Fortemente critica l’Europa. Germania, Francia e Italia dicono no a eventuali nuovi negoziati. L’ex presidente Obama attacca il suo successore
Trump prosegue nel proprio cammino di progressiva demolizione del lascito di Obama. Forte di risultati economici importanti, confortato dal trend positivo delle borse, il tycoon mantiene la parola data ai propri elettori, annunciando il ritiro dagli accordi di Parigi sul clima. Una mossa che, naturalmente, non piace all’Europa e al resto del mondo. Il neo premier francese Macron ha subito bloccato qualsiasi ipotesi di rinegoziazione, mentre la voce dell’ex presidente Obama ha tuonato contro una scelta ritenuta irresponsabile e pericolosa per il futuro del pianeta.
Dal canto suo Trump ribadisce la contrarietà ad accordi che, a suo dire, risultano irrealistici e vanno a tutto discapito degli Stati Uniti, favorendo invece la Cina. Una mossa che prevede l’immediata fine dell’applicazione degli impegni di riduzione delle emissioni e il blocco dei versamenti al Fondo verde per il clima. Di contro il presidente degli Stati Uniti ha ribadito la volontà di investire massicciamente sul carbone, promettendo al proprio elettorato nuovi posti di lavoro.
Il tycoon gioca la carta del patriottismo, paventando un complotto ai danni degli Stati Uniti. Gli altri Paesi avrebbe plaudito a quell’intesa punitiva per l’America, pregustando vantaggi economici notevoli. Una teoria che sorprende e ha il sapore dell’isolazionismo. Significativo è il fatto che ora gli Stati Uniti siano fra i pochissimi Paesi, insieme alla Siria e al Nicaragua, ad aver rifiutato i trattati di Parigi.
Fin qui i proclami ad effetto. Come per la Brexit, l’attuazione concreta del ritiro richiederà un tempo piuttosto lungo, quantificato in quattro anni. Ciò significa che si arriverebbe al 2020, quando gli americani saranno chiamati a promuovere o bocciare l’operato dell’attuale amministrazione.
La mossa di Trump crea inoltre un certo disagio intestino, se pensiamo che la figlia Ivanka, consigliera del presidente, aveva espresso la propria contrarietà al riguardo. Ignorato anche l’impegno di Papa Francesco, che nel suo recente incontro con il tycoon aveva cercato di sensibilizzarlo su queste problematiche donandogli l’enciclica Laudato si, che riguarda appunto i cambiamenti climatici. Trionfa dunque la linea dell’estrema destra e dei conservatori, riuniti sotto l’ala protettrice di Scott Pruitt, direttore dell’Agenzia per la protezione dell’ambiente degli Stati Uniti nonostante i propri legami con l’industria petrolifera, noto negazionista del riscaldamento globale.
Registriamo comunque le voci delle principali corporation americane, dalla Microsoft alla Disney, che hanno annunciato di voler proseguire nel cammino di salvaguardia del pianeta. Un segnale che accentua le divisioni interne. Molti sindaci e numerosi Stati si schierano apertamente per non abbandonare la strada intrapresa a Parigi. Le scelte dell’amministrazione Trump sono, ancora una volta, destinate a far discutere, scuotendo equilibri che sembravano acquisiti.
Riccardo Cenci
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Immagini WikiCommons
Donald Trump by Emanuel Vadon
Emmanuel Macron fonte governo francese