Sì, l’Europa può morire. Conosciamo i suoi aspiranti sicari

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Europa

La dichiarazione alla Sorbona di Macron e la situazione georgiana. Sette anni dopo «la nostra Europa è mortale. E potrebbe morire»

 

Nel 2017, Emmanuel Macron si è presentato davanti agli studenti della Sorbona e ha presentato la sua visione di un’Europa di maggiore integrazione e minore dipendenza da altre grandi potenze. Un’Europa più forte politicamente e più “autonoma” nell’energia e nella difesa. Tutto questo sulla scia di una dolorosa e lunga crisi finanziaria, che si è trasformata non solo in una crisi del debito, ma in una profonda crisi socio-economica, che a sua volta ha innescato terremoti politici.

Anche la crisi dei rifugiati e l’orribile ascesa dell’estrema destra avevano già bussato alla nostra porta, ma non avevamo ancora affrontato la pandemia e i lockdown, le guerre, la crisi energetica e una persistente crisi del costo della vita.

Sette anni dopo quel discorso

Macron si è ripresentato agli studenti e, sullo sfondo dei fatti di cui sopra, ha dichiarato: «La nostra Europa è mortale. E potrebbe morire».

EuropaIl famigerato “edificio europeo“, che per decenni è parte integrante della nostra vita – tanto da darlo per scontato – non è stato costruito da un giorno all’altro, non rimane uguale e immutato, né è garantito che ci sarà per sempre. Come per ogni struttura, se non si proteggono le fondamenta, a un certo punto la si vedrà sgretolarsi. Questo era il messaggio che il presidente francese voleva inviare, e non lo ha fatto in uno stato d’animo di esagerazione o melodramma.

La nuova “normalità” dell’insicurezza

Tutti capiscono che oggi la sicurezza dell’Unione europea è minacciata (le guerre e il ritorno del terrorismo sono la nuova “normalità”). Che la sua prosperità è minacciata (la sua crescita è anemica rispetto a quella degli Usa e della Cina, che promuovono enormi sussidi e programmi protezionistici). E che i suoi valori sono minacciati, prima di tutto.

In un contesto di instabilità, incertezza e insicurezza, l’eccessivo nazionalismo e il populismo a buon mercato non sono difficili da coltivare. Soprattutto quando i partiti che li rappresentano sembrano comprendere molto più direttamente (e sfruttare in modo appropriato) le ansie e le difficoltà reali delle famiglie comuni, mentre gli attori politici tradizionali combattono ossessivamente su un’agenda woke.

Macron ha ragione

L’Europa deve essere considerata mortale. Quindi teniamo a mente che se rimaniamo in trance, le elezioni di giugno potrebbero far emergere i suoi aspiranti carnefici.

Intanto pare che la Georgia sia più vicina alla Russia. La legge sugli agenti stranieri silura il riavvicinamento all’Ue, il Parlamento della Georgia ha approvato una nuova controversa legislazione che classificherebbe i gruppi della società civile finanziati dall’Occidente come agenti stranieri, nonostante le proteste pubbliche e i ripetuti avvertimenti che la mossa potrebbe silurare le ambizioni europee del Paese.

Nell’ambito del secondo voto in plenaria sul disegno di legge, i legislatori del Paese del Caucaso meridionale hanno sostenuto le proposte del governo 83-23, aprendo la strada all’approvazione della legge nelle prossime settimane, anche se migliaia di persone sono scese in piazza per protestare fuori dall’assemblea nazionale nella capitale Tbilisi.
Le autorità hanno usato spray al peperoncino e cannoni ad acqua contro migliaia di manifestanti fuori dal parlamento georgiano.

La presa di posizione delle due presidenti

La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha condannato le violenze a Tbilisi. «La Georgia è a un bivio», ha postato in una dichiarazione a X, ex Twitter.
«Dovrebbe rimanere in rotta verso l’Europa».

