Armin Laschet è il successore di Angela Merkel. Ue più solidale

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Armin Laschet al posto di Angela Merkel

In Germania e nei Paesi Bassi risultati a favore degli Stati che negli ultimi dieci anni hanno posto l’accento sull’importanza di rafforzare la coesione socio-economica all’interno dell’Unione europea

La Cdu, Unione Cristiano Democratica, mantiene la linea moderata con Armin Laschet. Sabato 16 gennaio durante una conferenza totalmente in digitale, svoltosi in questa forma per via del distanziamento sociale, il partito ha preferito l’alleato della cancelliera Angela Merkel – con 521 voti – che ha prevalso su Friedrich Merz (466). Un terzo candidato Norbert Roettgen, esperto di politica estera, è stato battuto nelle fasi precedenti della selezione.

Vantaggi per alcuni Paesi

Il dibattito interno ai popolari ha attirato molta attenzione a livello europeo, per la presenza di posizioni critiche verso Angela Merkel, percepita da una parte della sua maggioranza come eccessivamente disponibile verso le richieste di solidarietà economica da parte di Stati meno “disciplinati” nel rigore finanziario. Il fatto che Laschet sia inequivocabilmente vicino alla linea centrista della Cancelliera è un punto a favore dei Paesi che considerano prioritaria la crescita e che sottolineano il bisogno di comprensione reciproca nell’Unione europea.

Gli Stati ora “favoriti”

Il risultato di sabato può quindi incoraggiare Stati come Spagna, Italia, Irlanda, Portogallo e Grecia che più volte nel corso degli ultimi dieci anni hanno posto l’accento sull’importanza di rafforzare la coesione socio-economica all’interno dell’Unione europea. La Cdu/Csu – rispettivamente Unione Cristiano Democratica/Unione Cristiano Sociale – è favorita nelle elezioni del prossimo settembre. Tra gli esponenti dell’alleanza moderata godono di grande popolarità anche Markus Soeder, leader della Csu e il ministro della Sanità, Jens Spahn.

La situazione nei Paesi Bassi

L'uomo al posto della MarkelNelle istituzioni europee in queste settimane gli occhi sono puntati su varie crisi nelle maggioranze a guida centrista. Venerdì 15 gennaio il primo ministro dei Paesi Bassi, Mark Rutte, ha rassegnato le dimissioni dopo errori che avevano portato le autorità olandesi a richiedere indietro sussidi ai quali migliaia di famiglie interessate avevano invece diritto. I media locali affermano che le persone coinvolte dal 2013 al 2019 siano intorno a 26.000.

Un’azione legale è stata avviata il 12 gennaio scorso, contro tre ministri del governo e due ex-ministri. Giovedì 14 gennaio il leader del partito di opposizione labour, Lodewijk Asscher, aveva rassegnato le dimissioni perché era stato ministro agli Affari Sociali nel precedente governo Rutte. L’esecutivo è stato attaccato in questi giorni, sia dal leader dell’estrema destra Geert Wilders sia dall’esponente della sinistra ambientalista Jesse Klaver. Quest’ultimo ha auspicato una nuova stagione politica per i Paesi Bassi. Il governo olandese compenserà ogni genitore coinvolto con almeno 30.000 euro ma resta elevato lo scontento pubblico per quanto avvenuto. In ogni caso gli osservatori europei registrano la solidità del gruppo liberale Vvd (Volkspartij voor Vrijheid en Democratie), rappresentato da Rutte, di cui si prevede comunque una riconferma. Il primo ministro dimissionario guida i governi di coalizione fin dal 2010.

Intanto in Estonia

Un’altra vicenda che ha visto cadere un capo di governo è la fine dell’esecutivo estone. Il 13 gennaio Jüri Ratas ha dovuto fare un passo indietro a seguito di episodi di corruzione, riguardanti affari immobiliari nella piccola Repubblica baltica. La caduta di coalizione di centrodestra, che oltre al partito di centro comprendeva i cristiano democratici e il gruppo di estrema destra Ekre, è un duro colpo per quest’ultimo. Era stato ammesso a far parte dell’esecutivo, a causa di un complicato risultato elettorale improbabile a ripetersi. La presenza della destra ultra conservatrice è stata oggetto di dure critiche da parte anche di esponenti della maggioranza di governo. Secondo molti, Ratas non avrebbe dovuto accettare un’alleanza di questo tipo nonostante l’esigenza di raggiungere la maggioranza parlamentare.

Unione europea

Le forze tradizionalmente maggioritarie del Parlamento europeo sono da tempo sotto pressione per l’emergere di movimenti politici sia di destra e di sinistra sia classificabili come di centro, ma che esprimono nuove richieste di partecipazione, ad esempio con connotazioni liberali e ambientaliste. L’attualità di grandi Paesi fondatori e di diversi Stati dell’Unione europea presenta spunti incoraggianti per i partiti moderati e progressisti, che tutt’ora rappresentano la maggioranza del Parlamento europeo, dato che le preferenze dell’opinione pubblica sembrano rimanere ancorate al consenso per la continuità dell’integrazione europea, il che non toglie l’esigenza di migliorare l’efficienza nella rappresentatività delle sue strutture.

 

Aldo Ciummo con la preziosa collaborazione di Alessandra Broglia

Foto © Cdu, Linkiesta, Europarl

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Aldo Ciummo
Giornalista e fotografo specializzato in questioni del Nord Europa e dell’Unione europea, ha vissuto a lungo in Irlanda. Da free lance viaggia spesso nei Paesi scandinavi e scrive in inglese su testate internazionali, tra le quali “Eastwest”, o in italiano per "Eurocomunicazione" e “Startupitalia". In seguito alla laurea in Scienze della Comunicazione presso l’Università “La Sapienza” di Roma, ha studiato Relazioni Internazionali alla Fondazione Lelio e Lisli Basso e Fotografia all’ISFCI a Roma.

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