Balcani: anno decisivo per i rapporti con l’Ue

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Lady Pesc ha incontrato i sei leader della regione a Bruxelles per una cena informale. Con il semestre di presidenza bulgara si favoriranno i progressi per l’integrazione

Il 2018 sarà un anno chiave per l’intera regione dei Balcani occidentali e la sua prospettiva di ingresso nell’Unione europea. Determinante sarà, come al solito, prestare la massima attenzione alle riforme richieste da Bruxelles, «in particolare su stato di diritto, giustizia e diritti fondamentali». Questo è il messaggio conclusivo del 2017 emerso dalla cena informale tra l’Alto Rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune (Pesco CFSP, dall’acronimo inglese Common Foreign and Security Policy) Ue Federica Mogherini e i sei leader di Albania, Bosnia-Erzegovina, ex repubblica jugoslava di Macedonia, Kosovo, Montenegro e Serbia, svoltasi nella capitale belga e comunitaria.

     Da sinistra Dusko Markovic, primo ministro del Montenegro, Federica Mogherini e Ramush Haradinaj, premier del Kosovo

Il rafforzamento della cooperazione interna resta uno dei punti più sensibili nella regione e inderogabile per l’Ue. Durante la cena, i leader hanno sottolineato la loro «profonda determinazione» in questo senso, mentre lady Pesc ha ribadito l’importanza delle discussioni in corso tra i presidenti del Kosovo e della Serbia, Hashim Thaci e Aleksandar Vucic, per promuovere la normalizzazione delle relazioni tra Pristina e Belgrado.

Qualsiasi siano i risultati, gli appuntamenti europei più importanti del 2018 per la regione balcanica saranno tre: il semestre di presidenza della Bulgaria, che comincerà a gennaio, improntato a favorire progressi con i Balcani al centro dell’agenda. La pubblicazione, a febbraio, di una strategia per l’intera regione da parte della Commissione europea, annunciata dal commissario Ue all’Allargamento, Johannes Hahn. E il summit tra Ue e Balcani occidentali che si terrà a Sofia il 17 maggio. L’obiettivo della Commissione è di “rendere irreversibili” i progressi dei sei Paesi nell’avvicinamento all’Ue entro la fine del suo attuale mandato, nel 2019.

     Ana BRNABIC e Dusko Markovic, primo ministro serbo e montenegrino

Fra i Paesi balcanici la Serbia è quella che ha confermato sempre di più l’impegno nelle riforme per giungere all’integrazione Ue. Il governo serbo accelera su questa strada, come ha sottolineato la premier Ana Brnabic, presente ieri sera con la Mogherini. «La piena adesione all’Ue è la priorità principale della politica estera della Serbia», ha dichiarato Brnabic citata dai media a Belgrado. La premier, che al pari degli altri suoi colleghi ha incontrato l’Alto Rappresentante Ue in un colloquio bilaterale prima della riunione collegiale a cena, ha detto che per Belgrado è di grande importanza quanto sostenuto dal presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker secondo il quale Serbia e Montenegro vanno considerati Paesi leader nella regione balcanica nel processo di integrazione europea, con la prospettiva di una loro adesione entro il 2025. «Si tratta di un segnale positivo per l’intera regione», ha osservato Brnabic. Federica Mogherini da parte sua ha lanciato un appello auspicando progressi nel dialogo per la normalizzazione dei rapport tra Belgrado e Pristina.

Oggi, poi, il presidente serbo Aleksandar Vucic era a Mosca ospite al Cremlino del presidente russo Vladimir Putin, per un summit incentrato sulla collaborazione in campo economico e energetico fra i due Paesi di origine slava. Vucic ha indicato tre punti per i quali «la Serbia sarà sempre grata alla Russia»: la decisione di Mosca di porre il veto nel 2015 al consiglio di sicurezza dell’Onu a una risoluzione britannica che accusava il popolo serbo di genocidio per il massacro di Srebrenica nel luglio 1995, l’appoggio russo alla sovranità e integrità territoriale della Serbia contro l’indipendenza del Kosovo, la comprensione di Mosca per la posizione di neutralità militare della Serbia, partecipando agli sforzi di Belgrado di rafforzare le sue difese aerea e terrestre. Putin ha sottolineato in particolare l’interesse di Mosca al mantenimento della pace e della stabilità nei Balcani, affermando che la Russia appoggerà qualsiasi decisione e accordo che Belgrado e Pristina dovessero raggiungere sul Kosovo.

«Russia, Turchia, Cina, Usa sono diventati interlocutori dei Balcani soprattutto dopo le dichiarazioni di Juncker sulla necessità di rallentare il percorso di integrazione. Il Processo di Berlino ha voluto dare un segnale esattamente opposto». Lo ha dichiarato a Trieste Roberto Antonione, membro della delegazione italiana dell’Iniziativa Centroeuropea (Ince), durante l’incontro pubblico “Noi e i Balcani occidentali: lo «spirito di Trieste» alla prova dei fatti”.

 

Claudia Lechner

Foto © Council of the European Union

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