My 2021, la voce degli 80 studenti lombardi intervistati ora è più adulta

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Dopo l’esperienza della pandemia un pensiero all’anno passato e uno sguardo al futuro nelle risposte dei ragazzi

La survey poll

La fine del 2020 sembra aver lasciato nei giovani studenti ascoltati tra il 31 dicembre e il primo gennaio 2021 – nelle ore a cavallo tra il vecchio e il nuovo anno, mentre si preparavano chi per una vigilia via Zoom, chi per una serata in famiglia o tuttalpiù con pochi amici e chi alla finestra per vedere l’alba del 2021 – impressioni forti, tono maturo, idee chiare.

La Lombardia, area oggetto del sondaggio, è stata l’epicentro della prima ondata della pandemia: da qui provengono le immagini simbolo del 2020, alcune delle quali sono raccontate nei video con cui il regista Gabriele Salvatores ha composto la nuova pellicola Fuori era primavera, in preview per alcuni giorni su RaiPlay e da oggi su Rai3.

La Regione non è tuttavia stata lasciata indenne neppure nella fase più recente dell’emergenza socio-economico-sanitaria. Vissuta con ansia, paura, noia, solitudine anche dai giovani intervistati.

Le nostre domande su cosa si sono lasciati alle spalle

Quale immagine descrive meglio cosa hai vissuto nel 2020?

Accanto a parole chiave quali ambulanza, ospedale, sirene, mascherine, lontananza, incertezza, solitudine, confusione, qualcuno osa dire qualcosa di più. Giuliano condivide il suo pensiero: il 2020 corrisponde per lui alla «immagine di una cella. Quest’anno ho sofferto molto a causa delle restrizioni», dice, richiamando inconsapevolmente – gli intervistati non sono in contatto tra loro – l’immagine della cella e della reclusione, del tunnel e dell’isolamento estremo.

Chiara ricorderà «il riecheggio delle foglie secche d’autunno nelle strade vuote, fino a non sentirlo più dietro un angolo, i sorrisi rubati negli occhi delle poche persone per le vie, mai davvero felici, mai pienamente abbattuti».

L’immagine di sé nella propria camera, seduti alla scrivania davanti a un monitor è comune a tanti, mentre Diego descrive l’immagine del suo 2020: «angoscia e preoccupazione, ma anche momenti di felicità». Per alcuni torna invece alla mente un momento positivo dell’estate 2020, strana e preziosa, con il mare in tempesta e la voglia di diventare grandi.

Cosa ricorderai senz’altro, nel tempo a venire, di questo 2020?

«Ricorderò la paura, lo stravolgimento di quella che (noi) chiamavamo normalità. La morte, che ha segnato molte famiglie. La sofferenza e il dolore. Ricorderò molte cose, sono certa che per sempre mi porterò appresso tutto ciò che mi ha segnato in questo lungo periodo, che mi ha ferito, ma che allo stesso tempo mi ha permesso di crescere interiormente», racconta Silvia.

Alcuni tra i suoi coetanei, invece, tagliano corto e rispondono: il Covid, la quarantena, il lockdown. Emerge la consapevolezza di aver vissuto un momento straordinario – in senso negativo – che ha tuttavia consentito di riappropriarsi dello spazio domestico..

«Mi ricorderò che quando si è in casa il tempo assume un valore completamente diverso e importante rispetto a quando si è nella vita normale», commenta Lucia, mentre Leo aggiunge «ricorderò i momenti a casa e le discussioni con i miei familiari che ci hanno comunque unito». E ancora torna l’immagine della casa come “posto sicuro, un nido. […] Un posto di salvezza per noi e per tutti quelli che ci circondano”.

L’importanza del tempo, e di ogni momento passato con la famiglia e con le persone importanti restituisce la centralità alle relazioni, di quelle vissute e di quelle sospese o interrotte a causa del distanziamento sociale e della malattia: “ricorderò un ragazzo di cui mi sono innamorata”, “la morte di mio nonno”, “i momenti mai vissuti”, “la perdita di riferimenti temporali” e “l’importanza delle piccole cose” sono alcune delle risposte ricevute.

Tecnologia, videochiamate, didattica a distanza sono gli altri temi che questi giovani ricorderanno.

