Conte chiede la fiducia alla Camera e al Senato

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Conte

Quello di lunedì e martedì sarà un vero e proprio voto di fiducia su un nuovo programma

Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, chiedela fiducia alla Camera dei deputati lunedì 18 gennaio e al Senato il giorno seguente, martedì 19 gennaio. Intanto prende l’incarico di ministro dell’Agricoltura ad interim date le dimissioni della Bellanova. Da palazzo Chigi si apprende che il premier è particolarmente irritato per non aver avuto la possibilità di avere un confronto diretto con Matteo Renzi. Ma non è l’unico ad esserlo. La politica italiana si spacca in due, tra chi è con il premier Conte e chi è con il leader di Italia Viva Matteo Renzi.

Salita al Colle

La salita al Quirinale del presidente del Consiglio segna l’accettazione da parte del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, delle dimissioni rassegnate da Teresa Bellanova. Accolto anche, sotto consiglio del premier, il ritiro dalla carica di ministro senza portafoglio di Elena Bonetti e quello di sottosegretario di Stato di Ivan Scalfarotto.

I passi successivi

Quello di lunedì e martedì sarà un vero e proprio voto di fiducia su un nuovo programma. Sarà, quindi, l’occasione per appurare l’esistenza di una nuova maggioranza. Dopo questo primo scoglio il premier, ovviamente, dovrà decidere chi sarà a occuparsi del ministero dell’Agricoltura. Il suo ruolo ad interim non potrà di certo essere longevo. Ha più tempo, invece per il ministero della Famiglia, che essendo una delega, prevede più tempo per il rimpiazzo. Stessa cosa anche per il posto da sottosegretario di Stato rimasto vacante dopo le dimissioni di Ivan Scalfarotto.

Il Pd compatto con Conte, ma…

Il ministro Pd Dario Franceschini ha dichiarato: «Nel passato il termine responsabili indicava una negatività, non è più così. Le maggioranze di governo si cercano in Parlamento, apertamente, alla luce del sole e senza vergognarsene. E così sarà anche questa volta».

Nei giorni scorsi, Zingaretti e Franceschini si erano prodigati a convincere Conte a fare un passo avanti verso Renzi. Oggi, invece, «la porta del dialogo con Iv è chiusa».

Anche il ministro dell’Economia Gualtieri fa trasparire la sua irritazione: «La crisi è già costata 7,6 milioni di euro».

Linea dura da parte del ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, il pentastellato Luigi Di Maio. «Da Renzi gesto irresponsabile, le nostre strade sono ora divise». Ha, poi, escluso la possibilità di voto anticipato. E proprio lui ha invitato i moderati ad uscire allo scoperto. Un appello «a tutti i costruttori europei che come questo governo in Parlamento nutrono la volontà di dare all’Italia la sua opportunità di ripresa e di riscatto».

Conte ter

C’è chi parla, addirittura di un “Conte ter” nel caso in cui otterrebbe la fiducia alle Camere con i nuovi ingressi. Da qui inizierebbero le trattative per un nuovo governo. E già qualcuno chiarisce che però dovranno cambiare un bel po’ di cose. Orlando ha spiegato che, Renzi, non dovrà mai più essere determinante, ma altri hanno puntualizzato che bisogna sì seguire Conte ma in primis assicurare un governo. Anche per questo non è stato firmato da tutti l’appello partito ieri “Avanti con Conte”. La convinzione è quella di proseguire con lui ma allo stesso tempo la necessità è quella di guardare anche altri scenari.

Si prova ancora a mediare

ConteA Palazzo Chigi si discute ancora la possibilità di un dialogo tra il premier e il leader di Italia Viva. In caso non si riesca i mediatori andranno da Renzi a chiedergli di agevolare in qualche modo il cammino della legislatura. Anche il presidente della Repubblica avrebbe chiesto al premier prudenza.

Varie le proposte che vengono fatte

Ai moderati offerta la possibilità di costituire “un centro in alternativa al centro di Renzi”. Un progetto politico con il premier che potrebbe fare un passo avanti e delineare un suo futuro a capo di una lista alle prossime elezioni.

Secondo fonti del MoVimento 5 Stelle sarebbero 4 i senatori di Forza Italia che potrebbero aderire, tra questi l’azzurra Minuto. La maggioranza punta anche ai renziani Comencini, Conzatti, Vono, Grimani e Carbone ed ex parlamentari come Martelli e Ciampolillo.

Iv sta cercando di recuperare dalla sua parte il socialista Nencini che detiene l’unico simbolo riconosciuto per poter rimanere “Gruppo parlamentare” autonomo in Senato e chiede «la ricomposizione del quadro politico». Per i regolamenti occorre, infatti, avere a disposizione un simbolo depositato alle elezioni precedenti.

Ruolo fondamentale lo gioca il Maie. Cioè il Movimento per gli italiani all’estero, che già è nel campo della maggioranza, e intorno ai socialisti. «Chi ha maggiori responsabilità» – dichiarano in una nota il segretario del Partito socialista italiano (Psi) Enzo Maraio e il senatore Riccardo Nencini – «è chiamato ad esercitarle fuoriuscendo dalla logica dei duellanti. Noi siamo tra i costruttori».

Chi avrà fatto bene i conti?

Italia Viva pensa che «possono arrivare al massimo a 155, gli altri dove li trovano?».

I M5S, invece, è più ottimista e i conti hanno un altro valore: 92 i voti del MoVimento 5 Stelle, 35 del Pd, 17 del Gruppo misto comprendendo Maie e Leu, poi ci sarebbero i senatori a vita Rubbia e Piano, i due ex pentastellati Ciampolillo e Martelli, si guarda a Cesa che potrebbe – dicono sempre nella maggioranza – portare in dote il progetto del “partito popolare italiano”.

Forza Italia

Alcuni pensano che Berlusconi e Letta siano in linea con i moderati, ma in FI smentiscono subito che l’ex premier – ricoverato a Monaco per problemi cardiaci – possa avallare un orientamento del genere.

Berlusconi, infatti, sarebbe pronto ad esaminare con i suoi alleati, soltanto un’alternativa a Conte, un eventuale governo di scopo qualora lo chiedesse il presidente della Repubblica.

Conte intenzionato a parlare con il Paese e non a fare la guerra con Renzi. Chiederà anche all’opposizione di dire sì allo scostamento di bilancio.

 

Ginevra Larosa

Foto © Ginevra Larosa, Gov,Tpi

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