Continua il triste primato dell’Italia in Europa per numero di roghi

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Incendi:1.500 richieste aerei in 2017, record ultimi 10 anni. Belpaese secondo solo al Portogallo per estensione bruciata. L’importanza della protezione civile Ue

Con quasi 400 roghi l’Italia, nell’estate 2017, è il primo Paese in Europa per numero di incendi boschivi, e con più di 72mila ettari andati in fumo è seconda solo al Portogallo (115.323 ettari) per estensione bruciata. Emerge da una mappa aggiornata al 27 luglio, del Centro di coordinamento per la risposta all’emergenza della Commissione europea. In Spagna gli incendi sono stati 43, per 19.666 ettari inceneriti, mentre in Francia 22 per 9.585 ettari bruciati. E gli ultimi aggiornamenti non fanno che descrivere un’emergenza in aumento (una nuova mappa del 4 agosto fa salire gli ettari bruciati in Portogallo a 139.183 e quelli in Italia a 82.649).

Una situazione che ha convinto la protezione civile italiana, riconosciuta come all’avanguardia in Europa in questo settore, a ricorrere per la seconda volta nella stessa estate (prima di quest’anno altre due volte in assoluto dalla creazione) al Meccanismo di protezione civile europeo. La richiesta è arrivata al Centro di coordinamento di Bruxelles l’altroieri, il 6 agosto sera intorno alle 22, quando il Sistema informativo di allerta sugli incendi nelle foreste europee (Effis, dall’acronimo inglese European Forest Fire Information System), evidenziava ancora 18 incendi attivi in Italia, con le zone più a rischio in Lazio, Sicilia e Calabria. La prima risposta alla richiesta d’aiuto è arrivata dalla Francia. In una trentina di minuti Parigi ha messo a disposizione due Canadair e un aereo da ricognizione. E mezz’ora dopo anche Madrid ha risposto all’appello (l’offerta è stata declinata, dati i mezzi a sufficienza).

Una dimostrazione che «la solidarietà europea funziona», ha rilevato il commissario Ue per la Gestione delle crisi (nella foto a destra) Christos Stylianides. A supporto dell’Italia è al lavoro anche il sistema europeo di mappatura satellitare Copernicus, per valutare la gravità dei danni. Negli ultimi tre mesi, complice anche il caldo di Lucifero, sono già 217mila gli ettari di bosco bruciati in Europa, dove la stagione dei roghi è iniziata con due settimane in anticipo.

Secondo uno studio del Joint research center (Jrc) europeo, circa l’85% del totale delle aree che finiscono in fumo nell’Ue si trova nei cinque Paesi della fascia mediterranea: Francia, Grecia, Italia, Portogallo e Spagna. Tra il 1980 e il 2015, la media delle aree bruciate è stata di 447.807 ettari l’anno, per un totale di oltre 16 milioni di ettari nei 35 anni. Di questi, 5,925 milioni in Spagna; 3,852 milioni in Italia; 3,812 milioni in Portogallo; 1,635 milioni in Grecia; e 896.216 in Francia.

E stando a un altro studio dello Jrc, rilanciato la scorsa settimana dal Lancet, la situazione andrà peggiorando. Entro fine secolo la salute di 2 europei su tre (pari a 351 milioni di persone, ne abbiamo già scritto qui) sarà infatti messa a rischio da disastri climatici (in primis le ondate di calore) e il numero di decessi dovuti al clima aumenterà di 50 volte passando da 3.000 morti l’anno nel periodo tra il 1981 e il 2010 a 152.000 morti l’anno attesi per il periodo 2071-2100. Anche in questo caso, i più colpiti saranno gli abitanti dei Paesi dell’Europa Meridionale.

Prosegue dunque senza interruzioni l’estate dei roghi, una piaga che quest’anno ha distrutto – solo in Italia – un’area pari a 124 mila campi da calcio, senza considerare il patrimonio agricolo distrutto. Nella sola Sila (Calabria) sono andati a fuoco 4mila ettari e in queste giornate roventi vigili del fuoco e protezione civile son dovuti intervenire anche per spegnere tantissimi incendi divampati a seguito della combustione di piccole sterpaglie, spesso provocate dall’uomo. I roghi anche oggi hanno attanagliato le vicinanze di Roma e i pompieri hanno dovuto compiere più di 70 interventi. Male anche la Sicilia, dove ieri la conta degli incendi si è spinta fino a 31.

Trentaquattro gli interventi dei Canadair, chiamati oramai tutti i giorni a fare un super lavoro, come in Abruzzo (a Collelongo, in provincia di L’Aquila) per un incendio di ampie proporzioni che ha convinto le autorità a chiudere in via precauzionale un tratto dell’autostrada A24. Nel frattempo in serata sono state domate le fiamme divampate a Fonte Velica a Campo Imperatore versante aquilano del Gran Sasso d’Italia che per giorni ha tenuto impegnate sul campo molti operatori, a partire da numerose squadre dei Vigili del Fuoco.

Sul fronte Canadair, la Protezione Civile ha fatto sapere che dall’inizio dell’anno sono state 1.487 le richieste arrivate al Dipartimento, numero record negli ultimi 10 anni e vicino al record assoluto del 2007 (1.501). Ieri intanto le richieste per Canadair ma anche elicotteri sono stati 19, di cui 5 nel Lazio, 4 in Sicilia, 3 in Abruzzo, Campania e Calabria e 1 in Umbria. A questi si associano i due velivoli Canadair francesi di cui si è già spiegato. Purtroppo nel pomeriggio stesso di ieri i due velivoli sono dovuti tornare Oltralpe a causa del peggioramento delle condizioni anche dall’altra parte delle Alpi.

Secondo la fotografia scattata dal già citato Effis della Commissione Ue, dall’inizio dell’anno sarebbero stati 433 gli incendi di grandi dimensioni, superiori ai 30 ettari. Di questi 338 sono divampati dall’1 luglio, sono invece 36 quelli conteggiati dal 30 luglio al 7 agosto. Dall’1 luglio a oggi gli incendi hanno interessato un’area di 71.541 ettari. La settimana peggiore risulta essere quella dal 9 al 15 luglio, con oltre 34mila ettari in fumo. Nei nove giorni dal 30 luglio al 7 agosto, invece, le fiamme sono divampate su poco più di 10mila ettari.

 

Manon De Clercq

Foto © European Union/ECHO

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