Sono più di trent’anni che la Grecia lotta per il confine con la Macedonia. Protesta degenerata per colpa di facinorosi e rappresentanti di Alba Dorata
Alla fine sono sette le persone arrestate dopo gli scontri di ieri tra forze dell’ordine e alcuni manifestanti durante la protesta di fronte al parlamento di Atene contro la ratifica dell’accordo di Prespa. Almeno 25 gli agenti di polizia rimasti feriti, secondo quanto riportato dal quotidiano di Atene Kathimerini. I manifestanti hanno lanciato pietre, razzi, ordigni rudimentali, vernice e altri oggetti alla polizia in tenuta antisommossa che ha risposto con ripetute raffiche di gas lacrimogeni. Secondo la polizia ellenica, fra i “provocatori” che hanno provato ad entrare nell’edificio del Parlamento vi sarebbero i militanti della formazione di estrema destra Alba dorata. Tra gli esponenti politici scesi in piazza c’era anche l’ex primo ministro Antonis Samaras.
Scontri dunque nel centro di Atene dove decine di migliaia di persone si sono riunite per protestare contro l’accordo di Prespa sul cambiamento di nome della Macedonia in Repubblica della Macedonia del Nord. L’intesa mette fine a una querelle diplomatica quasi trentennale e apre la strada a Skopje per l’accesso a Nato e Unione europea. L’accordo è stato ratificato dieci giorni fa dal Parlamento macedone e aspetta ora il via libera dei deputati greci. Mercoledì il Parlamento di Atene ha confermato la fiducia al governo con 151 voti contro 148, facendo tirare un sospiro di sollievo al premier, Alexis Tsipras, che conta di mettere ai voti l’accordo la prossima settimana. Ma l’intesa trovata con la Macedonia per il cambio di nome ha suscitato la dura reazione popolare: secondo le stime della polizia erano 60mila (per gli organizzatori 100mila) le persone da tutta la Grecia che si sono radunate a Piazza Syntagma assediando il palazzo del Parlamento.
Una trentina di giovani hanno tentato di forzare il blocco, lanciando pietre e vernice contro le forze della polizia in assetto anti-sommossa, che hanno risposto con i lacrimogeni. Dieci agenti sono rimasti feriti, mentre due manifestanti sono stati ricoverati per problemi respiratori. I giovani a volto coperto se la sono poi presa con i giornalisti presenti, distruggendo l’equipaggiamento di fotografi e cameramen. L’opposizione all’accordo ha raccolto adesioni bipartisan, dall’estrema destra di Alba Dorata ai Socialisti, fino a diversi esponenti della Chiesa, a cominciare dai monaci della comunità monastica del Monte Athos. Dopo l’uscita dalla coalizione del partito Greci indipendenti (Anel) dell’ex ministro della Difesa Panos Kammenos, Tsipras guida un governo di minoranza e avrà bisogno dell’appoggio di deputati indipendenti e dell’opposizione per riuscire a far passare in Parlamento l’intesa.
Per molti greci, il nome Macedonia si riferisce solo alla provincia settentrionale greca nota per le conquiste di Alessandro il Grande. Da qui, la querelle diplomatica sul nome della Repubblica vicina che finora ha impedito a Skopje di far richiesta di adesione all’Ue e alla Nato. Tsipras ha presentato l’accordo come “un passo storico” verso la normalizzazione delle relazioni tra i due Paesi e ha esortato “le forze progressiste” a sostenere l’intesa. Per il premier greco, il nuovo nome – Macedonia del Nord – offre “una chiara distinzione” tra la regione greca e il Paese vicino; inoltre è previsto che Skopje non possa rivendicare alcuna relazione con l’antica civiltà greca della Macedonia.
Antonio Vanzillotta
Foto e video © Antonio Vanzillotta