Un sondaggio dell’Università di Siena e dell’Istituto Affari Internazionali analizza la percezione dei cittadini della Penisola su sicurezza e stabilità nazionali
La notizia diffusa ieri che alcuni “misteriosi” islamici sono stati fermati alla frontiera italo-svizzera e il fatto che esiste un collegamento tra gli ultimi attacchi terroristici in Europa e l’Italia, indica come le forze di sicurezza europee stiano riconsiderando il ruolo storico del Belpaese nelle vicende del terrorismo islamico. La nostra Penisola viene ora considerata come “base strategica” ove nascondersi prima di colpire il resto dell’Europa. Così oggi, una buona parte degli italiani ritiene che la paura di un’immigrazione incontrollata sia motivo valido per una solida politica incentrata sui respingimenti anche a costo di esporre i migranti a trattamenti disumani. Lo afferma il sondaggio condotto dal Laboratorio di Analisi Politiche dell’Università di Siena per conto e in collaborazione con l’Istituto Affari Internazionali (IAI), presentato presso l’Università di Torino.
È il ritratto di una società impaurita e per questo disposta a legittimare l’uso delle maniere forti. Dall’indagine emerge che una alta percentuale degli intervistati giustificherebbe l’uso della tortura. Crolla il numero di chi vi si opporrebbe. Nel 2016 a dire “No alla tortura” era il 70% degli intervistati, oggi è solo il 42%. La minaccia del sedicente Stato islamico accresce il consenso per l’impegno militare italiano per le missioni all’estero, così l’invio di nostri soldati in Libia e in Iraq è visto con favore ed è prioritaria la protezione dei confini nazionali con il controllo dei flussi migratori. Il 55% degli italiani individuano un legame tra immigrazione irregolare e terrorismo. Pur di arginare l’offensiva jihadista il 77% degli intervistati rafforzerebbe la collaborazione antiterrorismo con la Russia, malgrado non ne condivida la politica in Ucraina e Siria. Cresce anche il consenso per la creazione di un esercito unico europeo e per il rafforzamento del ruolo degli Stati europei all’interno della Nato (62%).
Riguardo il tormentato rapporto degli Italiani verso l’Unione europea, il 61% degli intervistati si oppone all’uscita dall’Ue e non vogliono una politica remissiva verso Bruxelles. L’82% degli intervistati ritengono che l’Italia abbia scarsa influenza sia in Europa che nel contesto globale. Prospettando l’ipotesi di un’uscita dalla sola zona euro, la percentuale di chi voterebbe per restare scende al 55% e in tema di austerità il 57% degli interpellati si oppone a una ulteriore riduzione del debito pubblico, contro il 43% che la ritiene necessaria a prescindere dalle richieste dell’Ue e il 71% rinuncerebbe a ridurre il debito, anche a costo di rompere con l’Unione.
Dal sondaggio risulta evidente che le fake news attecchiscano sempre di più. La maggioranza assoluta crede davvero che il governo (59%) ed Europa (57%) stiano mentendo sui migranti e una percentuale ancora maggiore (59%) sospetta che alle origini della crisi economica ci sia un piano dei poteri forti. Altissima è la percentuale (68%) di coloro che ritengono che il governo italiano e l’Ue stiano occultando i dati reali sugli immigrati presenti in Italia, mentre supera il 60% coloro che credono che la crisi finanziaria sia il prodotto di una cospirazione di banchieri e politici.
Giancarlo Cocco
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