Covid, Oms: pandemia rallenta nel mondo. Ma la Spagna schiera l’esercito

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Nei Paesi Bassi e in Belgio pazienti contagiati 2 volte, come ad Hong Kong. La Corea del Sud richiude le scuole

La pandemia di coronavirus sta globalmente rallentando. Secondo i dati diramati dall’Organizzazione mondiale della sanità, nella settimana dal 17 al 23 agosto i nuovi casi sono stati circa 1,7 milioni e i nuovi decessi più 39 mila, rispettivamente il 5,25% e il 12,12% in meno rispetto alla settimana precedente. Il bilancio complessivo ufficiale è ora di 23,694 milioni di contagi e 814.354 vittime. Ma per la prima volta dall’inizio della sua diffusione, l’Oms registra qualche segnale di rallentamento, soprattutto in America. La curva degli infetti scende in tutte le regioni ad eccezione del Sud est Asiatico (India soprattutto, 455 mila i nuovi), dove si registra un incremento settimanale del 4,06%, e nel Mediterraneo orientale (+4,28%). La diminuzione maggiore è stata registrata nel continente americano con un decremento di oltre l’11% (e del 17% dei morti), nonostante si confermi il più colpito (Usa e Brasile su tutti), con la metà dei nuovi casi e il 62% dei decessi. I positivi tuttavia sono recentemente aumentati in alcuni Paesi europei, che hanno visto un nuovo incremento dopo le vacanze estive e a ridosso della riapertura delle scuole.

La Spagna, che nei giorni scorsi ha rilevato cifre simili a quelle viste in periodo di lockdown, ricorrerà all’utilizzo dei militari per intensificare il tracciamento dei contatti e disporre test mirati. Il primo ministro Pedro Sanchez ha annunciato che il governo metterà a disposizione duemila soldati per monitorare le infezioni nelle comunità autonome. «Piegheremo di nuovo la curva dei contagi», ha dichiarato il premier in conferenza stampa, «e dobbiamo farlo insieme». Sanchez si è poi impegnato a facilitare la capacità delle comunità autonome di disporre blocchi e limitare la mobilità, qualora la pandemia dovesse peggiorare. Il tasso di infezione è «preoccupante», ma «lontano dalla situazione di metà marzo», quando il governo ha imposto lo stato di emergenza, ha assicurato il premier.

Nel Paese iberico sono stati registrati nelle ultime 24 ore 2.415 nuovi casi di Covid-19 e 52 decessi. Il picco – ancora una volta – è stato rilevato a Madrid, che ha confermato 768 nuovi positivi. Nel resto dell’Europa si continua a discutere delle misure da prendere in vista del ritorno degli studenti nelle aule. La Scozia ha deciso di rendere obbligatorio – da lunedì – l’uso delle mascherine per i ragazzi delle scuole superiori nei corridoi degli istituti. Decisione che ha esercitato una certa pressione sul governo britannico. Il primo ministro Boris Johnson ha riferito di star valutando una misura simile anche nei licei del resto del Regno Unito, e non ha scartato l’idea di aggiornare le linee guida per gli istituti scolastici.

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Dall’altra parte del globo, la Corea del Sud ha deciso di richiudere nuovamente le scuole, dopo che, nelle ultime due settimane, almeno 193 tra studenti e insegnanti sono risultati positivi al Covid-19 nella regione metropolitana di Seul. La pandemia preoccupa anche l’Indonesia. L’isola di Bali, una delle mete turistiche più amate al mondo, resterà chiusa ai turisti per tutto il 2020. Inizialmente il blocco era previsto fino a metà settembre, ma le autorità hanno optato per una linea prudente, nonostante il turismo sia vitale per l’economia della regione. A registrare un record di contagi e decessi è stata l’Argentina, con oltre 8.700 casi e 381 vittime confermate nelle ultime 24 ore. Una buona notizia è arrivata invece dall’Oms e riguarda la reinfezione rilevata a Hong Kong, che ha destato grande preoccupazione. Una portavoce dell’agenzia delle Nazioni Unite, Margaret Harris, ha riferito che il caso, nonostante abbia fornito informazioni importanti agli scienziati, è un eventoraro“. L’immunità garantita da un vaccino è molto superiore rispetto a quella sviluppata da chi ha superato la malattia, ha chiarito Harris, rassicurando sull’efficacia dei vaccini contro i contagi.

Ora i virologi olandesi e belgi hanno dato notizia del rilevamento dei primi due casi di ri-contagio da Covid-19 in Europa e hanno avvertito con cautela che i peggiori presagi potrebbero essere confermati sui bassi livelli di protezione immunitaria che un primo contagio offrirebbe. Il paziente dei Paesi Bassi è un uomo anziano con un sistema immunitario debole, che era già guarito dal Covid-19 mesi fa, ma che ha nuovamente presentato i sintomi che lo hanno costretto a sottoporsi a nuovi test Pcr, che hanno confermato un nuovo positivo, con una versione di Sars-Cov-2 che mostra alcune variazioni nel suo materiale genetico rispetto alla prima volta che era stato malato. Come spiegato dalla virologa Marion Koopmans, consulente del governo olandese e dell’Oms, tutte le infezioni da coronavirus «hanno un codice genetico o un’impronta digitale diversa» e, per confermare che un paziente sia stato effettivamente infettato, occorre dimostrare che l’Rna sia diverso rispetto alla prima volta, come confermato nel caso dell’anziano olandese. Nel caso del Belgio, una donna di 50 anni che vive a Leuven è stata diagnosticata con il coronavirus tre mesi fa, ma è risultata positiva al Covid-19 di nuovo ad agosto, dopo aver superato la malattia con sintomi lievi per la prima volta. «Sono state rilevate abbastanza differenze (tra un contagio e l’altro) da poter parlare di un ceppo diverso, di un secondo contagio», ha confermato il virologo belga Marc van Ranst alla televisione pubblica fiamminga Vrt, dopo due test genetici del virus al paziente.

 

Keiko Jiménez

Foto © Marca, Eurocomunicazione (social)

Video © Eurocomunicazione/Euronews

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