Hatice Cengiz: non dimentichiamo mai i Diritti Umani

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La fidanzata di Jamal Khashoggi interviene al’Associazione della Stampa Estera a Roma. Fra i temi affrontati anche lo svolgimento della Supercoppa italiana di calcio a Riad

Si é svolto nella sala delle conferenze dell’Associazione della Stampa Estera a Roma l’ultimo dei tanti incontri che ha visto protagonista Hatice Cengiz, la fidanzata di Jamal Khashoggi – il giornalista saudita del “Washington Post” residente negli Usa – ucciso lo scorso anno il 2 ottobre del 2018 presso il consolato dell’Arabia Saudita a Istanbul in Turchia. É una donna forte e decisa Cengiz che da un anno é alla ricerca della veritá e della giustizia per quello sarebbe dovuto essere suo marito. Jamal Khashoggi, infatti, era andato in consolato proprio per ritirare i documenti che gli avrebbero permesso di sposare la sua fidanzata.

Hatice era andata con lui e lo aveva aspettato fuori, invano e quella é stata l’ultima volta ad averlo visto. Ha aspettato per ore e lui non è mai più uscito. Successivamente ci furono varie dichiarazioni dalla autoritá ma molto contraddittorie. Prima dissero che era uscito senza che lei lo avesse visto, poi che c’era stata una rissa e infine che il suo assassinio era stato un errore. Continuano ancora oggi a dare varie spiegazioni ma ancora non si é arrivati alla conoscenza dei mandanti e degli esecutori di questo delitto. Le motivazioni della sua morte sono prababilmente da ricercare nel lavoro da giornalista di Jamal che era molto critico  nei confronti del principe ereditario Mohammad bin Salman e del re Salman, al punto da imporsi un auto-esilio nel 2017.

Durante la conferenza stampa a Roma, incorniciata in un velo color porpora ha ripercorso l’intero anno passato dalla morte del suo compagno ad oggi. Hatice aveva conosciuto Jamal in occasione di una conferenza. In una intervista privata racconta a Eurocomunicazione di quel terribile giorno in cui nessuno dei due avrebbe mai nemmeno immaginato che le cose sarebbero precipitate cosí tragicamente. Qualcuno aveva giá avvertito Jamal di non andare in Consolato ma lui pensava di non correre alcun rischio e infatti non aveva paura in quanto giá vi era stato precedentemente. Il 28 settembre, dunque una settimana prima, era giá stato in consolato e proprio in quell’occasione aveva ricevuto una calda accoglienza. Addirittura i funzionari gli avevavo offerto del té e del caffé e si erano congratulati con lui per l’imminente matrimonio. Probabilmente l’idea di ucciderlo deve essere stata programmata dopo il suo primo appuntamento. Jamal dunque mai avrebbe pensato di non uscire mai piú da quell consolato e Hatice dice «a volte mi sono sentita responsabile per quello che é accaduto».

Hatice Cengiz è stata invitata in Italia dalla Ong fondata da Emma Bonino nel 1993 Non C’è Pace Senza Giustizia (NPSG) un’associazione internazionale per la protezione e la promozione dei diritti umani, della democrazia, dello stato di diritto e della giustizia internazionale. Durante l’ultima  conferenza stampa Hatice ha parlato molto della Supercoppa italiana che vede il Belpaese impegnato in accordi sportivi con l’Arabia Saudita. Si tratta infatti di un pacchetto in cui sono previste 3 partite in cinque anni sul terriorio saudita, in cambio di 21 milioni di euro. La prima partita si é disputata tra Juventus e Milan lo scorso 16 gennaio al King Abdullah Stadium, di Jedda non senza critiche legate proprio alla violazione dei diritti umani nel Paese mediorientale. La prossima partita JuventusLazio verrá giocata domenica 22 dicembre alle ore 17,45 al King Saud University Stadium di Riad e sará trasmessa dalla Rai.

«Mi spezza il cuore che il vostro calcio venga usato cosí anche se capisco che non è possibile boicottare queste partite» – ha detto Hatice – «ma non vedete che questa cosa viene usata politicamente per fare promozione a quel Paese?». Non mancano, infatti, neanche questa volta le polemiche legate alla partita di domenica prossima, le associazioni e i difensori dei diritti umani criticano fortemente questa decisione della Lega calcio che ancora oggi non si é pronunciata sulla vicenda. Secondo Amnesty International si tratta di Sportwashing, ovvero: sfruttare lo sport per rendere moderna la propria immagine e far distogliere lo sguardo dalla pessima situazione dei diritti umani.

In effetti la causa saudita ci ha abituato a questo recentemente: ha concesso nel 2018 la libertá alle donne di entrare allo stadio o anche di poter guidare un automobile addirittura ha cancellato il “guardiano maschio”, ovvero quell’uomo che doveva essere sempre presente per ottenere servizi o sbrigare pratiche amministrative; il tutto pensando di distogliere l’attenzione dalle continue discriminazioni nei confronti delle donne e di tutte le attiviste e attivisti ancora rinchiusi nelle carceri saudite. Secondo Amnesty International lo sportwashing  continua a vincere per ben due ragioni: la prima é da ricercare nell’enorme quantità di denaro disponibile per organizzare eventi e il prevalere dell’antica idea che “lo sport non deve mescolarsi con la politica“.

Inoltre va poi tenuto conto del pubblico cui è diretto lo sportwashing: quello degli appassionati e dei tifosi, non necessariamente sensibili e, nella maggior parte dei casi, infastiditi dalle “interferenze” nella fruizione di uno spettacolo sportivo. Infine – prosegue la nota di Amnesty – esiste  un giornalismo, quello delle pagine dello sport, a sua volta concentrato sull’evento e per il quale parlare dei diritti umanispetta alla redazione esteri”. C’é anche chi sostiene che queste iniziative servono invece molto alla causa dei dritti umani perché permetteranno di parlarne. Al momento vediamo solo violazioni. Peró un buona notizia arriva proprio da Hatice che ci ricorda come il caso di Jamal Kashoggi abbia avuto una risonanza mediatica internazionale e abbia indotto le autoritá saudite a rilasciare alcuni intellettuali e giornalisti, a cui perlomeno è stata data la possibilità di essere sentiti in tribunale. «Quello che possiamo fare nel frattempo» conclude Hatice «é non far calare il sipario su questa triste vicenda e continuare a parlarne affinché si arrivi alla veritá» per cui questa giovane donna si sta battendo da un anno.

 

Tiziana Ciavardini

Foto © Tiziana Ciavardini

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