Il passo falso di De Luca

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Il governatore campano si è dimostrato un abile comunicatore durante l’emergenza-covid, ma nella polemica con Salvini sui festeggiamenti per la Coppa Italia ha commesso un errore

Se c’è qualcuno che in Italia ha avuto il suo tornaconto dall’emergenza covid-19, questi è senz’altro Vincenzo De Luca. Il governatore campano, grazie ad un’abile strategia mediatica (più che politica) è riuscito negli ultimi tre mesi a guadagnare consensi e di fatto a blindare la sua ricandidatura a Palazzo Santa Lucia, che alla fine del 2019 era meno scontata di quanto si potesse pensare. Basti pensare che in autunno l’edizione napoletana di Repubblica (foglio molto rappresentativo degli umori del centrosinistra campano) lo accusava di vivere sotto una campana di vetro per l’ostinazione a non accettare il cambiamento degli scenari politici nazionali. Come pure la stessa candidatura del giornalista Sandro Ruotolo alle suppletive del 23 febbraio 2020 era stata indicata dagli addetti ai lavori come la strada maestra per le Regionali che avrebbero dovuto tenersi di lì a poco, per far confluire i voti dell’area governativa su di un candidato in grado di unire le diverse anime del centrosinistra campano, facendo chiaramente intendere che di tale capacità De Luca era privo.

Il rinvio delle elezioni ha giocato a suo favore, perchè gli ha dato quel tempo supplementare per presentarsi ai cittadini campani bloccati in casa dal lockdown nelle vesti di uno scrupoloso e granitico sceriffo che impone il ripetto della legge ai vari gringos refrattari alle regole. Una strategia mediatica vincente, volta a rassicurare gli elettori spaventati dal Covid-19 con discorsi all’insegna della fermezza e del pugno di ferro: dalla scrivania presidenziale, con tanto di scenografico sfondo blu istituzionale alle spalle, il governatore ha insistito molto a marcare la differenza con il sindaco di Napoli Luigi de Magistris e la sua eccessiva tolleranza nei confronti dei suoi concittadini poco rispettosi delle limitazioni imposte dall’emergenza. Proprio quegli anatemi contro i trasgressori («Se vedo assembramenti vengo con il lanciafiamme», «Volete la movida? Allora siete scemi!», «Vedo tanti cinghialoni che si improvvisano runner») ha permesso a De Luca di guadagnare consensi soprattutto presso i tanti napoletani ligi alle regole, stufi di vedere il loro sindaco arrampicarsi sugli specchi per giustificare l’ingiustificabile («A Napoli non ci sono assembramenti, sono i vicoli stretti che danno la percezione errata»).

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La mattina di giovedì scorso, all’indomani della vittoria del Napoli in Coppa Italia, quando le immagini della notte di festa e di assembramenti sconsiderati ormai impazzavano su TV e social, in città sono stati in molti, tifosi e non, a dissociarsi da quei comportamenti irresponsabili. Gli stessi che, dinanzi a quelle scene, aspettavano una presa di posizione dello “sceriffo” coerente con quelle delle settimane passate. Che però non è arrivata. O meglio, è giunta in risposta a Matteo Salvini che provocatoriamente si chiedeva dove fosse finito De Luca con il suo lanciafiamme. E De Luca è caduto nella provocazione, perchè la sua replica al leader della Lega è stata tutt’altro che consona ad uno che sulla comunicazione politica ha basato l’azione degli ultimi mesi. Prima ha dichiarato che avrebbe (inspiegabilmente) risposto l’indomani, quindi l’ha fatto in modo goffo, con termini non propri di un rappresentante istituzionale (dando del “somaro e neanderthal” a Salvini, pur senza mai citarlo) impegnato a rispondere ad uno che è pur sempre membro del Senato. Poi, e questo errore è anche più grave, ha ammiccato ai trasgressori con toni anche giustificativi del loro comportamento. Quasi a non volerseli inimicare. Cosa che non ci si sarebbe aspettati dal De Luca delle Fasi 1 e 2. Ma evidentemente quello della Fase 3 è diverso: nessuna reprimenda, anzi parole soft ai tifosi e immancabile accusa a Salvini di essere razzista verso i napoletani

In quei toni emerge un certo nervosismo. Probabilmente, il governatore si rende conto che adesso non può più limitarsi ai suoi show che tanto consenso gli hanno portato. Ora serve garantire che il covid-19 resti sotto controllo, per portare il risultato in dote alle urne che apriranno a settembre. Ma mantenere nella normalità il ruolo di sceriffo può essere più complesso che farlo in emergenza, e De Luca lo sa: per questo ha reagito in maniera virulenta al fendente salviniano, che , mettendo in evidenza come alle parole non siano seguiti fatti, è andato a toccare un punto su cui imposterà la sua campagna elettorale. Una percezione per la verità non solo di Salvini, ma di tutti quelli che a Napoli e in Campania avevano applaudito alla linea dura. Buttandola esclusivamente in una bega di campanile Nord-Sud senza affontare il tema dei pericolosi assembramenti, De Luca ha commesso un errore di comunicazione che non è da lui. In Campania per ora é ancora il favorito, ma mostrarsi come una “Tigre di carta” a pochi mesi dalle elezioni puó creargli qualche problema.

 

Alessandro Ronga

Foto © YouTube, Facebook

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Alessandro Ronga
Giornalista e blogger, si occupa di Russia e dei Paesi dell'ex Urss. Scrive per il quotidiano "L'Opinione" e per la rivista online di geopolitica "Affari Internazionali". Ha collaborato per il settimanale "Il Punto". Nel 2007 ha pubblicato un saggio storico sull’Unione Sovietica del dopo-Stalin.

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