Patrick Zaki: un anno dall’arresto, tanti gli appelli e le mobilitazioni

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Patrick Zaki

Sono una decina i post su Facebook che rappresenterebbero le prove per le quali il ventinovenne fu imprigionato

Un anno fa Patrick Zaki è volato da Bologna a Il Cairo per non fare più ritorno. Né Patrick né la sua famiglia né nessun altro, infatti, avrebbero mai potuto immaginare cosa sarebbe successo non appena sceso dall’aereo.

24 ore di buio totale

Zaki all’atterraggio viene fermato e per 24 ore di lui non si sa più nulla. Solo l’8 febbraio si saprà che le autorità egiziane hanno deciso di sottoporlo a detenzione preventiva perché potrebbe inquinare le prove. È accusato di reati gravi, gravissimi. Dal terrorismo alla propaganda eversiva.

Le prove

Una decina di post su Facebook sono le presunte prove che costringono Patrick a un anno di agonia. Lui afferma di non aver mai scritto quei post e che potrebbe dimostrarlo. Ma i fatti sono che dopo 365 giorni questa possibilità non l’ha ancora avuta. Tante le udienze farsa e i prolungamenti della custodia preventiva che ogni 45 giorni riportano Zaki e la sua famiglia a ricominciare tutto dall’inizio.

Prigioniero di coscienza

La mobilitazione per Patrick Zaki è partita immediatamente, spontanea e unanime, prima a Bologna, poi al Parlamento europeo. Il quale ha chiesto al regime di Al-Sisi la sua scarcerazione e quella di tutti iprigionieri di coscienza“. Termine coniato dall’organizzazione Amnesty International. Si riferisce a chiunque sia imprigionato in base ad alcune caratteristiche: razza, religione, colore della pelle, lingua, orientamento sessuale e credo politico. Il tutto senza aver usato o invocato l’uso della violenza. Infatti, Zaki è “colpevole” solo di essersi occupato di diritti umani.

Nel frattempo un altro studente egiziano viene arrestato: è il 1° febbraio 2020 e Ahmed Samir Abdelhay Ali subisce la stessa sorte.

Gli appelli di Amnesty International

«L’idea che Patrick debba trascorrere un altro anno così è inconcepibile», afferma Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International in Italia. «Oggi si chiude un anno di una mobilitazione dal basso incredibile, straordinaria, bellissima per Patrick. Ne inizia un altra che ha bisogno di una politica che agisca con maggiore incisività, urgenza, decisione. Perché oggi nessuno di noi può immaginare che Patrick debba trascorrere un altro anno così, è un’idea inconcepibile». E all’Italia in particolare, Noury chiede di mettere in campo «sul piano diplomatico tutte le iniziative necessarie, coinvolgendo l’Europa presto e bene. La scritta che campeggia su tanti luoghi d’Italia – “Free Patrick Zaki” – non è solo uno slogan ma un obiettivo».

La famiglia

La sorella del ragazzo da un video ringrazia per la mobilitazione messa in campo e invita a non mollare. Marise all’Agenzia Ansa aveva dato il suo appoggio alla petizione online lanciata da alcuni cittadini per la cittadinanza italiana a Patrick. Ieri in un video a La7 ha ringraziato tutti, dall’Università di Bologna alle città italiane, alle istituzioni. “Ciò che Patrick ci dice durante le visite” – ha detto Marise – “è di continuare quello che avete iniziato per rendere vicina la sua libertà“.

Europarlamentari

Patrick libero“. Lo chiedono alcuni europarlamentari italiani, e non solo, in un video appello pubblicato dalla pagina Facebook degli attivisti che si battono per la libertà del ragazzo. Lo “firmano” con messaggi video Fabio Massimo Castaldo (vice presidente del Parlamento Ue), Pierfrancesco Majorino, Soraya Rodriguez, Alessandra Moretti, Pina Picierno, Elisabetta Gualmini, Pietro Bartolo, Patrizia Toia, Brando Benifei.

La sua unica colpa è stata avere opinioni libere“, sottolinea Castaldo, che aggiunge: “La situazione richiede una risposta concreta e immediata, anche anche sotto forma di sanzioni Ue”.

La sua colpa” – afferma Bartolo – “è essersi occupato di diritti umani“.

Patrick è il simbolo dell’Europa come la vorremmo“, ricorda Picierno, “ma è, purtroppo, diventato il simbolo del fallimento dell’Europa che abbiamo di fronte”.

La politica italiana

Pd, LeU, M5S, Verdi, Italia Viva, nonostante la crisi, esprimono la propria vicinanza a Patrick e alla sua famiglia. Chiedono, anche, che l’Europa si compatti nel prendere posizione contro il regime di Al-Sisi, con un pensiero anche a Giulio Regeni.

«Fermare i rapporti commerciali e la vendita di armi», propone Laura Boldrini alla quale fa eco da LeU Francesco LaForgia. Erasmo Palazzotto, LeU, scrive: “Anche attraverso la richiesta di conferimento della cittadinanza italiana, si faccia quanto necessario per riportarlo a casa”.

Uniti per il conferimento della cittadinanza italiana

Aderiamo all’appello della sorella di Patrick, Marise, e alla petizione dell’Associazione Station to Station per chiedere al presidente della Repubblica Mattarella e alle più alte cariche dello Stato Italiano di conferirgli la cittadinanza italiana per meriti speciali. Un atto concreto che potrebbe aiutare il prossimo ministro degli Esteri a liberare Patrick”, ha detto Angelo Bonelli dei Verdi.

Anche il presidente dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, chiede cittadinanza italiana e libertà per Patrick.

Varie iniziative

Patrick ZakiPer la giornata dell’8 febbraio, a un anno dalla formalizzazione dell’arresto sono tante le iniziative in programma. Dal web, con l’evento dell’ateneo bolognese e la maxi maratonaVoci X Patrick” di Amnesty e Mei, ma anche nei luoghi fisici di tante città italiane dove compariranno poster di creativi per chiedere la libertà di Patrick.

 

Ginevra Larosa

Foto © Pressenza, Amnesty International, Facebook, Sempione news

 

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