Arlene Foster ha preso il posto di Peter Robinson alla guida del governo dell’Irlanda del Nord, avviando la nuova cooperazione tra Democratic Unionist Party e Sinn Féin prevista dal “Fresh Start”
L’Irlanda del Nord, che gode di ampia autonomia statale nel quadro istituzionale britannico, prosegue nella sfida di gestire il particolare rapporto con la Repubblica d’Irlanda (la cui crescita economica sta facilitando i progressi anche in Ulster) e le incognite del referendum britannico sull’appartenenza all’Unione europea, della quale va ricordato il contributo fornito all’azione congiunta di Regno Unito e Repubblica d’Irlanda a favore del processo di pace. Il giorno 11 gennaio 2016 è entrata nel vivo l’applicazione del “Fresh Start”, il nuovo patto raggiunto tra i protestanti unionisti del Democratic Unionist Party (DUP) e i repubblicani cattolici dello Sinn Féin (SF).
L’esecutivo è formato dai due partiti più grandi (e più lontani tra loro, appunto DUP e SF) giàin questi ultimi anni cooperanti all’interno dei governi basati sul “Good Friday Agreement“, che prevedeva l’inclusione di tutti i maggiori partiti dell’Ulster. A lungo allineato sulle posizioni anticattoliche di Ian Paisley (scomparso nel settembre del 2014) alla fine del 2015il premier Peter Robinson ha deciso di farsi da parte, per favorire il proseguimento dell’esperienza di autonomia dell’Ulster: a succedergli alla guida del partito filo-britannico DUP e nel ruolo di primo ministro della provincia autonoma è Arlene Foster, la quale è stata responsabile, fin dal 2007, di diversi ministeri (Finanze e Funzione Pubblica nell’anno da poco concluso). Foster nel DUP rappresenta un cambiamento rispetto alla base presbiteriana e di seguaci di Ian Paisley, perché lei è anglicana e in passato ha fatto parte dell’Ulster Unionist Party (l’UUP, la parte degli unionisti che a fine degli anni novanta fu firmataria dei primi accordi con lo Sinn Féin, assieme ai governi di Regno Unito e Repubblica d’Irlanda). Se oggi guida un esecutivo che include i repubblicani, Arlene Foster nel 1988 rischiò di essere uccisa da un attentato dell’ala militare dei repubblicani dell’IRA.
Il“Fresh Start”, è la ridefinizione più significativa degli accordi di pace in Irlanda del Nord (dai tempi del “Good Friday Agreement” del 1998) e stabilisce un piano a tappe per la prima metà del 2016: alcuni dipartimenti del governo saranno accorpati, mentre la questione delle riforme sul welfare (dirimente in Ulster a causa dei persistenti problemi sociali radicati nei decenni di conflitto) è stata parzialmente rimandata e rimessa di fatto nelle mani di Londra per quest’anno. Il tema del “fare i conti con il passato”, complicato per i repubblicani e per i lealisti ma anche per lo Stato britannico, viene ancora una volta rimandato e altre questioni “calde”, ad esempio bandiere e parate, vengono affidate ad una commissione incaricata di esaminarle nel giro di diciotto mesi.
Sostituendo il precedente “Good Friday Agreement”, il quale prevedeva l’inclusione nell’esecutivo di tutti i partiti di qualche peso, dai due più grandi (DUP e SF) al più piccolo partito dell’Alleanza, passando per i due medi (UUP ed SDLP) al fine di garantire la rappresentanza nel governo di tutte le comunità (in particolare le diverse fasce della popolazione al centro dei conflitti, repubblicana e cattolicada una parte e unionista e protestante dall’altra), il nuovo accordo, “Fresh Start”, porterà ad una dinamica maggioranza-opposizione, senza interrompere la cooperazione tra le comunità, ma anzi articolandola in modo più simile a quanto avviene nella maggior parte delle democrazie, trattandosi di un patto di governo tra Democratic Unionist Party (in anni recenti il più grande partito protestante e unionista, spesso critico riguardo agli accordi soprattutto prima dell’accettazione del disarmo da parte dell’Ira nel 2005) e Sinn Féin (repubblicani, forza legata alla lotta armata a difesa dei cattolici ai tempi dell’Ira).
All’origine di questo cambiamento c’è stato il disagio dei partiti minori, soprattutto l’Ulster Unionist Party, in passato il maggiore gruppo unionista filo-britannico tra i partiti artefici degli accordi (ma che nell’autunno del 2015 ha avviato la crisi istituzionale, pretendendo verifiche sulla persistenza di strutture operative dell’IRA, da allora infatti l’UUP ha ipotizzato la fine del “Good Friday Agreement” ottenendone infine la revisione con la nascita del ‘Fresh Start’, che porta ora al governo non solo ‘insieme’ ma da sole ‘in coppia’ le due forze più distanti tra loro in quanto a posizioni politiche, DUP e Sinn Féin). Si arriverà quindi alla formazione di una vera opposizione, anche nella quale coesisteranno rappresentanti di comunità a lungo distanti, cioè i deputati dell’unionista UUP, del Social Democratic and Labour Party (SDLP, cattolici), del Partito dell’Alleanza (comprendente sia cattolici che protestanti).
Da una parte restano interrogativi su un esecutivo retto soltanto da due forze politiche che si sono combattute prima del ‘Good Friday Agreement’, dall’altra è sperabile un certo grado di stabilità, dato il minor numero di partecipanti (e di negoziati necessari). Nel maggio del 2016 ci saranno le elezioni per l’Assemblea: secondo molte previsioni il DUP resterà primo e lo Sinn Féin ridurrà il distacco, ma in caso di vittoria dello Sinn Féin la coabitazione nel ruolo di ‘junior partner’ rispetto ai repubblicani sarebbe impegnativa per la base del Democratic Unionist Party, lo SF propone perciò due “primi ministri”, come soluzione di compromesso.