I Måneskin infiammano Sanremo

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I Måneskin

Trionfo rivoluzionario sul palco dell’Ariston. Premi della critica a Colapesce – Di Martino e Willie Peyote. Fedez – Michielin secondi ed Ermal Meta terzo

Si chiude il sipario sulla 71esima edizione di un Festival social rivoluzionato dalla vittoria dei Måneskin. Si spengono le luci dell’immensa scenografia futuristica di Gaetano e Maria Chiara Castelli. Dalla loro invenzione ci siamo catapultati in un viaggio musicale di 5 giorni. Un viaggio catartico, luminoso come la luce che vediamo in fondo al tunnel. O come “il chiaro di luna” del significato dal danese della parola scelta, appunto, dai Måneskin.

Proprio dalle briciole di un’edizione così particolare parte il percorso che ha condotto al finale così inaspettato.

Sì perché si parte proprio dalle basi, da una scenografia studiata nei dettagli dai professionisti Castelli, dal loro sguardo a un futuro di cambiamenti, di normalità, di positività intesa di nuovo nell’accezione del suo termine. E da qui ci si innalza raggiungendo un successo.

I Måneskin

I Måneskin

Il finale premia la giovanissima band romana dei Måneskin con la loro Zitti e buoni. Un vero e proprio trionfo per il loro rock tonale, incisivo e accattivante; per il loro spettacolo portato in scena ogni sera raggiungendo picchi unici, come con l’interpretazione nella sera delle cover insieme a Manuel Agnelli nell’interpretazione di Amandoti. La loro è un’ovazione social, nell’edizione sanremese più digital di sempre.

Hanno portato sul palco le loro performance studiate nei dettagli. La loro arte. Il loro pensiero, senza remore, senza filtri. D’altronde perché averne?

I MåneskinLa canzone è superlativa e segna una svolta, il cambiamento di cui la Rai parla da giorni.

Dall’incipit differente passando per il reef di chitarra ripetuto e che dal primo giorno entra nelle orecchie. Connotazione stilistica del ritornello eccezionale che conferisce al nucleo della canzone stilemi rock incisivi.

Commossi e increduli i Måneskin, ovvero Damiano David, Victoria De Angelis, Thomas Raggi ed Ethan Torchio, hanno conquistato il podio seguiti da Francesca Michielin e Fedez e dalla loro Chiamami per nome, melodia radiofonica che continueremo ad ascoltare. Al terzo posto si piazza la bellissima Un milione di cose da dirti di Ermal Meta che si aggiudica il premio “Giancarlo Bigazzi”, per la miglior composizione musicale.

Gli altri premi

I MåneskinIl Premio della Critica Mia Martini attribuito dalla Sala Stampa va a Willie Peyote con Mai dire mai (La locura) e Colapesce – Di Martino con Musica leggerissima hanno conquistato il Premio Lucio Dalla, assegnato dalla Sala Stampa Radio – tv – Web. Madame ha vinto il premio Miglior testo Sergio Bardotti per il brano Voce.

 

L’ultimo quadro di Achille Lauro. «Dio benedica solo noi, esseri umani»

Ogni sera ci ha stupiti portando in scena uno spettacolo sempre diverso, un messaggio diretto, senza alcun velo di ipocrisia, senza limitarsi, con il suo irriverente pensiero da elargire alle masse. Questo è Achille Lauro nel suo essere più profondo di artista.

A introdurre la performance del cantante romano sul palco dell’Ariston si è esibito Giacomo Castellana, etoile del Teatro dell’Opera di Roma.

Al centro della scena poi lui, Achille Lauro e la sua C’est la vie in tutta la sua struggente interpretazione.

Alla fine della canzone, il sottofondo è scandito dalle critiche, dagli insulti e dal petto nudo emergono rose infilzate che stanno a significare quanto le parole possano ferire una persona, nel profondo. Sanguina e cade a terra per poi recitare l’ultimo monologo.

«È giunto il nostro momento, la nostra fine in questa strana fiaba. La più grande storia raccontata mai. Maschere dissimili recitano per il compimento della stessa grande opera. Tragedia e commedia. Essenza ed esistenza. Intesa e incomprensione. Elementi di un’orchestra troppo grande per essere compresa da comuni mortali. È giunto il nostro momento. Colpevoli, innocenti. Attori, uditor Santi, peccatori. Tutti insieme sulla stessa strada di stelle. Di fronte alle porte del Paradiso. Tutti con la stessa carne debole. La stessa rosa che ci trafigge il petto. Insieme, inginocchiati davanti al sipario della vita. E così sia».

Sanremo story

Anche la storia del Festival è stata protagonista di quest’edizione. Perché il presente non dimentica il passato e guarda al futuro per costruire qualcosa di significativo.

La classe di Ornella Vanoni che si è esibita da sola e poi insieme a Francesco Gabbani che l’ha accompagnata al piano, si è contrapposta all’energia del medley di successi di Umberto Tozzi per poi concludere con Michele Zarrillo, Paolo Vallesi e Riccardo Fogli.

Una firma importante

I MåneskinOspite il produttore musicista Dardust, alias Dario Faini. Un grandissimo autore che ha portato in scena uno spettacolo coinvolgente degno di nota, portando all’Ariston i tamburini della Quintana di Ascoli. Al piano lui e la musica che si innalza e si eleva in tutta la sua potenza. Grande show.

