Trinità nell’arte, le testimonianze dell’invisibile

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Trinità

Mario Dal Bello esplora il mistero dell’Incarnazione e della sua iconografia dall’età paleocristiana ai giorni nostri

È dettato da una profonda esigenza spirituale il libro che Mario dal Bello ha voluto dedicare alla Trinità nell’arte (Dei Merangoli editore), un tema complesso e denso di significato che lo spinge a squarciare il sipario del mondo empirico per attingere alla verità più profonda. Una tensione conoscitiva che può richiamare alla mente il percorso di gnoseologia trinitaria che Pavel Florenskij, il grande sacerdote, filosofo e studioso russo intendeva come argine al nichilismo crescente nel mondo coevo, indubbiamente imperante nel tempo presente.

L’incarnazione del Figlio di Dio è la testimonianza incontrovertibile dell’unisostanzialità con il Padre. Dio, scegliendo di presentarsi in forma umana per mezzo di Gesù, diviene oggetto di rappresentazione concreta. Il dogma della Trinità è dunque non solo alla base della teologia, ma anche dell’intera arte sacra occidentale.

La grande sfida della cultura europea

TrinitàLa grande sfida della cultura europea è sempre stata quella di rappresentare l’invisibile, rendendo tangibile quanto sfugge all’esperienza sensibile, diversamente ad esempio dall’arte islamica che, almeno in ambito pubblico, prende le distanze da qualsiasi antropomorfismo per cercare il divino nella calligrafia e nella ripetizione di forme astratte. Al contrario nella cristianità l’immagine è propedeutica alla venerazione dei fedeli e annuncia l’Incarnazione. Se la grandezza del mistero trascende le flebili capacità umane, la figura di Gesù permette di rappresentare l’enigma del Dio Unitrino, avvicinandosi al divino.

Parte da qui l’indagine compiuta da Mario dal Bello sulle forme trinitarie, dai primi secoli della cristianità sino ai nostri giorni. Un percorso assolutamente originale e per nulla scontato, che a immagini celebri accosta traiettorie inedite e sorprendenti. Sarcofagi e mosaici di una Roma appena conquistata al Cristianesimo nascondono interessanti simbologie, riproposte e variate nei secoli seguenti. Abramo accoglie tre ospiti angelici, chiara allusione al Dio Unitrino. Segni metafisici e astratti, di derivazione bizantina, marcano l’arte ravennate, restando su un piano rappresentativo idealizzato.

Come cambia nei secoli la Trinità nell’arte

A partire dal XII secolo la rappresentazione trinitaria si emancipa dai connotati simbolici per fondarsi sulla figura umana. Nell’arte romanica prevale una concezione imponente del Dio Unitrino. La rappresentazione si amplia in innumerevoli forme, alcune di derivazione paleocristiana, altre originali. Il gotico si caratterizza per un forte slancio mistico, ma anche per un caloroso sentimento nei confronti della dimensione umana del Figlio. La Trinità è gloria regale, in grado di trionfare sul demonio e sull’Anticristo, del quale appaiono frequenti raffigurazioni. Un tema che continuerà ad essere frequentato (si pensi al lavoro del Signorelli nel Duomo di Orvieto).

TrinitàL’esemplificazione offerta da Dal Bello abbraccia non solo la pittura e la scultura, ma si estende all’oggettistica sacra, all’arte musiva, alla decorazione dei testi sacri, alle vetrate delle cattedrali. Enorme il lavoro compiuto sul repertorio iconografico, a tracciare un quadro il più possibile ampio, anche se naturalmente non esaustivo, del fenomeno.

Peculiare l’uso del vultus triformis, di derivazione arcaica, le cui testimonianze si riscontrano in particolare nelle miniature, mentre quelle pittoriche sono esigue anche a causa del bando emesso nel 1628 da Urbano VIII nei confronti di tale tipologia iconografica (l’autore evidenzia un interessante esempio quattrocentesco di Antonio Martini ad Atri).

