Patto di stabilità, per i Paesi membri sarà meglio?

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Patto di stabilità

Secondo la Commissione europea gli Stati avranno vantaggi dalle nuove regole che comunque saranno severe e facilmente sanzionabili da chi non le rispetta

Un patto di stabilità con una riduzione del debito più graduale rispetto a quella prescritta dalle norme tuttora in vigore ma sospese nel 2020, quando l’Ue veniva investita dalla pandemia di Covid-19 e gli Stati hanno dovuto sussidiare le proprie economie, costrette alla chiusura. Secondo la Commissione europea dovrebbe incentivare le riforme e gli investimenti necessari all’Unione. In sostanza, il tentativo è di rendere le regole più credibili e più efficaci, associando al necessario risanamento delle finanze pubbliche un altrettanto basilare sostegno agli investimenti. Le proposte saranno ora discusse dal Consiglio e dal Parlamento per il meccanismo della codecisione. La speranza di Bruxelles è di far approvare il nuovo Patto entro fine anno in modo che i primi piani nazionali di risanamento delle finanze pubbliche possano essere preparati in vista del 2025.

«Le nostre regole di bilancio risalgono agli anni 90 (…) ora ci troviamo di fronte a sfide e priorità economiche diverse rispetto al passato. Le nostre regole devono riflettere questi cambiamenti», ha spiegato a Bruxelles il vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis. «Le nostre proposte garantiranno una costante riduzione degli elevati livelli di debito pubblico e ci aiuteranno a soddisfare le nostre principali esigenze di riforma e di investimento».

Cambiamento basato sulla spesa pubblica

Dunque la Commissione ha proposto un nuovo regolamento, a cui verrà associata una revisione di altri due testi legislativi. I vertici di Bruxelles hanno preso atto che il sistema attuale non ha funzionato per tutti i Paesi membri. Saranno quindi chiamati a preparare un piano di risanamento del debito basato sulla spesa pubblica netta (al netto degli interessi e di altre variabili fuori dal controllo del Governo), che nelle intenzioni dell’esecutivo comunitario deve diventare il nuovo parametro di riferimento. Per quelli con un debito elevato, i piani nazionali, della durata di quattro anni estendibile a sette, dovranno garantire un calo dello stesso debito pubblico per almeno dieci anni, senza che siano necessarie ulteriori misure di risanamento. Una procedura per debito eccessivo scatterà nel caso in cui il Paese non rispetta la prevista traiettoria della spesa pubblica netta. Circostanze attenuanti potranno essere prese in conto, ma quanto più il debito è elevato, tanto meno vi sarà margine di manovra.

Sostenibilità

Patto di stabilitàNon è previsto alcun trattamento speciale per gli investimentiverdi“, per quelli nel digitale o per la difesa. Tuttavia i Paesi membri potranno chiedere un allungamento della traiettoria di rientro, da quattro fino a sette anni, se attueranno riforme e investimenti nel campo della transizione verde e digitale o per la difesa. Ma questo basterà all’Ue per realizzare l’enorme ammontare di investimenti necessario per affrontare la transizione verde e per aumentare la spesa militare, come chiede la Nato, a un livello idoneo ad affrontare in maniera credibile il rinato nazionalismo russo? Un alto funzionario Ue ha fatto notare che questi investimenti, se non sarannosostenibili“, alla fine semplicemente non verranno fatti. “Non preoccuparsi della sostenibilità del debito pubblico”, ha osservato, “in ultima analisi porterebbe le economie europee a schiantarsi. L’obiettivo della riforma è rendere il patto di stabilità il più coerente possibile con l’agenda delle priorità Ue, tenendo conto che il clima non è l’unica”.

Cosa vuol dire per l’Italia

“Alla fine del periodo coperto dal piano, la ratio debito/Pil dovrà essere inferiore a quella dell’inizio del periodo stesso. Dovrà essere attuato un aggiustamento di bilancio minimo dello 0,5% del Pil all’anno fino a quando il deficit rimarrà al di sopra del 3,0% del Pil”. si legge in una nota. Secondo simulazioni comunitarie, l’aggiustamento di bilancio per l’Italia potrebbe essere in linea di massima pari allo 0,85% annuo del Pil in un piano di quattro anni, e di 0,45% annuo in un piano di sette. Ciò significa rispettivamente di circa 15 e 8 miliardi di euro all’anno.

Per il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti la proposta della Commissione è «certamente un passo avanti. Ma noi avevamo chiesto con forza l’esclusione delle spese d’investimento, ivi incluse quelle tipiche del Pnrr digitale e Green Deal, dal calcolo delle spese obiettivo su cui si misura il rispetto dei parametri. Prendiamo atto che così non è. Ogni spesa di investimento, poiché è rilevante e produce debito per il nuovo patto, deve essere valutata attentamente. Quindi, occorre privilegiare solo la spesa che effettivamente produce un significativo impatto positivo sul Pil».

Sanzioni

Il nuovo quadro regolatorio renderà anche più semplice applicare sanzioni ai Paesi che non rispettano le regole. Inoltre la procedura per debito, finora mai attivata, verrà resa più facilmente applicabile, abbassando le sanzioni previste e rendendola così praticabile. Per gli Stati membri, il quadro rivisto dovrebbe essere meno oneroso dal punto di vista procedurale. Questo perché invece di emettere raccomandazioni di bilancio annuali, la Commissione si focalizzerà sul rispetto dei parametri di spesa. Dovranno essere presentati dei rapporti annuali, focalizzandosi sulla realizzazione piuttosto che sulla programmazione. Sono previste clausole di salvaguardia per la temporanea sospensione delle regole, sia a livello Ue che a livello nazionale, che scatterebbero in casi eccezionali.

Soddisfatti

Il Governo olandese si è detto cautamente soddisfatto della proposta comunitaria. Da Parigi il ministro delle Finanze Bruno Le Maire ha spiegato che il pacchetto va «nella buona direzione». Nel caso di violazione degli impegni, multe o sanzioni saranno possibili. Rispetto alle attuali regole di bilancio, queste saranno di ammontare minore e più facili da comminare. «I Paesi beneficeranno di un percorso di aggiustamento di bilancio più graduale se si impegneranno nei loro piani a realizzare una serie di riforme e di investimenti conformi a criteri specifici e trasparenti».

Non tutti approvano le scelte

L’impegno cifrato e inderogabile dello 0,5% del Pil è stato inserito nella riforma su pressione della Germania. «Le proposte della Commissione non soddisfano ancora le richieste del Governo federale», ha però affermato il ministro delle Finanze Christian Lindner. Berlino «non accetterà proposte di riforma che indeboliscano il Patto di Stabilità». Ma ha precisato che la proposta di Bruxelles sarà comunque «la base per ulteriori negoziati», in cui la Germania sarà «costruttiva».

 

Ginevra Larosa

Foto © Linkiesta, European Commission, Moneybase, Tiscali

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