Al di là delle telecamere

La presenza femminile tanto attesa dell’ultima serata è stata Giovanna Botteri, giornalista e inviata Rai, che ha raccontato la sua testimonianza di inviata all’estero, della condizione di viaggio per lavoro, lontani dagli affetti. «Cerchi di vedere il mondo in un altro modo. Quando chiudo gli occhi penso a quello che c’è al di là dello schermo, alla gente, agli amici, ai parenti, a tutti quelli che ti vogliono bene e a quelli che non conosci, ma che ti guardano con affetto e sono là per te. Al di là di quella telecamera ci sono, sono tanti davvero».

I disegni della danza

Amadeus e Fiorello hanno portato sul palco anche una crew eccellente, gli Urban Theory, un gruppo di ballerini liguri, specializzati nella realizzazione di uno stile di danza molto particolare focalizzato sulla creazione delle forme geometriche.

Il logo delle Olimpiadi

I MåneskinFederica Pellegrini e Alberto Tomba sono gli ambasciatori d’eccellenza delle Olimpiadi 2026 e sul palco dell’Ariston hanno avuto un ruolo importante, ovvero lanciare un sondaggio, la scelta del logo per le prossime Olimpiadi e si potrà fare direttamente sul sito.

I numeri che parlano

«Il bilancio è positivo. Le piccole rivoluzioni culturali hanno bisogno di un po’ di tempo. L’ultima serata dimostra come sono entrati nel nostro vocabolario personaggi che non conoscevamo. Sono spuntati talenti emergenti», ha sottolineato il direttore di Rai Uno Stefano Coletta.

«È stato un passaggio epocale, si è voltato pagina per cambiare qualcosa. E questo è accaduto. Non avrei mai potuto fare il festival senza un amico, un fratello come Fiorello. Ha portato la felicità nella casa delle persone. Vi assicuro che non è stato facile stare di fronte alla platea vuota, uscire dal teatro e trovare tutto vuoto, stare di fronte al nulla non lo auguro a nessuno. Abbiamo provato smarrimento, non sapevamo cosa avremmo portato a casa ma Sanremo è una potenza, una forza un valore immenso», ha dichiarato Amadeus.

I Måneskin all’Eurovision Song Contest a Rotterdam

«Non vediamo l’ora di partecipare all’Eurovision Song Contest a Rotterdarm. Abbiamo iniziato a via del Corso sei anni fa, continuato nei locali e oggi siamo qui. Ai giovani che coltivano un sogno come noi diciamo che le passioni possono essere una valvola di sfogo, a maggior ragione in questo periodo. È importante mettere se stessi in quello in cui si crede, sviluppare una propria identità, proseguire nonostante gli ostacoli esterni», hanno raccontato emozionati i Måneskin. Questo pezzo è la presentazione di quello che è la loro musica, anticonvenzionale, con un’identità influenzata dal sound di Londra dove hanno vissuto per un periodo.

14milioni di fronte al Festival

«Ho sentito solo numeri pazzeschi che non combaciano con quello che alcuni scrivono. Mi chiedo, cos’hanno visto. Ho letto la parola flop… sono stati fatti 14 milioni ieri sera! Ho ricevuto tanti messaggi privati da colleghi, mi hanno espresso grande solidarietà perché, chi fa il mio mestiere sa cos’è il pubblico. Fa parte dell’esibizione, perché ti guida, ti dice se stai andando bene, se ti devi fermare o cambiare argomento. Con Ama abbiamo cercato di capire come fare e credo che ci sia bisogno di darne atto. Detto questo da domani inizio un nuovo format, si intitola divano!», ha precisato Fiorello in collegamento telefonico durante la conferenza stampa.

Edizione 2021. Punto e a capo

Quando si archivia uno spettacolo come questo si fanno bilanci. E, al di là di tante chiacchiere, di fronte alle difficoltà il risultato è stato perfetto.

Resteranno Amadeus e Fiorello, mattatori eccezionali di fronte a quelle poltrone vuote piene di punti interrogativi. Ironici, divertenti, signori di uno show in continua espansione. Visionari di un’immagine oltre le telecamere.

Resterà Achille Lauro e la sua capacità di esprimere la sua arte.

Resterà la classe e la bravura di Elodie e di Matilda De Angelis, la simpatia del campione Ibra, all’altezza di un ruolo così nuovo per la sua carriera.

Resteranno le canzoni, le scelte musicali belle e orecchiabili. Resterà il racconto di un’Italia che vuole rialzarsi, di un settore che non vuole restare in silenzio e di una macchina che, se ben costruita, funziona e riesce a dare ottimi risultati.

Resterà l’eleganza di Noemi e della sua rinascita, lo stile di Malika Ayane, la grazia della musica di Annalisa, il sound di Colapesce – Di Martino ma anche dello Stato Sociale, il colore dei suoni dei Coma Cose, la particolarità di Madame, il ritmo radiofonico e l’emozione di Michielin e Fedez. E certamente resteranno i Måneskin con la loro rivoluzione musicale che è entrata nella storia del Festival.

 

Alessandra Caputo

Foto ©Agi per Ufficio Stampa Rai

 

 

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Alessandra Caputo
Classe 78, giornalista pubblicista, laureata in Lettere Moderne, scrittrice, mamma orgogliosa. Ha scritto di cronaca, spettacolo e cultura in quotidiani, riviste settimanali, mensili e sul web. Per diversi anni si è dedicata al settore viaggi e turismo dove la sua creatività si è integrata alla descrizione della realtà. Oltre al turismo oggi si dedica anche al settore cinematografico e agli amati libri. Appassionata della vita, della lettura, dell’arte e della cucina, senza seguire un ordine preciso delle cose ama ritagliare un piccolo spazio per tutto.

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