Libero Saakachvili, oppositore di Poroshenko, dopo l’arresto di sabato 11 dicembre. Il ruolo degli investimenti cinesi in un possibile processo di pace
Sconcerta il silenzio da parte dei mass media, in particolare europei, sul conflitto in Ucraina. Una situazione che interessa un numero imprecisato di civili, abbandonati a loro stessi, bisognosi di aiuto e assistenza. Anche coloro i quali hanno deciso di tornare per non perdere il contatto con il proprio territorio, parzialmente rassicurati dal consolidamento della linea di fuoco, non trovano prospettive per una vita dignitosa. Manca il lavoro, i servizi sono assenti, le merci non circolano, gli ordigni inesplosi abbondano e il pericolo di una recrudescenza degli scontri è sempre dietro l’angolo.
La guerra poi, occorre sottolinearlo, non è per nulla interrotta. Imprecisato il numero di vittime civili (si parla di circa 400 fra morti e feriti nel corso dell’ultimo anno), continui i bombardamenti dall’una e dall’altra parte. Se i separatisti godono dell’appoggio russo, i governativi possono contare sull’aiuto statunitense. Recente è la notizia di un nuovo drone tattico in forza all’esercito ucraino dal 2018, nome in codice Tortora (Gorlitsa), prodotto dalla Antonov, in grado di catturare e accompagnare gli obiettivi in movimento. Un’escalation preoccupante che non segue affatto l’ottica del progressivo cessate il fuoco proposta dagli accordi di Minsk.
Confusa anche la situazione politica. Il tribunale di Kiev ha rimesso in libertà l’ex presidente georgiano Mikhail Saakachvili, arrestato sabato 11 dicembre, accusato di progettare un vero e proprio colpo di Stato ai danni del legittimo presidente Petro Poroshenko. Una mossa che ha scatenato una mobilitazione popolare per la sua liberazione, che la dice lunga riguardo le divisioni interne al Paese. Saakachvili accusa Poroshenko di corruzione, mentre dal canto suo quest’ultimo teme il ribaltamento dell’ordine costituito. L’idillio fra i due è già concluso. Non dimentichiamo che proprio il presidente aveva nominato governatore delle regione di Odessa quello che oggi è il suo più acerrimo rivale.
In questa situazione incerta e confusa, l’Ucraina compromette grandi opportunità. Si pensi al progetto cinese riguardo una nuova Via della Seta, che transiterebbe proprio in territorio ucraino. La vicinanza con l’Ue e la possibilità di attingere a manodopera a basso costo sono elementi essenziali di un percorso già avviato, che attende solo la fine definitiva del conflitto per concretizzarsi pienamente.
Forse l’economia riuscirà dove la diplomazia ha fallito. Sovente infatti la prospettiva di lauti guadagni si rivela più efficace della violenza delle armi. Si auspica solo che le forze in campo facciano tutte un passo indietro, in vista di una pace troppo a lungo rimandata.
Riccardo Cenci
Foto © European Union