Futuro dell’Europa: la Commissione rilancia la palla nei campi nazionali

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Il presidente Juncker presenta il libro bianco per nuovo progetto comunitario. Esecutivo alla finestra, in attesa del feedback degli Stati membri, non azzarda soluzioni ma 5 scenari

«Europe will not be made all at once, or according to a single plan. It will be built through concrete achievements which first create a de facto solidarity». Diceva questo Robert Schuman nel maggio del 1950. Una frase scolpita in apertura del libro bianco della Commissione europea per rilanciare l’Europa e il suo progetto comunitario. Un segnale chiaro che crede ancora nell’Europa dei suoi padri fondatori, del Manifesto di Ventotene di Spinelli e Rossi che campeggia nelle prime pagine dell’atteso testo.

Jean-Claude Juncker, il presidente al giro di boa di mandato, appare sereno e calmo nell’affrontare l’emiciclo di Bruxelles dove l’attendono i 751 eurodeputati pronti per ascoltare la sua visione sull’Europa di domani. Il presidente va direttamente al sodo sgomberando il campo da eventuali decisioni unilaterali della Commissione – approccio top-down –  su quella che dovrebbe essere l’Europa delle prossime generazioni, l’Europa voluta dai cittadini europei, e passa in rassegna cinque scenari possibili. Scenari non scelte. Quelle verranno prese solo dopo una lunga consultazione con i parlamenti e governi nazionali, con le rappresentanze regionali e locali e la società civile.

Il “no” di Juncker

Il presidente dell’esecutivo europeo non si pronuncia sul suo gradimento personale dei singoli scenari ma si lascia scappare un “no secco all’unico che ritiene inconcepibile, quello numero 2, che relega la Commissione europea a semplice burocrate esecutivo, con i Paesi membri che si concentrano unicamente su pochi temi come il mercato interno, senza sviluppare nuove politiche. «Per me l’Unione europea è più che una zona di libero scambio e un mercato interno funzionante, è un progetto al servizio dei propri cittadini. Sono contrario a una Commissione che faccia solo da burocrate amministrativo», così Junker, che enuncia poi gli altri quattro scenari partendo dal primo in cui i Paesi membri si adoperano per rafforzare il processo di riforma senza grandi cambi di potere.

Poi il terzo in cui si prefigura un’Europa a varie velocità per proseguire il progetto europeo (come già accade con Schengen o l’Euro). Fino allo scenario numero quattro in cui tutti i Paesi membri concentrano la loro attività su poche politiche (fare meno per dire fare di più) o allo scenario numero cinque che vede gli Stati membri condividere più poteri e risorse, adottando decisioni rapide ed efficaci (“nuova Europa” e leadership su macro temi come la lotta al cambiamento climatico, la costruzione di una difesa europea, ecc…).

I cinque scenari della Commissione europea

Il documento passa in rassegna i successi dell’attuale Unione europea – un’oasi di pace e benessere che negli anni ha saputo dare ai propri cittadini libertà di movimento, studio e lavoro abbattendo barriere economiche e sociali – ma che la crisi economica ha incrinato con conseguenze drammatiche sul tessuto sociale. Uno scenario in cui la minaccia del terrorismo e i flussi migratori minano dall’interno, con richieste concrete da parte dei cittadini di risposte sulla  sicurezza e l’occupazione. Juncker punta anche il dito sul gioco allo scarica barile fra Stati membri e Bruxelles con quest’ultima vittima troppo spesso di colpe a lei non imputabili nel refrain “ce lo ha detto l’Ue”, quando occorre far digerire misure difficili agli elettori de singoli Stati membri.

Per Juncker il progetto europeo è ancora “amato” dai suoi cittadini ma non più in maniera incondizionata.  Ecco perché dobbiamo pensare a un’Europa diversa, un’Europa che si occupi di questioni realmente rilevanti per i propri cittadini, «proprio come sta facendo l’attuale Commissione», ricorda Juncker, che ha ridotto il carico di proposte legislative concentrandosi sul miglioramento del funzionamento del mercato interno, di quello digitale e dell’energia, dei capitali e della difesa, in attesa di future scelte.

Da Roma verso Roma e più in là

Aprendo il suo intervento Juncker ricorda come Roma non simbolizzi solo l’inizio del cammino europeo ma anche l’inizio di un nuovo capitolo in cui affrontare sfide importanti per la nostra sicurezza e benessere con un ruolo rafforzato dell’Unione europea in un mondo sempre più multipolare. «Abbiamo bisogno di una nuova visione del nostro futuro e del nostro destino», rilancia il presidente della Commissione.  Il libro bianco vuole contribuire a questo nuovo capitolo del progetto europeo e con oggi parte un ampio dibattito che vede protagonisti il Parlamento europeo, i parlamenti nazionali, i governi, le rappresentanze regionali e locali e la società civile per fornire il proprio contributo all’Europa di domani. «Toccherà poi a me a settembre prossimo in occasione del discorso sullo “Stato dell’Unione” fornire la mia idea personale». Il cammino è tracciato, con il Consiglio europeo di dicembre che aprirà la strada alle elezioni del Parlamento europeo del giugno 2019, verso l’Europa post 2025.

Juncker rassicura l’Aula sulla volontà di non chiedere cambi per ora dei Trattati europei pur se conferma come il tema sia solo rimandato. «Non esiste un’identità collettiva europea», tuona, occorre rilanciare un dibattito in giro per l’Europa, e forgiare l’Europa di domani, l’Europa dei cittadini, che saranno chiamati in giro per le piazze europee a esprimersi su quale Europa vogliono, cosa funziona e cosa va migliorato e cambiato.

I prossimi passi

La visione del Parlamento europeo sul futuro dell’Europa era stata già adottata dall’Assemblea di Strasburgo lo scorso 16 febbraio. I deputati europei avevano approvato allora tre risoluzioni sul Futuro dell’Europa in cui si chiedeva in particolare di verificare possibili azioni e gli strumenti a disposizione per migliorare l’attuale sistema, di elencare possibili cambiamenti ai Trattati in vista di nuove riforme e di rendere più resilienti, forti e integrate le economie dei Paesi della zona euro.

Nei prossimi mesi la Commissione europea metterà sul tavolo una serie di documenti che approfondiranno la visione dell’esecutivo comunitario, affrontando la dimensione sociale dell’Ue, l’Unione economica e monetaria, il capitolo della difesa e delle finanze dell’Unione europea. «L’Europa ha saputo rialzarsi dalle ceneri della Seconda Guerra Mondiale. Oggi pur nelle attuali difficoltà l’Europa rimane un sogno per molti cittadini del mondo intero», ricorda il presidente. «La nostra Europa non è una conquista per sempre ma una scelta deliberata che occorre difendere giorno dopo giorno, pensando alle future generazioni».

Juncker lancia una frecciata ad alcuni Stati membri quando ricorda come il principio di sussidiarietà non può essere confuso con quello di solidarietà, mentre principi come la democrazia, lo stato di diritto, la dignità, l’uguaglianza degli esseri umani, sono principi che fondano e distinguono il progetto europeo e lo rendono unico. Il presidente della Commissione ricorda infine ai presenti che manterrà la sua promessa di non ricandidarsi per un secondo mandato ma non per questo non stupirà ancora nei prossimi due anni e mezzo con idee e proposte. «Coraggio, pazienza e determinazione», da qui deve ripartire l’Unione europea qualunque sia la scelta che l’Europa vorrà fare dopo questo nuovo periodo di riflessione e consultazione. L’Europa del futuro è appena iniziata, ma prima la palla nel campo degli Stati nazionali…

 

Andrea Maresi

Foto © European Union

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