anni, prorogabile fino a sette.

Un cambiamento significativo

Alla fine dei quattro o dei sette anni i Paesi col debito più alto non potranno avere un deficit annuale superiore all’1,5% del Pil. Bisogna considerare che le attuali regole garantiscono un margine annuale del 3 per cento. Quelli che invece hanno un debito già molto alto, come la Francia e l’Italia, hanno ottenuto, sia la possibilità di spalmare la riduzione del debito su più anni, sia una misura temporanea che scorpora il pagamento sugli interessi del debito fino al 2027.

La componente politica per le valutazioni

Inoltre si ritiene da più parti che la Commissione europea adotterà anche criteri politici per valutare i bilanci nazionali. Ciò significa che l’allineamento politico all’Ue, la disponibilità ad attuare alcune riforme e ad abbandonarne altre saranno tenute in conto nelle valutazioni. Molto dipenderà anche dall’approccio che sceglierà di usare la nuova Commissione europea che dopo le elezioni europee di giugno 2024 sostituirà quella attuale, guidata da Ursula von der Leyen. In ogni caso la proposta del nuovo Patto di Stabilità sarà valutata dal Parlamento europeo, ma a meno di sorprese ci si aspetta che sarà approvata in via definitiva nei primi mesi del 2024.

 

Nicola Sparvieri

Foto © AsNALI, Il Primato Nazionale, Sky TG24

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Laureato in Fisica, si è occupato di superconduttività e spazio. Ha insegnato Fisica Generale alla Sapienza ed è membro dell'Accademia Internazionale di Astronautica. Giornalista pubblicista, è titolare di un blog. Scrive di scienza, società, ambiente e sostenibilità. Cofondatore di RISE, associazione noprofit che promuove la nascita di startup sostenibili. Ama i suoi nove figli e i numerosi nipoti il cui numero è destinato ad aumentare.

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