Italiani primi per partecipazione a evento giovani su Ue

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Alla due giorni a Strasburgo dell’European Youth Event gli studenti del Belpaese fra i più interessati e assidui frequentatori. Ottomila all’Europarlamento per il futuro comunitario

A un anno dalle elezioni il Parlamento europeo ha aperto le sue porte a più di 8mila giovani radunati per discutere del futuro dell’Unione europea grazie alla terza edizione dell’European Youth Event (EYE) che ha visto la partecipazione in massa dei ragazzi italiani tra i 16 e i 30 anni, fra i più accaniti a “impossessarsi” per due giorni della sede di Strasburgo della Camera unica europea. L’Italia, secondo i dati ufficiali dell’istituzione europea, è infatti emerso essere il quarto Paese, dopo i “padroni di casa” francesi e i “vicini” tedeschi e belgi, per numero di partecipanti (734). «Con le vostre buone idee e la vostra determinazione a rendere l’Europa migliore, avete inondato questo Parlamento di vitalità, colore, entusiasmo e speranza. Siete una ventata di aria fresca per la democrazia europea», ha dichiarato, in un emiciclo stracolmo per l’atto di chiusura di EYE, il vicepresidente del Pe Ramon Valcarcel.

I giovani presenti hanno mostrato tutta la loro determinazione ponendo domande critiche e esprimendo le loro idee: sui rifugiati, che bisognerebbe accogliere più numerosi ma senza dimenticare i cittadini europei. Poi sulla Catalogna, «su cui l’Europa tace», o sulla necessità di avere una posizione più decisa nei confronti del presidente Usa Donald Trump. O, ancora, sul fatto che l’Ue non fa abbastanza per le persone con handicap, che non possono partecipare pienamente a eventi come lo stesso EYE. I ragazzi presenti non si sono tirati indietro dal pensare un’Europa diversa. Come Mario, 22 anni, studente di giurisprudenza a Siena che, insieme ad altri “colleghi” durante il dibattito su una nuova Costituzione europea, ha fatto passare l’idea di istituire la figura del «presidente dell’Europa federale sul modello del presidente della Repubblica italiana».

Ora le idee emerse negli oltre 200 dibattiti in questa due giorni sul futuro dell’Unione europea saranno raccolte in un rapporto che sarà reso pubblico a luglio, e che il Parlamento europeo si impegna a prendere in considerazione. «In cambio vi chiedo solo una cosa: andate a votare per le europee. Votate per chi volete, ma votate. Perché la democrazia europea ha bisogno di voi per restare in vita», ha concluso il vicepresidente dell’Europarlamento Valcarcel. Ad accoglierli il primo giorno era stato il presidente, l’italiano Antonio Tajani, con un benvenuto multilingue in cui ha annunciato come il parlamento «è la loro casa perché i suoi membri lavorano per i cittadini europei», e che l’Europa ha bisogno dei giovani perché loro sono il suo futuro. «Ma la cosa più importante» – aveva aggiunto Tajani – «è non uccidere i vostri sogni ma trasformarli in realtà». Un concetto che ha ripetuto poi, con altre parole, durante il suo discorso in un emiciclo stracolmo.

Gli studenti italiani sono stati i più interessati e assidui frequentatori tra i giovani europei dei “giochi di ruolo” sul funzionamento dell’Ue, in cui si simulava il processo legislativo con i suoi diversi attori. È quanto emerge dalle attività condotte da Beta Europa, un’organizzazione no profit composta unicamente da volontari che ha come scopo quello di incoraggiare l’identità europea e la conoscenza sull’Ue, a Strasburgo per partecipare allo European Youth Event. «La maggior parte dei partecipanti alle simulazioni sul funzionamento del processo legislativo dell’Unione europea che organizziamo sono italiani», affermano il vicepresidente di Beta Europa e della sezione italiana, rispettivamente Cristoforo Simonetta e Alessia Del Vasto. Nelle simulazioni, che in genere raccolgono circa 70 persone non oltre i 35 anni, i partecipanti assumono il ruolo di parlamentari europei, commissari, ministri degli Stati membri ma anche giornalisti.

L’obiettivo è quello di arrivare all’approvazione di un regolamento o una direttiva Ue su un determinato tema, anche se l’esito può essere la loro bocciatura. «L’alto numero di partecipanti italiani non solo nelle simulazioni che abbiamo organizzato in Italia ma anche in altri Paesi, probabilmente è dovuta al fatto che nelle università italiane non si dibatte dell’Unione europea, e quindi gli studenti partecipano ai nostri eventi per acquisire una conoscenza pratica, viva, di come funzionano le istituzioni», spiega Cristoforo all’Agenzia Ansa. «Le università italiane sono fortissime nell’insegnamento teorico, ma molto meno nel mettere in pratica la teoria, per esempio attraverso esercizi di dialettica o del parlare in pubblico, che oggi sono capacità che è fondamentale avere, e quindi gli studenti partecipano alle simulazioni per acquisirle», spiega Alessia. Alle simulazioni, tra l’altro, partecipano anche giovani euroscettici. Unico neo: finora Beta Europa non è mai riuscita a organizzare un evento nel Mezzogiorno. «Teoricamente organizzare un evento al Sud sarebbe facile, perché i fondi ci sono, ma sembra mancare l’interesse», conclude Cristoforo.

 

Sophia Ballarin

Foto © Europak, Europarl

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