Scelti dal Pe il giornalista turco Can Dündar, il leader tataro Mustafa Dzemilev e le avvocatesse yazide Nadia Murad Basee e Lamiya Aji
L’impegno del Parlamento europeo a sostegno dei diritti umani trova espressione anche attraverso iniziative di grande valore, quali il Premio Sakharov per la libertà di pensiero. Ogni anno, infatti, dal 1988 è assegnato questo premio prestigioso ad una personalità o organizzazione che si sia riconosciuta per l’eccezionale contributo alla lotta per i diritti umani e la libertà di espressione. Grazie alla somma in denaro istituita come premio, il Parlamento europeo sostiene i vincitori nel portare avanti le loro cause.
L’anno scorso il premio è stato assegnato a Raif Badawi blogger saudita, autore del sito Free Saudi Liberals, arrestato nel 2012 e condannato a 10 anni di carcere, oltre a dover subire mille frustate e dover pagare una multa per aver insultato su internet i valori islamici. A scegliere i candidati anche quest’anno sono stati i singoli gruppi politici o unioni di almeno 40 eurodeputati. Fra le candidature, le commissioni Affari Esteri e Sviluppo hanno ristretto la rosa a tre finalisti.
Ora la Conferenza dei presidenti, composta dal presidente del Parlamento europeo Martin Schulz e dai capigruppo dei vari gruppi politici, sceglierà il vincitore il 27 ottobre. La cerimonia di premiazioni si terrà a Strasburgo il prossimo 14 dicembre. I candidati finalisti per il 2016 sono:
Can Dündar (di cui abbiamo già scritto qui), ex caporedattore del quotidiano turco Cumhuriyet, è stato arrestato nel novembre 2015, dopo che il suo giornale aveva pubblicato alcune fotografie che mostravano i servizi segreti turchi consegnare illegalmente armi ai ribelli siriani. È stato successivamente condannato a 5 anni e 10 mesi di carcere per “rivelazione di segreti di Stato” (adesso è in corso il processo d’appello) ed è sopravvissuto a un tentativo di omicidio. Al momento si trova all’estero, in attesa dell’appello.
Mustafa Abdülcemil Qırımoğlu, ex presidente del Mejlis di Crimea (il parlamento tataro), è un ex dissidente sovietico e attuale membro del Parlamento ucraino. È una figura di spicco nella difesa dei diritti umani e delle minoranze del suo Paese da oltre cinquant’anni. La sua storia personale è segnata dalle vicende storiche del popolo tataro: a soli sei mesi fu deportato in Asia Centrale insieme a tutto il resto della popolazione. Riuscì a tornare nella sua terra soltanto 45 anni dopo. Adesso che la Russia ha annesso la Crimea, l’attivista è nuovamente impossibilitato a entrare nel suo territorio.
Nadia Murad Basee e Lamiya Aji Bashar sono due avvocatesse impegnate nella difesa della comunità yazida in Iraq e delle donne colpite dalla violenza sessuale delle milizie Isis. Entrambe provengono da Kocho, uno dei villaggi iracheni vicino a Sinjar distrutto dalle truppe dell’Isis nell’estate del 2014. Insieme a migliaia di altre ragazze yazide, sono state rapite e costrette alle vessazioni sessuali dei militanti del Califfato. Murad sta anche lavorando per il riconoscimento del genocidio degli Yazidi.
Elodie Dubois
Foto © European Union