I vignaioli del Lazio vogliono esserci

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In aumento le richieste per entrare a far parte della Federazione italiana vignaioli indipendenti, che attuano il completo ciclo produttivo del vino

 

È il momento di farsi conoscere, di moltiplicare gli sforzi per la conoscenza dei vini del Lazio, non si può più tergiversare. È il momento dell’offensiva mediatica per i soci della Federazione italiana vignaioli indipendenti (Fivi) del Lazio di uscire dalla vigna dopo tante ore di lavoro per mostrare al mercato il vero volto del vino laziale, frutto di vitigni che crescono su terreni vulcanici, di medio/alta collina, nelle Isole. Una promozione e valorizzazione che nasce dalla volontà di esserci, di misurarsi sui mercati nazionali e internazionali con il vino.

«Dobbiamo spiegare che cos’è un vignaiolo, ma soprattutto il vino di un vignaiolo», afferma con forza Antonio Cosmi, delegato Fivi Lazio, nel corso dell’incontro a Roma presso il “Grappolo d’Oro”. Spiegare il tessuto vitivinicolo del Lazio, un areale che deve essere portato a conoscenza attraverso le sue caratteristiche di qualità e dall’eccezionale diversificazione del terroir regionale.

Per il vocabolario Treccani, vignaiolo è “chi coltiva la vigna”; per la Fivi “il vignaiolo coltiva la propria uva e quindi l’origine del suo vino è certificata dalle fatiche compiute in vigna e in cantina dal vigneron”. Vignaiolo è sinonimo anche di artigianalità, di territorialità, di sostenibilità.

Enoturismo

Questa parola è nel Dna di Joško Gravner, il contadino i cui 18 ettari di vigneto a metà fra Vignaiolil’Italia e la Slovenia, a Oslavia, dove vino e storia procedono insieme. Joško in uno dei suoi numerosi viaggi alla ricerca dell’autentico, della perfezione per produrre vino, era stato in Georgia (quasi un Erasmus) e decide di portarsi a casa anfore di terracotta, il vino come ritorno alle origini. Dal 2001 ogni sua produzione vinicola passa per le anfore, un dolce approdo dopo anni di ricerca.

I vignaioli del Lazio, che sono arrivati a 42 dal 2008 (data inizio della Federazione) su 1.700 in Italia, vogliono inserirsi nei tavoli che contano per raccontare, spiegare, il loro vino, il loro territorio, la storia della vigna che si trasforma in vino. Ma soprattutto essere sui tavoli dei ristoranti, della grande distribuzione, nelle enoteche. Rappresentano il 5% della superficie vitata laziale, con il 15% di fatturato dell’intera Regione. Le richieste per far parte della Fivi Lazio sono in aumento.

In forza della recente legge regionale “Disciplina delle attività enoturistiche e oleoturistiche” del 27 ottobre 2023, che stabilisce una serie di norme e requisiti tecnici per regolamentare e promuovere le attività legate all’enoturismo e all’oleoturismo nella Regione, i vignaioli con le loro aziende agricole hanno un’opportunità da sfruttare, considerando che l’enoturismo in Italia vale 2,65 miliardi di euro e incide per il 27% del fatturato delle cantine.

 

Enzo Di Giacomo

Foto © Enzo Di Giacomo

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Enzo Di Giacomo
Svolge attività giornalistica da molti anni. Ha lavorato presso Ufficio Stampa Alitalia e si è occupato anche di turismo. Collabora a diverse testate italiane di settore. E’ iscritto al GIST (Gruppo Italiano Stampa Turistica) ed è specializzato in turismo, enogastronomia, cultura, trasporto aereo. E’ stato Consigliere dell’Ordine Giornalisti Lazio e Consigliere Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, Revisore dei Conti Ordine Giornalisti Lazio, Consiglio Disciplina Ordine Giornalisti Lazio

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