Brexit, May presenta il piano B fotocopia del piano A

0
397

Possibile abolizione della tassa per i cittadini Ue in suolo britannico e che intendono richiedere la residenza nel Regno Unito, con un risparmio di 65 sterline

Dopo la batosta subita alla Camera dei Comuni e lo scampato pericolo della sfiducia, la premier britannica Theresa May presenta ai parlamentari il “piano B” per la Brexit. La speranza è sempre quella di scongiurare il pericolo di un no deal, ovvero l’uscita dall’Unione europea senza condizioni, che porterebbe il Regno Unito alla stregua di qualunque Paese terzo rispetto all’organizzazione continentale.

Anche questa opzione di riserva non dovrebbe avere vita facile. Secondo le opposizioni è praticamente una fotocopia dell’intesa precedente ma senza il backstop, l’interruzione provvisoria dei confini tra Irlanda del Nord ed Eire, nel rispetto degli Accordi del Venerdì Santo 1998 che posero fine all’epoca di sanguinoso terrorismo.

Theresa MayLa situazione però sta tornando calda. Il 20 gennaio a Derry, già teatro della Domenica di sangue del 1972, è stato fatto esplodere un ordigno. Secondo la polizia era stato progettato per uccidere, fortunatamente non ci sono state vittime. Due gli arresti, si parla di una sorta di una «nuova Ira», diluita con la criminalità comune ma sintomo di una tensione crescente.

A questo proposito, la prima ministra sta tentando di superare la mediazione dell’Ue e di trattare direttamente con l’Irlanda. «Serve un compromesso sul backstop», ha affermato il ministro del Commercio estero Liam Fox, «un meccanismo alternativo che garantisca che non ci siano problemi al confine». Poco convinta l’Irlanda, che rimanendo nell’Ue preferisce evitare negoziati bilaterali e mantenere la compattezza europea.

Per la May il rischio è «rimanere intrappolati in modo permanente in questo meccanismo», in cui l’Irlanda andrebbe ad essere trattata in maniera differente rispetto al resto del Paese. Ad ogni modo, ha assicurato che il governo «non riaprirà gli accordi di Belfast. Mai preso in considerazione e non lo faremo mai».

BrexitIn realtà quelle sul backstop non sono le uniche variazioni. L’esecutivo pensa all’abolizione della tassa per i cittadini Ue in suolo britannico e che intendono richiedere la residenza nel Regno Unito (il settled status), con un risparmio di 65 sterline. In caso di approvazione, è previsto il rimborso per chi ha già effettuato la domanda.

Per convincere i deputati ad accettare il “piano B” la May sta preparando incontri con i capi dei gruppi parlamentari e allo stesso tempo annuncia di voler tornare a Bruxelles a riaprire il dialogo con le istituzioni europee. E se l’Ue non è possibilista, stando alle dichiarazioni dei giorni e mesi scorsi («non si riapre il negoziato»), non va meglio in patria.

Il leader dei laburisti Jeremy Corbyn ha annunciato che non accoglierà l’invito della premier. Il suo partito ha anche presentato un emendamento per organizzare un secondo referendum, anche se non tutti i deputati sono d’accordo con questa prospettiva. Improbabile dunque che venga votato favorevolmente, perché servirebbe anche l’appoggio dei conservatori.

Nel gioco delle parti, si ipotizza pure che la May cerchi di arrivare lunga con i tempi. In questo modo, una volta a ridosso del fatidico 29 marzo, anche i più oltranzisti fautori della hard Brexit (che vogliono meno legami con l’Ue) si convincano a votare il suo piano piuttosto che fare il famigerato «salto nel buio» con il no deal.

Il governo ritiene che un’altra consultazione popolare possa «minare la coesione sociale e la fiducia nella democrazia», perché di fatto annullerebbe la volontà popolare espressa. Ma c’è anche un problema tecnico, perché si andrebbe a richiedere l’estensione dell’articolo 50 e, con le elezioni europee a maggio, i tempi non possono dilatarsi oltre. Altrimenti il Parlamento europeo vedrebbe l’assurda situazione di avere tra i banchi i britannici in uscita.

Theresa MayAltri emendamenti, di parte conservatrice, puntano alla sospensione della Brexit qualora ci si presenti al 29 marzo senza un piano, stoppando di fatto il no deal. La May storce il naso, perché ritiene che questo possa «sottrarre al governo il potere di rispettare le condizioni legali per un’uscita ordinata». Ma sembrano aprirsi nuovi scenari, in cui la May potrebbe barattare il proprio incarico, anticipando la fine legislatura e quindi le votazioni politiche, con l’approvazione del suo piano.

Dal canto suo, l’Europa resta a guardare interessata. «Non guardate a Bruxelles per le risposte, è il momento in cui Londra deve parlare», afferma serafico il portavoce della Commissione europea Margaritis Schinas. Preoccupazione arriva anche dal Fondo monetario internazionale, l’economista Gita Gopinath, a ridosso del Forum economico mondiale, ha pronosticato che il no deal avrebbe un impatto di «5-8 punti percentuali» sulla crescita di lungo termine.

Il “piano B” sarà votato in aula il 29 gennaio, dopo il dibattimento delle mozioni. A due mesi esatti dalla data di marzo che sancirà la Brexit.

 

Raisa Ambros

Foto © nbcnews.com; mirror.co.uk; news.abs-cbn.com; independent.co.uk

 

Articolo precedenteSalonicco chiede ad Atene rispetto. «No ad accordo con Skopje»
Articolo successivoLa Corte dei conti europea esamina la gestione Ue della migrazione
Raisa Ambros
Giornalista pubblicista specializzata in geopolitica, migrazioni, intercultura e politiche sociali. Vive tra l’Italia e l’Inghilterra. Sceneggiatrice, autrice televisiva e conduttrice di programmi TV con un’esperienza decennale in televisione, Raisa è stata parte del team di docenti nel corso di giornalismo “Infomigranti” a Piuculture, il settimanale dove ha pubblicato e svolto volontariato di traduzione. Parla cinque lingue e viene spesso invitata nelle conferenze come relatrice sulle politiche di integrazione.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui