Nobel per Mogherini, Vucic e Thaci se risolto nodo Kosovo

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Rumors dai media sull’assegnazione dell’onorificenza. Ma per il presidente serbo non ci sono ancora soluzioni concrete. Per il sindaco di Presevo, bene unione con Pristina

I presidenti kosovaro Hashim Thaçi e serbo, Aleksandar Vučić, assieme all’Alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Federica Mogherini, potrebbero essere candidati al premio Nobel per la pace, se Belgrado e Pristina raggiungeranno un accordo finale sulla normalizzazione delle relazioni bilaterali entro la prossima primavera. Lo sostiene il quotidiano serbo “Danas“. Il giornale ha citato non meglio specificate fonti diplomatiche internazionali, che hanno specificato che “sono alte le chance” che i tre vengano nominati per il Nobel se il “nodo del Kosovo” sarà “scioltoentro i primi mesi del 2019.

A Bruxelles, con la facilitazione dell’Ue, sono in corso negoziati, anche a livello presidenziale, tra Belgrado e Pristina per il raggiungimento di un accordo definitivo sulla normalizzazione dei rapporti tra le due capitali. Il premio Nobel per la pace è stato in passato assegnato a leader politici che hanno contribuito a risolvere complicate questioni politiche. Nel 1993 toccò a Fredrik Willem de Klerk e Nelson Mandela, artefici dell’abolizione del regime dell’apartheid in Sudafrica. L’anno dopo furono premiati Yasser Arafat, Shimon Peres e Yitzhak Rabin, per i loro sforzi verso la “pace in Medio Oriente” e per risolvere la questione di Israele e Palestina.

Ma è sempre dalla Serbia che arrivano segnali opposti: per il presidente serbo Vučić non si può commentare ancora delle soluzioni concrete sulla questione del Kosovo «perché ancora non ce ne sono». La dichiarazione è stata fatta proprio ieri nel corso di un intervento per l’emittente “Rts”, quando il leader balcanico ha ricordato i tre obiettivi principali del suo Paese, ovvero preservare la pace, tutelare gli interessi dello Stato e proteggere i diritti della popolazione serba. «È meglio mantenere la pace che commettere errori», ha detto Vučić aggiungendo che il più difficile fra gli obiettivi posti è quello di tutelare gli interessi dello Stato. Ha infine annunciato una sua possibile visita in Kosovo il prossimo 9 settembre «se tutto andrà bene».

                     Ana Brnabić

Sempre nella giornata di ieri la premier Ana Brnabić ha dichiarato che «è giunto il momento per la Serbia di uscire dal conflitto congelato» sulla questione del Kosovo. La Brnabic, in un’intervita per l’agenzia “Tanjug”, ha fatto appello a tutti gli attori della politica e della vita pubblica nazionale a mostrare responsabilità riguardo alla questione kosovara. «L’individuazione di una soluzione a lungo termine per la normalizzazione dei rapporti fra Belgrado e Pristina è senza dubbio la questione politica più importante per il futuro del Paese e della nostra popolazione».

Nei giorni scorsi il ministro degli Esteri della Serbia, Ivica Dačić, in un intervento per l’emittente “Tv Prva” ha sottolineato come «le autorità di Pristina non sono pronte al compromesso» riguardo alla questione kosovara, ma hanno pur sempre «delle limitazioni e dei doveri». Secondo quanto ribadito invece dall’omologo kosovaro Behgjet Pacolli, parlando all’emittente “Rtk”, il dialogo tra Kosovo e Serbia «dovrebbe concludersi nel febbraio 2019» con il reciproco riconoscimento dei due Paesi. «L’intenzione è che la Serbia riconosca il Kosovo, ma non so se posso chiamarlo un riconoscimento emotivo o una garanzia che la Serbia non impedisca la costruzione di uno Stato, la libertà di movimento per i cittadini e i beni», ha dichiarato Pacolli. «Anche per la Serbia si tratta di non impedire la coesistenza del Kosovo con la Serbia, così come il Kosovo coesiste con gli altri Paesi della regione», ha affermato il ministro all’emittente televisiva.

                              Albin Kurti

Degli eventuali negoziati sullo “scambio di territori” o su modifiche ai confini tra Serbia e Kosovo portano più vicini alla guerra che alla pace, secondo quanto invece dichiarato nei giorni scorsi dal leader del movimento kosovaro all’opposizione Vetevendosje, Albin Kurti. «Sono particolarmente preoccupato perché, sulla base dell’amara storia più recente nei Balcani, discussioni sullo scambio di territori portano a spostamenti della popolazione piuttosto che un cambio dei confini» – ha detto il politico kosovaro – «sappiamo bene che il dialogo sui territori è più vicino alla guerra che alla pace». A suo modo di vedere, il fatto che il presidente kosovaro Thaçi abbia avviato le discussioni sul tema è legato ai suoi timori di essere incriminato dal Tribunale speciale per i presunti crimini dell’Esercito di liberazione del Kosovo (Uck).

La correzione dei confini tra Kosovo e Serbia, proposta dal presidente kosovaro, può essere oggetto di confronto ma non nell’ambito di un negoziato sullo “scambio di territori” con Belgrado. Questa la linea del sindaco di Presevo Shqiprim Arifi, intervenuto sul dibattito che interessa direttamente il comune da lui guidato, in quanto nella proposta di Thaçi rientrerebbe nei territori della Serbia meridionale che dovrebbero essere integrati nel Kosovo. Parlando all’emittente “Radio Dukagjin”, il sindaco del comune a maggioranza albanese della Serbia meridionale ha detto che l’intera valle di Presevo dovrebbe essere integrata nel territorio del Kosovo, mentre l’idea di uno “scambio di territori”, cedendo in cambio alcuni territori del nord alla Serbia, non è ammissibile in quando indebolisce la posizione di Pristina. «Vogliamo che il Kosovo sia forte e vogliamo che il Kosovo settentrionale sia parte di questo Paese, anche a costo (per i comuni della valle di Presevo) di rimanere con la Serbia».

Anche gli Stati Uniti continuano a sostenere il dialogo tra Serbia e Kosovo mediato dall’Ue, ma non permettono “libertà illimitata” in questo processo. Fonti dell’ambasciata Usa a Pristina, contattate dal quotidiano “Zeri”, indicano la posizione di Washington sull’attuale dibattito in corso nei due Paesi. Secondo le fonti dell’ambasciata, le parti nel dialogo dovrebbero raggiungere un accordo in grado di eliminare l’instabilità nella regione dei Balcani. «Il Kosovo e la Serbia dovrebbero raggiungere un accordo attuabile, sostenibile e che non crei instabilità in nessuno dei Paesi o nella regione», affermano le fonti dell’ambasciata Usa: «questo richiederà visione e flessibilità da entrambe le parti».

 

Stefica Markovića

Foto © European Commission, KosovaPress, Artizans

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