Secondo “Politico“, la presidente georgiana Salome Zourabichvili, che ha una convinzione politica diversa da quella del Governo e si oppone alla legge, ha esortato i manifestanti a «stare lontani dalle porte del Parlamento» perché «la legge ha già superato una seconda udienza». Ha invitato i manifestanti a mantenere una protesta pacifica nella centrale Rustaveli Avenue. «La nostra lotta è questa legge, è nelle elezioni, in ogni legge approvata dal Governo che ci allontana dalla strada europea».

Le misure della legge si applicheranno alle Ong, ai media e ai gruppi di campagna che ricevono più del 20% dei loro finanziamenti dall’estero, ma avrà ancora bisogno di un terzo voto per diventare legge. Si tratterà però di una formalità, dal momento che il partito di Governo Sogno Georgiano ha una maggioranza operativa e di solito non sono proposti emendamenti in questa fase.

Oppositori espulsi o impotenti

Lunedì, la commissione parlamentare per gli affari legali ha dato il via libera alla legge dopo un’audizione acrimoniosa durante la quale fino a una dozzina di legislatori dell’opposizione sono stati espulsi e gli è stato impedito di porre domande per motivi procedurali.

Nel frattempo, le Ong e i difensori dei diritti umani affermano che è stata loro negata l’opportunità di testimoniare sul potenziale impatto della legge sul loro lavoro, accusando il deputato di Sogno georgiano e presidente della commissione Anri Okhanashvili di “censurare” le loro voci.

Tra i principali obiettivi della legge c’è la filiale georgiana di Transparency International, che ha una lunga storia di denuncia della corruzione e della cattiva gestione dei fondi pubblici.

Secondo un deputato di Sogno Georgiano, l’approvazione del disegno di legge sugli agenti stranieri farebbe “scomparire” dalla vita pubblica il direttore dell’Ong, Eka Gigauri.

 

George Labrinopoulos

Foto © Worldcrunch, Carnegie Europe, Azerbaycan24

Video © Eurocomunicazione

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George Labrinopoulos
Sono quasi 52 anni che vivo in Italia, originario di Vitina, nel Peloponneso, Sono nato a Vrilissia, 13 km dal centro di Atene, dove ho vissuto i primi 20 anni della mia vita, finché non sono arrivato a Roma dove ho lavorato come corrispondente per la Grecia e a una Agenzia Onu. Ho cominciato a lavorare in Italia nel '78, come secondo corrispondente di un importante giornale greco. Nel 1980 sono entrato nella stampa estera in Italia, della quale tuttora sono membro effettivo e per la quale negli anni Ottanta ho ricoperto per tre volte la carica di consigliere nel direttivo dell'associazione. Nell'arco di questi anni ho lavorato per vari quotidiani greci, oltre che per un'emittente radiofonica, Da Roma riuscii a portare tra il 1984, fino gli anni Novanta, politici del calibro di Pertini e Cossiga, i primi ministri Andreotti e Craxi, il Papa Giovanni Paolo II, Prodi, e altri uomini politici che attraverso il loro operato scrivevano la storia dell'Italia in quegli anni, poi messi in un libro "L'Italia dei giganti", due anni fa. Sono arrivato in Italia nel 1972, iscritto all'Università per Stranieri in Perugia per imparare la lingua italiana. Sono stato iscritto all'Università di Roma nella facoltà di Lettere e Filosofia indirizzo lingue straniere (inglese). Durante le lezioni il mio professore all'epoca Agostino Lombardo, ci insegnava analisi di testo e di poesia, e gia mi è arrivata la voglia di cominciare di fare il mestiere che dovevo fare nella mia vita. Giornalista...vorrei ricordare che negli anni '70 non c'erano scuole di giornalismo, e il mio mestiere l'ho imparato facendo la gavetta dopo l'Università, ero andato ad Atene e facevo praticantato a un giornale ellenico...erano gli anni del sequestro Moro, e un'agenzia ellenica chiedeva un secondo per l'Italia, e cosi sono tornato come professionista giornalista a Roma

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