Brexit: il Regno Unito è ufficialmente un Paese terzo

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Pochi secondi dopo la mezzanotte del 31 dicembre 2020 la prima ministra scozzese Nicola Sturgeon ha pubblicato su Twitter un breve messaggio per ricordare la volontà della Scozia di tornare a fare parte dell’Unione europea

Il significato della parola Brexit fa riferimento all’uscita del Regno Unito dall’Unione europea e deriva dalla crasi di due parole inglesi: Britain, “Gran Bretagna”, ed exit, “uscita”. Il termine è ormai entrato nel linguaggio di uso comune.

Il 2020 è stato segnato dalle trattative tra i rappresentanti Ue e i funzionari del Governo Johnson. Non sono state facili e ci sono stati momenti di tensione anche molto elevata.

L’incertezza del no-deal, ovvero della possibilità per il Regno Unito di uscire dall’Unione senza un accordo sui futuri rapporti, presente fino all’ultimo giorno. Non avere regole comuni nella nuova situazione di distacco di Londra dal sistema comunitario sarebbe stato pericoloso per entrambe le parti.

È prevalsa la volontà di regolare in modo condiviso le relazioni commerciali e non solo tra i due protagonisti. Adesso agiranno come soggetti diversi e animati dalla difesa dei propri interessi: nazionali per il Regno Unito, comunitari per l’Ue.

Conseguenze politiche

La Scozia ha richiesto l’indizione di un nuovo referendum sull’indipendenza.

Pochi secondi dopo la mezzanotte del 31 dicembre 2020 la prima ministra scozzese Nicola Sturgeon ha pubblicato su Twitter un breve messaggio per ricordare la volontà della Scozia di tornare a fare parte dell’Unione europea. «La Scozia tornerà presto, Europa. Tenete la luce accesa», ha scritto Sturgeon, accompagnando il suo proclama con la foto provocatoria della scritta “Europe-Scotland” proiettata la notte di Capodanno sulla facciata della sede della Commissione a Bruxelles.

Il primo ministro in un articolo scritto appositamente per il Corriere della Sera afferma: “I valori fondanti dell’Unione europea, la dignità della persona umana, la libertà, la democrazia, l’uguaglianza, lo stato di diritto e il rispetto dei diritti umani, sono i valori della Scozia“. Poi aggiunge: “Nel corso dei nostri quasi 50 anni di appartenenza all’Unione, abbiamo tratto enormi benefici dalle quattro libertà del Mercato Unico, quali la libera circolazione, ritenendo anche che la Scozia abbia apportato un enorme contributo ai più ampi obiettivi europei”.

Sulla Brexit

Poi, entrando nel merito della Brexit, la Sturgeon osserva che “nel referendum nel 2016 il Regno Unito, nel suo insieme, ha votato a favore dell’uscita dalla Ue, nonostante il forte voto a sostegno della permanenza registrato in Scozia. Il Governo scozzese ha proposto un compromesso. Tale eventualità avrebbe comportato l’uscita del Regno Unito dalla Ue, ma la sua permanenza nel Mercato Unico. Il Governo britannico ha però respinto tale compromesso senza pensarci, in quanto voleva, e tuttora vuole, una relazione più distante per ragioni che non è ancora stato in grado di spiegare”.

“Adesso” – spiega il primo ministro – “ci troviamo ad affrontare una Brexit dura contro la nostra volontà, nel peggior momento possibile e nel bel mezzo di una pandemia e di una recessione economica“.

“Non c’è da sorprendersi se adesso una ferma maggioranza di coloro che abitano in Scozia dicono di voler diventare una nazione indipendente. La Scozia, come tutte le nazioni, è unica come il nostro assetto costituzionale”.

Scozia indipendente

“L’idea di una Scozia indipendente non ha mai avuto a che fare con il separatismo. Poggia piuttosto sul diritto del popolo di decidere la forma di governo che meglio si adatta alle proprie esigenze. Alla luce della minaccia posta dalla Brexit all’internazionalismo, all’ethos europeo sostenuto da moltissime persone in Scozia, tale diritto è adesso più importante che mai. Per troppo tempo i Governi del Regno Unito che si sono succeduti hanno portato la Scozia nella direzione sbagliata, raggiungendo l’apice con la Brexit. Non c’è da sorprendersi se così tante persone in Scozia ne hanno abbastanza. Ci assumiamo l’impegno di adottare un corso legale e costituzionale per diventare uno Stato indipendente“, conclude la Sturgeon.

Allo stesso tempo, il Governo spagnolo ha richiesto il controllo congiunto di Gibilterra mentre Sinn Fein ha ipotizzato l’unione di Irlanda e Irlanda del Nord.

Durante le fasi di negoziato nel 2020 il Governo Johnson ha insistito sulla cosiddetta hard Brexit, per evitare concessioni troppo larghe all’Ue. Nello stesso tempo, si è inasprito il clima dei Paesi comunitari contro il Regno Unito, con la Francia in primo piano a difendere gli interessi nazionali sulla pesca.

La pandemia ha aggravato le tensioni all’interno del Governo inglese, alle prese con una crisi economica senza precedenti e, contemporaneamente, ha unito gli Stati europei nel garantire propri interessi.

Economia in primo piano

Niente nuovi dazi. In generale, non ci saranno tasse sulle merci o limiti alle importazioni su ciò che può essere scambiato (quote) tra il Regno Unito e l’Ue dal 1 gennaio.

Saranno introdotti nuovi controlli alle frontiere, come quelli di sicurezza e le dichiarazioni doganali. Ci sono alcune nuove restrizioni su prodotti alimentari provenienti dal Regno Unito.

In più, per quanto riguarda il level playing field, meccanismo per evitare che il Regno Unito concorra slealmente con l’Unione europea, Londra proseguirà con regole e i standard propri. L’Ue potrà decidere di applicare tariffe specifiche in casi specifici.

Con l’intesa in vigore, l’Irlanda del Nord sarà infatti considerata una sorta di estensione dell’Ue. I beni britannici che verranno inviati a Belfast saranno trattati come prodotti d’importazione.

Capitolo commerciale importante, inoltre, è quello della pesca, sul quale a lungo si è dibattuto. I pescherecci Ue possono ancora pescare nelle acque britanniche con le regole pre-Brexit, ma diminuendo le quote del 25% in 5 anni.

Cosa cambia per chi vuole andare in Uk

Chi si trova nel Regno Unito (United Kingdom, Uk) al 31 dicembre 2020, fino al 30 giugno 2021 può avanzare richiesta della residenza temporanea o permanente (pre-settled o settled status).

Dal primo gennaio 2021 si può restare non oltre i 60 giorni, altrimenti si deve ottenere un permesso di soggiorno o di lavoro. Il Regno Unito introdurrà una nuova politica sull’immigrazione, dopo aver approvato una nuova legislazione. I cittadini dell’Unione europea non avranno più un trattamento preferenziale.

Per entrare e lavorare se non si è lavoratore essenziale bisogna dimostrare di avere un contratto con un salario minimo di 25.600 euro e di conoscere l’inglese. Il visto avrà un costo che si aggiungerà a quello dell’assicurazione sanitaria.

I cittadini del Regno Unito avranno bisogno di un visto per soggiorni superiori a 90 giorni nell’Ue in un periodo di 180 giorni. I passaporti Ue per animali da compagnia non saranno più validi. Le tessere europee di assicurazione sanitaria (Team) rimarranno valide fino alla scadenza.

 

Vedi anche l’altro nostro articolo su eurocomunicazione.eu

 

 

Ginevra Larosa

Foto © Green, Ft, The National, The conversation, Governo, Economiesuisse

 

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