Vertice su Trump, l’Unione europea accelera sulla difesa

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Dopo le dichiarazioni del presidente Juncker, cena dei ministri degli Esteri a Bruxelles, su invito dell’Alto Rappresentante per la Politica extra Ue e la sicurezza comune Mogherini

Dopo l’inizio non certo cordiale tra le istituzioni europee (che lo avevano invitato subito) e il prossimo presidente Usa (che non ha nemmeno risposto), sfociato nel giudizio tranchant di Jean Claude Juncker su i prossimi due anni (persi a informarsi perché «Non conosce il mondo») di Donald Trump, l’Europa nell’incontro di oggi cerca di fare il punto della situazione e cominciare a ragionare sul significato dell’elezione del miliardario americano alla Casa Bianca.

I ministri degli Esteri stasera si vedranno nella sede del Seae (Servizio europeo per l’azione esterna) a Bruxelles, servizio diplomatico dell’Ue istituito per rendere la politica estera dell’Unione europea più coerente ed efficace, rafforzando in tal modo l’influenza globale dell’Europa, per una cena informale su invito di lady PESC (Politica estera e di sicurezza comune, equivalente all’acronimo inglese CFSP – Common Foreign and Security Policy) Federica Mogherini. Ma non tutti i 28 si presenteranno: il ministro britannico (fra i promotori della Brexit) Boris Johnson e quello ungherese Peter Szijjarto (che nelle scorse settimane aveva polemizzato con l’Italia e Renzi in particolare), ad esempio, hanno subito declinato l’invito. Anche il francese Jean-Marc Ayrault non ci sarà, ma solo per problemi di agenda, e si farà rappresentare dall’ambasciatore permanente nella capitale belga.

23Fonti diplomatiche europee, riportate dall’Agenzia Ansa, definiscono la cena come «un’occasione per fare il punto in libertà sui possibili scenari». Che arriva alla vigilia di due giorni di Consigli formali degli Esteri e della Difesa e mentre Barack Obama da domani a lunedì 21 novembre sarà in Grecia, Germania e Perù, non più per il previsto tour di saluto ma – secondo alcuni media americani – per cercare di rassicurare il mondo che gli Usa continueranno a rispettare gli impegni.

Il dubbio ha già spinto il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg a ricordare a Trump che gli Usa non hanno altra opzione perché «una Nato forte è utile all’Europa, ma anche agli Usa». Ma intanto, in un clima di assoluta incertezza, «ci sono le condizioni per accelerare sul piano per la difesa europea», si osserva a Bruxelles. Lunedì pomeriggio, in una riunione allargata formato “jumbo”, i ministri degli Esteri e della Difesa dovranno approvare il piano Mogherini (da realizzarsi entro marzo), il cosiddetto “Implementation Plan on Security and Defence” (Ipsd), che delinea le proposte in materia di sicurezza e difesa per l’attuazione della “Strategia globale” presentata e approvata al vertice di giugno, all’indomani del referendum sulla Brexit. Punto centrale, la definizione del “livello di ambizione” che poi dovrà avere l’imprimatur finale nel vertice dei leader a dicembre.

46Tra le proposte, oltre a quella di rivedere i meccanismi di funzionamento delle missioni (che potrebbe portare alla creazione di un quartier generale unico), identificare le nuove aree di priorità per le missioni civili e militari europee, migliorare la capacità di schieramento dei “battle group” rafforzando il finanziamento del meccanismo Athena (che attualmente ha soli 64 milioni di euro a disposizione). Tra le idee – fermo restando che ogni forma di rafforzamento avverrebbe comunque in coordinamento con Onu e Nato, senza duplicazioni – anche quella di poter attivare i “battle group”, magari anche per interventi rapidi di peacekeeping in attesa di eventuali schieramenti di missioni dell’Onu. Nel piano, pure il rafforzamento delle missioni di addestramento e assistenza per la “capacity building” nei Paesi del vicinato. Sul piano interno, infine, le misure concrete per il rafforzamento delle infrastrutture europee, delle risposte alle guerre ibride e ai cyberattacchi e delle capacità di difesa collettiva previste dagli articoli 42.7 (già una volta attivato dalla Francia) e 222 dei Trattati.

Italia, Francia, Germania e Spagna sono tra i più determinati a procedere speditamente. Qualche resistenza emerge da Svezia, Polonia e Paesi baltici. Ma la prospettiva di un Trump che potrebbe avere un atteggiamento diverso verso la Russia e Putin potrebbe spingere anche i restii a cambiare idea. Anche perché, se si ascoltano le parole del ministro degli Esteri italiano Paolo Gentiloni – nel corso della trasmissione “In Mezz’Ora” su Raitre alla domanda sulla possibilità che dopo l’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca migliorino i rapporti con la Russia di Vladimir Putin – «Se Trump andrà contro la posizione dei repubblicani americani che spingono per una linea dura contro Putin, non sarà certo l’Italia ad averne danni e a mettersi di traverso».

 

Elodie Dubois

Foto © Consiglio dell’Unione europea

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Elodie Dubois
Francese, innamorata dell'ambiente e dell'Italia. Sempre attenta alle tematiche che riguardano la lotta all'effetto serra e la riduzione dell'inquinamento, contribuisce con la sua esperienza a Strasburgo e a Bruxelles alla realizzazione di una buona Euro...comunicazione!

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