L’università al tempo del Covid: alla John Cabot University “lezioni” di mindfulness per studenti, professori e staff

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La JCU, fra i più grandi atenei Usa in Europa, è il primo in Italia a strutturare pratiche di meditazione, con l’obiettivo di creare un Centro specifico a emergenza finita

Praticare la mindfulness per superare l’ansia, lo stress, le paure della «seconda ondata epidemica» del coronavirus. La John Cabot University (JCU), fra i più grandi atenei di matrice Usa in Europa, è la prima in Italia a strutturare lezioni di mindfulness e seminari coinvolgendo tutto il suo mondo: studenti, professori e membri dello staff. Una novità interessante nel panorama universitario italiano. La JCU è una realtà internazionale, ha sede a Roma, nel quartiere Trastevere, con più campus, ed è frequentata da giovani provenienti da 70 nazioni, con in testa, ovviamente, statunitensi. Ma anche tanti italiani.

L’obiettivo posto è di quelli ambiziosi. A emergenza terminata, spento il lampeggiante sonoro dell’allarme mondiale per Covid-19, l’università ha intenzione di aprire un Centro di Mindfulness e Compassion, supportato da un’interfaccia online con relativo database per rendere maggiormente fruibili, all’interno dell’ateneo, news e informazioni di settore, oltre a meditazioni guidate. «Compito dell’università è quello di creare un ambiente emotivamente intelligente e positivo, supportando saggiamente gli studenti. Con la pratica della mindfulness si genera un clima favorevole per l’apprendimento e l’insegnamento», ha spiegato la professoressa Gina Siddu Pilia, insegnante alla John Cabot University di Leadership, Mindfulness and Emotional Intelligence.

Per evidenti motivi, al momento attuale i corsi e i seminari si tengono online, all’interno del percorso accademico. Il feedback è comunque ottimo e la frequenza in costante crescita, spiegano alla JCU. I benefici della meditazione, riconosciuti da studi e ricerche a livello globale, abbracciano molteplici aspetti. «Ad esempio» – ha sottolineato Gina Siddu Pilia – «si abbassa l’ansia dell’esame, e gli studenti, penso soprattutto agli stranieri, riescono a superare più facilmente eventuali difficoltà di adattamento». Non solo. «Aumenta» – ha proseguito la prof – «la propensione alla collaborazione tra colleghi, migliorano le relazioni e i rapporti studio-lavoro-famiglia-amicizie». E ancora: «Si cambia punto di vista: ostacoli, problemi e contrattempi vengono considerati come opportunità per la crescita personale e lo sviluppo professionale».

Del resto, come fanno notare alla JCU, è la stessa Organizzazione mondiale della sanità (Oms) a consigliare la meditazione, soprattutto in periodo di pandemia e di lockdown, come è avvenuto mesi fa. Bene. Per cominciare ad approcciare la pratica meditativa è sufficiente ricavare uno spazio di silenzio all’interno della giornata, sedersi comodamente, lontano da ogni distrazione, cercando di mettere in silenzio la mente, guardando dentro sé stessi. Questo in estrema sintesi. La mindfulness, ovviamente, è qualcosa di più articolato. Poter iniziare in un ambiente adatto, positivo, con insegnanti espressamente dedicati dall’università è sicuramente un buon passo. Ma attenzione. Praticare non è opportuno solo nel corso delle emergenze, nei periodi bui che infondono paure e logorano a livello psicofisico. È importante sempre, sostengono gli esperti. «La pratica della mindfulness e l’intelligenza emotiva che ne scaturisce, sono la chiave del successo nella leadership, nel lavoro e nella vita personale», ha evidenziato la professoressa Gina Siddu Pilia. Non è un caso, quindi, che un ateneo internazionale, ben collegato col pianeta occupazionale in continuo cambiamento, attento al benessere del proprio mondo e all’ottenimento di una posizione lavorativa per i propri laureandi, abbia “investito” anche nelle pratiche di meditazione.

 

Leo Agabiti

Foto © JCU

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