Uno degli argomenti dei turchi è che il Trattato con l’Italia per il Dodecaneso non fu ratificato dall’Assemblea nazionale e non depositato
A Bruxelles sono in corso febbrili negoziati sugli aiuti militari che l’Ue dovrebbe dare all’Ucraina, soprattutto in termini di munizioni ma anche di sistemi d’arma. Una delle principali proposte di molti Stati è che l’Unione europea se ne procuri anche da Paesi terzi, per non perdere tempo prezioso, dato che le forze ucraine sono ora sottoposte a una pressione insopportabile.
Tuttavia, la Francia, con l’appoggio di Grecia e Cipro, secondo fonti diplomatiche a Bruxelles, ha posto la condizione che tutti gli acquisti siano effettuati solo da Nazioni europee. Come riporta Christos Mazanitis su Real News, fonti a Bruxelles affermano che questa condizione non è solo finalizzata a rafforzare l’industria militare europea, ma anche a escludere la possibilità di acquisti dalla Turchia (principalmente droni turchi). Le discussioni e i negoziati sono in pieno svolgimento, poiché ci sono disaccordi su molte altre questioni chiave tra gli Stati membri.
Per gli ambienti militari di alcuni Paesi facenti parte dell’Ue, la prospettiva di un sostegno indiretto all’industria militare turca non è uno scenario positivo. Ciò riguarda in particolare i droni, dove la Turchia ha indubbiamente fatto passi da gigante. Questi salti, secondo gli analisti turchi e internazionali, non sono solo tecnologici, ma anche strategici, in quanto Ankara è riuscita negli ultimi anni a “strumentalizzare” i suoi alti risultati nel campo, che sono ormai una parte importante della sua politica estera.
Grecia e Turchia
Il ministro della Difesa nazionale greco, Nikos Dendias, ha espresso la sua preoccupazione durante il briefing della commissione parlamentare competente sulla posizione della Turchia. Ha sottolineato che il Paese può aver abbassato i toni e fermato le violazioni, ma non ha cambiato le sue posizioni nemmeno di una virgola. «Sono molto preoccupato. Quando ho accanto a me 100 milioni di persone che avanzano pretese contrarie al diritto internazionale, devo suggerire alla mia Nazione modi per preservare intatta la sua sovranità. Altrimenti sto commettendo un crimine. Ma non posso ignorare la sfida che si profila all’orizzonte», ha affermato il ministro. Allo stesso tempo, ha assicurato che non c’è modo che le Isole greche rimangano indifese e ha concluso dichiarando: «Faremo tutto il possibile, date le condizioni demografiche ed economiche, per mantenere intatta la nostra sovranità nazionale».
Ma nonostante le “acque calme” nelle relazioni greco-turche ultimamente, la Turchia non cessa di rimanere ferma nelle sue posizioni e rivendicazioni inaccettabili, guidate dalla smilitarizzazione delle Isole dell’Egeo orientale e AOZ, concentrandosi su Kastellorizo e le sue Isole vicine.
Prove e documenti
Uno degli argomenti deboli dei turchi è che il Trattato italo–turco (4 gennaio 1932) per il Dodecaneso, in particolare il protocollo che lo accompagnava firmato pochi mesi dopo, il 28 dicembre 1932, non fu ratificato dall’Assemblea nazionale turca e non fu depositato presso la segreteria della società delle Nazioni. In passato ne abbiamo fatto riferimento, oggi forniremo ulteriori prove e un documento. Il testo originale del Trattato, dove si mostra chiaramente che è stato depositato presso la Società delle Nazioni con il “Numero di accettazione” 3191.
Il testo originale del Trattato ci è stato gentilmente inviato al giornale “Proto thema” dal sig. Nikos Farmakidis di Rodi, che aveva inviato anche il documento italiano del 1936, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del Paese confinante e in cui si affermava esplicitamente che Imia è italiana e quindi, dopo la concessione del Dodecaneso alla Grecia, le Isole appartengono a quest’ultima.
Come si è arrivati al trattato italo-turco del 1932?
Lo status di sovranità italiana nel Dodecaneso era contrattualmente garantito dai termini del Trattato di Losanna. Secondo l’articolo 15, la Turchia rinunciò a favore dell’Italia a tutti i diritti e titoli sulle Isole di Astypalea, Rodi, Chalki, Karpathos, Kasos, Tilos, Nisyros, Kalymnos, Leros, Patmos, Lipsi, Symi, Kos e “gli isolotti dei loro dipendenti”, nonché Kastellorizo. In forza di tale disposizione, gli italiani includevano nominalmente nell’ambito del diritto interno tutte le Isole e i territori insulari in generale. Dopo l’iniziale concessione del Dodecaneso nel 1923, c’era solo una disputa pendente tra Italia e Turchia.
La linea di confine nella zona di Kastellorizo con la costa turca opposta e il futuro dell’isolotto Kara-Ada situato sulla penisola di Bodrum. I negoziati tra i due Paesi iniziarono il 27 settembre 1927 e il 30 maggio 1930 le due parti, con un accordo speciale (compromis) entrato in vigore nell’agosto 1931, accettarono di sottoporre alla Corte internazionale di giustizia dell’Aia la questione derivante dal trattato di Losanna riguardante le acque territoriali di Kastellorizo e della costa opposta. Ma prima che la questione fosse discussa, si è raggiunto un accordo tra le due Nazioni. L’isolotto di Strongyli con il suo faro rimase nel Dodecaneso, cioè in Italia, mentre l’isolotto di Kara-Ada ceduto alla Turchia. Così, il 26 gennaio 1933, la Corte internazionale di Giustizia dell’Aia dichiarò chiuso il caso.
George Labrinopoulos
Foto © Il Postalista, TRT, Si Viaggia