«Nazionalismo, non una questione di razza ma di civiltà»

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Steve Bannon incontra a Roma giornalisti italiani e stranieri per la conferenza dell’associazione “Lettera 22”. «Huawei “Cavallo di Troia” per l’Europa»

Steve Bannon, il cosiddetto “guru” delle strategie elettorali di Donald Trump, incontra giornalisti italiani e stranieri per una conferenza organizzata dall’associazione Lettera22 e moderata dal giornalista Paolo Corsini. Nella splendida cornice della Biblioteca Angelica, in una Roma blindata per l’arrivo del premier cinese Xi Jinping, una coincidenza che egli stesso definisce ironica. Noto per le sue idee populiste ha così definito la sua visione di nazionalismo, descrivendo la transizione politica che sta avendo l’Italia, in un contesto europeo che volge a nuove elezioni che per lui potranno definire un cambiamento di rotta dell’intero continente che potrebbe addirittura durare un trentennio.

«Questa biblioteca è un’istituzione chiave della cultura giudaico cristiana e Sant’Agostino è quello che più di tutti si è concentrato sulla ricerca della verità. Era un berbero e la maggior parte degli agostianiani veniva da quella che oggi è l’Algeria. Questa catena della conoscenza non si è mai spezzata ed è arrivata fino a noi. Quando si parla di nazionalismo non si tratta di razza ma di civiltà. Le elezioni europee saranno l’evento che definirà per 10, 20 o 30 anni questo continente. Si scontrano due visioni: per alcuni il cittadino è al centro, per altri lo è il progetto europeo in cui l’Italia non è l’Italia e la Francia non è la Francia. Quindi da una parte ci sono Le Pen, Orban e Salvini, dall’altra Macron».

«Salvini capisce l’importanza dello Stato nazione e qui a Roma sono pregnanti il valore dello Stato nazione e della cittadinanza: la res romana era incentrata sui cittadini. Un anno fa, due forze (Lega e M5s), hanno provato per la prima volta a mettere insieme un governo sia populista che nazionalista. Un progetto rifiutato da Bruxelles: “Ci prenderemo il potere dalle mani degli italiani”, dicevano. Ma questo progetto è fallito in 24 ore. Questo governo è nato, non è perfetto, è andato avanti a scosse ma ditemi qual è un altro governo che ha stanziato così tanti soldi a vantaggio delle persone. Sarebbe come se negli Usa Trump lavorasse con Sanders. Eppure i potentati economici di Davos e Bruxelles hanno respinto questo progetto. È molto semplice: vedono l’Italia come un distretto amministrativo. Quando si tratta di decisioni chiave, come il bilancio, sono loro a voler decidere».

Steve Bannon poi spiega come dovrebbero evolversi quei social e piattaforme di datiche di fatto stanno cambiando non solo l’informazione ma la stessa società civile fino alle relazioni umane – e lancia il suo monito contro il colosso della telefonia cinese Huawei che a suo dire sarebbe come un vero e proprio “Cavallo di Troia” per l’Europa.

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«Facebook, Google, questi grandi distributori di dati, devono essere trattati come degli enti erogatori pubblici e come tali devono essere regolamentati. Tutti i dati devono essere convogliati in un fondo pubblico e voi, ogni singolo generatore di dati deve scegliere volontariamente se contribuire a questo “pozzo”. Dovete capire quale dovrebbe essere il prezzo per l’utilizzo di Facebook o di Google perché ovviamente l’accesso non sarà più gratuito però come produttore di questa proprietà intellettuale ne avrete la proprietà e deciderete come monetizzarla e sarete anche il terminale ricevente di questa transazione ma tutto questo importa alla luce di quello che succede con Huawei».

«Huawei è il braccio dell’Armata di Liberazione Popolare Cinese. Lasciatemi ribadire il concetto: non è associato, non è amico non è a conoscenza di, non va a braccetto con…è il braccio dell’Esercito di Liberazione Popolare Cinese. 5G non è la progressione lineare di 4G. 5G è 4G alla decima potenza. È la base della computazione dei quanti ed è la base di qualsivoglia sviluppo tecnologico futuro. I dati 5G sono come il plutonio, possono diventare armi e lo diventeranno; tutte le società di telecomunicazioni utilizzeranno Huawei, come in Turchia e saranno tutti assoggettati sotto il controllo dell’Esercito di Liberazione Popolare».

Allora Bannon mostra un testo: «Se non credete a me, questo libro è stato scritto da due colonnelli dell’Esercito di Liberazione Popolare Cinese, pubblicato nel 1999 il suo titolo è “Guerra Senza Limiti“. Ci sono tre tipi di guerra, asserisce questo tomo: c’è l’informazione, c’è l’economia e poi la guerra cinetica della connettività. “Non possiamo combattere l’Occidente con le armi cinetiche però con la tecnologia dell’informazione e la guerra economica possiamo dargli battaglia e alla fine della fiera sconfiggerlo“».

«La Huawei è come il Cavallo di Troia nel cuore della fortezza europea, per accaparrarsi i nostri dati e poi utilizzarli come arma contro di noi. C’è un evento singolo, il più importante di questo contrasto con la Cina, con la quale siamo stati in guerra dal punto di vista economico per oltre 25 anni, è l’arresto in Canada di una signora che era il direttore finanziario della Huawei. In Canada, il Paese meno aggressivo del mondo (“le persone più carine della Terra!”). Non crediate neppure per un secondo che sia stato per le sanzioni contro l’Iran. È lei il grilletto che scardina questo meccanismo e io non vedo l’ora che venga estradata negli Stati Uniti e venga processata. Spero che uno dei politici italiani che in questi giorni saranno con il presidente cinese faccia una domanda sulla Huawei…».

 

Riccardo Angelo Ronconi

Foto e video © Riccardo Angelo Ronconi, Giovanni De Negri, Eurocomunicazione

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