Rispetto a cosa sia loro mancato nell’anno appena lasciato alle spalle si dividono. Abbiamo dato loro 5 possibili risposte: l’8% ha risposto “avere spazi personali”, il 19% “incontrare gli amici” e il 6% “la scuola in presenza”. “La vita sociale” e “la libertà raggiungono invece rispettivamente il 28 e il 40%.

Lo sguardo aperto sul 2021

Quali aspettative hanno, come immaginano il 2021?

L’incertezza influenza negativamente il pensiero di questi 80 studenti lombardi: il 40% tra loro lo immagina infatti con un primo semestre difficile seguito dal rientro alla normalità.

Luca non ha dubbi «sicuramente, almeno per una parte, seguirà l’andamento del 2020. Ma credo che poi, dopo una fase di stabilizzazione, ci sarà un lento ritorno a quella che chiamavamo normalità. Immagino comunque un anno pieno di speranza», dice, mentre il 28% teme addirittura che sarà una fotocopia del 2020.

La quota restante, più ottimista, lo prevede sicuramente meglio del 2020, come dice Lara: «per immaginare un anno migliore del 2020 non bisogna sforzarsi troppo. Credo che la maggior parte dell’anno scolastico che verrà lo passeremo ancora online. Secondo me dovremo ancora per molto tenere le mascherine. Per il resto non saprei proprio cosa aspettarmi», cui Fabio aggiunge di immaginarlo in meglio «non più pandemie, più comprensione da parte dei professori e riuscire a coltivare le mie passioni non abbandonarle per il troppo carico di studio».

Elisa sottolinea che «abbiamo tutti bisogno di buone notizie, di vedere gli altri, di riprendere in mano la nostra vita, dando (forse, almeno si spera) maggior importanza alle cose che abbiamo realizzato essere fondamentali».

Vincono, non per numero, ma per entusiasmo, i due giovani che lo immaginano strepitoso!

Chiediamo quindi loro cosa vorrebbero realizzare nel 2021

Solo 68 degli 80 intervistati rispondono. Accanto a tanti che vogliono impegnarsi con rinnovato vigore nello studio, tornare a scuola in presenza, riallacciare legami e relazioni, altri – come Paola – raccontano nel dettaglio: «nel 2021 mi piacerebbe capire di più il mondo e riflettere sul fatto di come le persone vengono giudicate per il colore della pelle, gli abiti, l’orientamento sessuale. Provare a riflettere su quello che mi è capitato nel 2020 e provare a vedere le cose in modo positivo». Filippo afferma invece: «vorrei riuscire a riprendere in mano la mia vita e ricominciare tutto ciò che non ho potuto portare avanti nel 2020 causa Covid».

Le parole sono tante, e le cose da portare a termine, gli obiettivi e gli aneliti i più disparati: dal realizzare il sogno di una vita – che vorremmo conoscere, ma che non osiamo chiedere a questi ragazzi assennati e generosi nel racconto – al tornare in palestra per gli allenamenti abituali o tornare a giocare a pallacanestro, o ancora gareggiare normalmente, dal recuperare il tempo perso – grande protagonista del 2020 – al trovare la propria strada e comprendere cosa si vuole fare da grandi, al viaggiare, al migliorare tanto a scuola che nella vita, si aggiunge il desiderio di “imparare a suonare il pianoforte” e quello di “scrivere e produrre una canzone”.

E ancora, Rosalba non ha dubbi: «ho tanti obiettivi per questo nuovo anno. Credo, però, che la cosa più importante, dopo questo lungo periodo di pandemia, sia andare avanti. Vivere a pieno e godersi tutte le cose felici che accadono nella vita. Questo periodo mi ha fatto comprendere il vero valore delle cose, che non bisogna dare tutto per scontato, nemmeno quando si parla di salute o della felicità stessa. Obiettivi che mi sono posta? Beh…semplicemente vivere, ricordando coloro che ora non hanno più il privilegio di farlo, e amare, voler sempre bene, perché il litigio è sofferenza, che si trasforma poi in dolore, e il dolore non è più felicità».

Il bisogno di movimento – lo slancio in avanti e oltre, la sperimentazione di cose nuove (positive) – grande assente del 2020, si coglie in ogni commento, anche nel «vorrei provare nuovi sentimenti» di Cinzia.

Molti tra questi giovani hanno sperimentato la perdita. Anche di un amore, tutti la fatica dell’isolamento e il timore, manifestato sottovoce, di un 2021 difficile.

