Il medico venuto dal mare. Per affrontare una nuova vita

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Storie di gente comune. Dalla Calabria a Roma. «Quando curi una persona, puoi vincere o perdere. Quando ti prendi cura di una persona vinci sempre»

 

La modestia, l’ottimismo, la professionalità, la dedizione sono i tratti distintivi del medico Raimondo Scotto, del dottore di Zagarise piccolo Comune di 1.400 abitanti circa in Provincia di Catanzaro; ma soprattutto quell’accento indelebile che porta dritto in Calabria, la Calabria felix del ragazzo Raimondo.

Ancora oggi nel suo studio di medico di base senti quelle tonalità di “e” di “o” aperte e quel senso di mare che richiama il nome della Calabria di Saverio Strati, di Corrado Alvaro, di Leonida Rèpaci.

È un dialetto multistrato, che è la sintesi delle numerose dominazioni che si sono succedute nei secoli (greco, romana, araba, bizantina, francese, spagnola).

La Calabria, Regione con circa 800 chilometri di coste, è per trequarti circondata dal mare, una penisola nella Penisola tra il mar Tirreno e mar Ionio, saldamente ancorata al territorio dell’Italia in corrispondenza della catena montuosa del Pollino.

L’intervista

«Io sono innamorato del paese natio, in Calabria ci vado sempre a trovare i miei amici d’infanzia. A Zagarise sono rimasti pochissimi parenti ai quali sono molto legato» risponde il dottor Scotto nel suo studio a Roma di medico di base in una calda mattinata di febbraio.  La persona si manifesta in tutta la sua cordialità accompagnata da una molteplicità di interessi che ne fanno non soltanto un dottore in medicina interna e dermatologo, ma anche un uomo dalla passione politica e dalla consolidata lettura dei classici della letteratura. Retaggio degli studi al liceo di Cosenza. «Al liceo presentai una tesina su Carlo Marx, che aveva accompagnato i mie anni di giovinezza» aggiunge Raimondo con un sorriso di soddisfazione.

Nella Capitale dal 1981

medicoA Zagarise hai attraversato l’infanzia, la giovinezza sino al diploma, per poi giungere da emigrato a Roma, all’Università La Sapienza, per laurearti in medicina nel 1981. Come sono stati quegli anni? «Non posso lamentarmi di nessun stadio della mia vita da studente, perché ho vissuto una bella infanzia. A Zagarise era una famiglia allargata, ci conoscevamo tutti», precisa Scotto. «Infanzia e giovinezza vissuta nell’agiatezza, rispetto a molti miei compaesani, perché papà e mamma lavoravano entrambi. Ho avuto una educazione antica, clinica», continua.

Le diagnosi con gli occhi, con il naso, con le orecchie

«Ho avuto dei maestri che facevano le diagnosi con gli occhi, con il naso, con le orecchie, perché ci sono delle malattie che hanno un odore particolare, senza esami strumentali. Il mio maestro è stato Giuseppe Giunchi, assistente del celebre professor Cesare Frugoni. Il periodo adolescenziale si sviluppa e si caratterizza con il ’68 del secolo scorso, il periodo culmine della contestazione in Italia e in Europa, cominciata negli Stati Uniti. Sono stato responsabile del finanziamento di Lotta Continua e dovevo organizzare mostre, dibatti, incontri. Mi considero un marxista, intimamente legato a Carlo Marx. Uscii deluso da Lotta Continua nel 1972 quando si presentò alle elezioni. Non ho mai votato in vita mia, sono un astensionista come Amadeo Bordiga, figura apicale nella mia formazione».

Lo Ionio a due passi

I ricordi si accavallano, si moltiplicano quasi a rivedere la vita come in un film. La Calabria ha 800 chilometri di coste, con un mare che ricorda quello greco. Perché il mare è così importante per il dottor Scotto? «Sono cresciuto nel mare. Il paese dista circa 17 chilometri dal mare Ionio. Da piccolo andavamo sulla spiaggia portando casette prefabbricate in legno che servivano una volta montate da alloggio per il periodo estivo. Ogni anno trascorrevamo quasi 3 mesi».

Perché la laurea in medicina? «Nella mia famiglia nella maggior parte erano medici, farmacisti: mio nonno aveva la Farmacia del paese. Da bambino sognavo di fare il capitano di lungo corso. Poi, crescendo, mi piaceva fare il medico, la medicina mi sembrava il mestiere più nobile».

Per il medico venuto dal mare, quello che conta è l’ancoraggio continuo con quelle città della Calabria che hanno caratterizzato la sua vita.

Quali città si sono incrociate con la tua vita? «Zagarise in primis e per sempre, Catanzaro un po’ meno perché mi ricorda il Collegio, Cosenza che mi è rimasta nel cuore. E Roma, dove sono approdato nel 1974 e trascorso oltre la metà della vita. Dopo la laurea ho fatto la specializzazione in Dermatologia all’Università dell’Aquila, dove mi sono trovato molto bene. Dal punto di vista degli studi, L’Aquila è risultata meglio di Roma. Quando si è verificato il terremoto del 6 aprile 2009 ho pianto come un bambino».

Quale consiglio, messaggio vuoi dare ai giovani che vogliono intraprendere la professione di medico? «Il medico non lo vuole fare più nessuno, hai visto la carenza di medici in Italia. È un mestiere di sacrifici; il medico più bravo è quello che sbaglia di meno. C’è una frase che mi ha colpito ed è quella del Patch Adams, ideatore della clownterapia. ”Quando curi una persona, puoi vincere o perdere. Quando ti prendi cura di una persona vinci sempre”».   

Alla fine dell’intervista è stato spontaneo chiedere “come è andata questa mattina”?  «Avrei dovuto chiudere lo studio alle ore 12,30 come da orario invece sono le 13,30 e sono ancora qui».

Medico sino in fondo, come negli abissi del mare «dove ritrovo quel senso di pace, di raccoglimento in compagnia dei pesci che girano intorno».

 

Enzo Di Giacomo

Foto © Raimondo Scotto

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Enzo Di Giacomo
Svolge attività giornalistica da molti anni. Ha lavorato presso Ufficio Stampa Alitalia e si è occupato anche di turismo. Collabora a diverse testate italiane di settore. E’ iscritto al GIST (Gruppo Italiano Stampa Turistica) ed è specializzato in turismo, enogastronomia, cultura, trasporto aereo. E’ stato Consigliere dell’Ordine Giornalisti Lazio e Consigliere Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, Revisore dei Conti Ordine Giornalisti Lazio, Consiglio Disciplina Ordine Giornalisti Lazio

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