Ema: nasce intergruppo parlamentare per candidatura Milano

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Il 25 settembre roadshow a Bruxelles con governo, regione, comune. Sala: «non è una battaglia per la città, ma per tutto il Paese». Come fu per l’Expo

A sostenere la candidatura di Milano ad ospitare l’Ema, l’Agenzia europea del farmaco che lascerà Londra in seguito all’uscita del Regno Unito dall’Unione europea (la cosiddetta Brexit, che si formalizzerà entro il 2019) ci sarà anche un intergruppo parlamentare promosso in particolare da deputati e senatori meneghini. L’iniziativa è stata presentata oggi nel capoluogo lombardo. L’obiettivo sarà quello di promuovere la candidatura di Milano.

«L’intergruppo affiancherà le missioni che il governo farà nei prossimi mesi e compirà missioni anche in Paesi più piccoli per incontrare le commissioni parlamentari», ha dichiarato la parlamentare del Pd, Lia Quartapelle, promotrice dell’iniziativa. «Hanno voluto aderire quasi tutti i gruppi politici, a testimonianza di quanto sia importante e strategico questo appuntamento e servano le energie di tutti». Tutti tranne il Movimento 5 stelle, il solo a non aderire all’iniziativa. «Non è una battaglia di Milano ma di tutto il Paese» ha rincarato il sindaco, Giuseppe Sala, già commissario unico di Expo 2015.

Come allora (ci fu un appoggio compatto, con la presentazione delle candidature di Milano per l’Expo e Roma per le Olimpiadi 2024) la partita può essere vinta solo se giocata a livello nazionale, con tutte le forze politiche in campo. Questa la filosofia vincente che unisce l’intergruppo parlamentare, che affiancherà il governo nelle missioni all’estero. I parlamentari e gli europarlamentari promuoveranno la candidatura in diversi Paesi, anche minori, e incontreranno i propri colleghi nelle commissioni.

   Il sindaco di Milano Giuseppe Sala con il suo omologo di Londra Sadiq Aman Khan

Il 25 settembre a Bruxelles inizierà il roadshow (un’interazione faccia a faccia con il pubblico) che porterà la candidatura di Milano in giro per l’Europa. Nell’occasione saranno insieme il governo, rappresentato dalla ministra della Salute Beatrice Lorenzin, la regione con il governatore lombardo Roberto Maroni, e il comune con il succitato Sala. All’intergruppo hanno aderito, oltre alla democratica Quartapelle, alcuni tra i principali esponenti meneghini nella politica nazionale, come Maurizio Lupi (Alternativa popolare), Maria Stella Gelmini (Forza Italia), Gabriele Albertini (Alternativa popolare, ex sindaco di Milano), Patrizia Toia (capodelegazione europarlamentare Pd), Francesco Laforgia (Movimento democratico e progressista), solo per citarne alcuni.

Ricordiamo che i prossimi passaggi per la scelta della nuova sede dell’Ema prevedono il 30 settembre la valutazione tecnica delle candidature, mentre il 17 e il 18 ottobre il Consiglio europeo discuterà a livello politico. Infine la decisione sulla città che ospiterà la nuova sede arriverà il 20 novembre dal Consiglio Affari Generali dell’Unione europea. Per il sottosegretario allo Sviluppo Economico, Ivan Scalfarotto, «Ema sarebbe il sigillo perfetto al momento di crescita che Milano sta vivendo».

   Il grattacielo Pirelli

Elemento di forza del dossier per la candidatura è la sede scelta per Ema, il Pirellone, storico palazzo della città attuale sede del Consiglio regionale lombardo. Sarebbe disponibile da subito e – come ha dichiarato il governatore Maroni – «possiamo pensare, con l’aiuto del governo, di dare una disponibilità iniziale a lasciare a carico di Ema le sole spese di manutenzione di Palazzo Pirelli e non l’affitto. È troppo importante avere la sede di Ema e possiamo permetterci di mettere a disposizione la sede gratuitamente per qualche tempo».

La proposta, come pubblica l’Agenzia Ansa, prevederebbe che per il primo anno l’Agenzia europea del farmaco non paghi l’affitto (7 milioni di euro), una cifra che dovrebbe arrivare a pagare gradualmente nel 2022 nel giro di 4 anni. AmsterdamBarcellona, soprattutto Bratislava, Dublino, Stoccolma e Vienna sono le altre candidate.

La capitale slovacca è pericolosa per il desiderio di assegnare un’agenzia (sarebbe la prima) comunitaria a un Paese dell’Est (anche se in questo momento un’appartenente al gruppo di Visegrad sarebbe un azzardo) e per il “beneficio” che scaturirebbe per l’appoggio determinante dato a Bratislava da francesi e tedeschi. Le altre città, in un modo o per l’altro, avrebbero meno opportunità. Ma in due mesi tutto può ovviamente cambiare.

 

Claudia Lechner

Foto © emamilano.eu, Consiglio europeo, Wikicommons

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