Il presente e le sue implicazioni immediate

Si faranno vaccinare (o vorrebbero essere vaccinati)?

Ti farai vaccinare? Rispondono in 78 su 80 e il sì prevale nettamente. L’85% tra loro non ha dubbi, accanto a un 15% che risponde negativamente. Perché? Ci rispondono tutti: qualcuno non intende essere vaccinato poiché ritiene che la sperimentazione non sia stata sufficiente, e ha poca fiducia. Mentre altri si mettono in seconda linea, affinché siano vaccinate prima le categorie a rischio “chi ha più necessità, ergo, anziani e persone con problemi di salute”. Si aggiunge uno studente che afferma, candidamente: “perché i miei genitori non vogliono”.

Annotiamo il commento libero di Enrico: «non ho risposto alla domanda dei vaccini perché sinceramente non saprei. Credo che dopo tutto questo periodo  […] molte persone resteranno segnate» e quello di una compagna, che afferma, ripensando a come sarà l’anno nuovo: “lo immagino migliore del 2020» e aggiunge «magari sperando che arrivi il vaccino per tutti e che si ritorni a una normalità (anche se la vedo un po’ difficile… c’è gente che non si vuole vaccinare e, a parer mio, non ne capisco il motivo. Alcuni sostengono di non sapere cosa ci sia dentro al vaccino: ma, in tutte le altre vaccinazioni che avete fatto, sapevate cosa c’era dentro?)».

Ma qual è la percezione di una generazione di liceali circa i governanti, coloro cui è demandata la gestione della pandemia? È così vero che non hanno alcuna idea della politica e della cosa pubblica?

Facciamo loro una ultima domanda prima di lasciare lo spazio per un pensiero svincolato dalle nostre sollecitazioni di adulti: hai fiducia in chi sta gestendo la pandemia in Italia?

Rispondono tutti, e questa è già una risposta! Il 23% prova fiducia, accanto a un 19% che non ne ripone in chi ha l’onere di guidarci in questi lunghi mesi. Ma la maggior parte tra loro è indecisa, e rispondesolo in parte”.

Poi aggiungono commenti sul passato, sul presente e su un futuro che oggi a loro più che mai appare incerto: colgono bene la precarietà del lavoro, sentono la fatica dei genitori, si domandano se e quando potranno riappropriarsi della loro età e della socialità spensierata che normalmente la caratterizza.

Anna chiude con una riflessione significativa. Spiega: «penso che a noi ragazzi si è pensato davvero poco durante questo periodo così difficile. A partire dal contesto familiare, a quello scolastico, per arrivare in politica. Nessuno si è veramente applicato per venirci incontro e per (almeno) provare a capire cosa stessimo provando. Ci sono mancati gli spazi personali, il tempo (poiché più carichi di studio rispetto alla scuola in presenza), gli amici, gli amori. In questa fase sono essenziali. Viviamo sapendo di aver perso uno deglianni migliori della nostra vita”, come sono soliti definirli gli adulti. E, come se non bastasse, sappiamo a quale tipo di futuro stiamo andando incontro: basti pensare alla crisi economica, all’inquinamento, al surriscaldamento globale, al posto di lavoro sempre più difficile da ottenere. Nonostante tutto, però, restiamo ottimisti e ci rimbocchiamo le maniche. Il futuro siamo noi, no?».

Queste ragazze e questi ragazzi hanno ragione, noi adulti siamo certi che sapranno dimostrare le loro qualità nel costruire il migliore futuro possibile.

Restiamo al loro fianco, in ascolto, pronti a passare il testimone nel momento che essi riterranno opportuno.

 

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Chiara Francesca Caraffa

Foto © Solen Feyissa, Il Vagabiondo, Arthur Lambillotte, Karson, Hakan Nural

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Chiara Francesca Caraffa
Impegnata da sempre nel sociale, è Manager del Terzo Settore in Italia, ove ricopre ruoli istituzionali in differenti Organizzazioni Non Profit. Collabora con ETS in Europa e negli Stati Uniti, dove promuove iniziative per la diffusione della consapevolezza dei diritti della persona, con particolare attenzione all'ambito socio-sanitario. Insegna all'International School of Europe (Milan), dove cura il modulo di Educazione alla salute. Cultrice di Storia della Medicina e della Croce Rossa Internazionale ed esperta di antiquariato, ha pubblicato diversi volumi per Silvana Editoriale e per FrancoAngeli.

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