Con Giotto entriamo nell’ambito dei giganti dell’arte. L’analisi della padovana Cappella degli Scrovegni offre numerose esemplificazioni, non ultima la finestra tripartita che corona il Giudizio. L’accento è posto sul realismo, sulle dinamiche affettive e su una visione particolarmente profonda.

Le nuove interpretazioni dell’iconografia sacra

L’iconografia sacra, messa in discussione nelle regioni protestanti, in ambito cattolico si apre a nuove interpretazioni dei soggetti dopo il Concilio tridentino, volte in particolare a finalità didattiche ed edificanti. Con il Rinascimento nascono nuovi soggetti, quali ad esempio il Cristo portacroce. Masaccio e Andrea del Castagno si fanno interpreti di una fede schietta e robusta. Si pensi alla Trinità e Santi del secondo, conservata nella Basilica della Santissima Annunziata di Firenze. Una Trinità che si piega letteralmente sul santo fornendo prospettive del tutto peculiari, quasi la prefigurazione del noto Cristo di Dalì.

Impossibile riassumere in questa sede l’immensa messe di nozioni e spunti fornita dal libro. Accanto ai nomi più noti troviamo pittori comunque straordinari, quale Crivelli, dal decorativismo estremo, Beccafumi, dalle note quasi surreali, e altri ancora. A volte l’eccessiva notorietà “usura” per così dire le immagini, facendo sfuggire il loro significato più profondo. Forme celebri come quelle vergate dal genio di Michelangelo e Raffaello vengono presentate alla nostra attenzione con sguardo nuovo e acuto; perché i capolavori non cessano mai di stupire e di comunicare il proprio messaggio.

Lo sguardo dei nordici, veneti e del Barocco

Non sfuggono all’occhio di dal Bello i nordici, con la loro spiccata sensibilità, fra il mistico e il tormentato. Fra le immagini più “strane” e poco conosciute quella dell’Altare di Boulbon, con il Padre che letteralmente emette lo Spirito sotto forma di colomba nella bocca del Figlio, per consentire la resurrezione.

Con i veneti entriamo nel regno del colorismo visionario. La Bibbia riletta da Tintoretto abbaglia con le sue inedite soluzioni visive. La Trinità conservata nella Galleria Sabauda di Torino, con la sua dinamica estrema e vertiginosa, ne è un chiaro esempio. Poi c’è la Spagna, con l’immaginifico El Greco e la sua fede sentimentale e mistica.

Improvvisamente si squarcia il sipario sul Barocco, pregno di macchinismi teatrali abbacinanti e di stupori estatici. Lanfranco, Bernini e Borromini ne sono gli indiscussi protagonisti. Le più ardite fantasie scenografiche si sposano all’intimismo, in una peculiare alchimia. Nelle estasi, celebri quelle di Bernini, e nei supplizi, la Trinità è sempre presente.

Di epifanica profondità l’esperienza di Rembrandt, in grado di presentire il divino nelle forme umane. Queste emergono dall’ombra nella quale si confondono, appena screziate da una luce rivelatrice di provenienza ultraterrena.

Cosa cambia nella Storia moderna

Nel XVIII secolo il tema perde la sua irruenza per farsi estatico. Tiepolo ne è l’interprete più geniale, creatore di scene pervase da una religiosità luminosa e pregna di splendore abbacinante.

Con l’Ottocento il tema in parte si eclissa. Sopravvive sovente come recupero dell’antico, nel gruppo dei Nazareni ad esempio. La pittura in linea generale prende nuove direzioni, distratta dall’irrompere della modernità. Ricompare con forza drammatica nel Novecento, in una realtà scossa dal dramma di ben due conflitti mondiali. L’artista, solo e sconcertato di fronte all’irruzione della tragedia, recupera in particolare l’immagine del Crocifisso quale simbolo di sofferenza.

Il grido del Cristo prorompe ad esempio nelle opere di Graham Sutherland, caratterizzate da un segno di forte drammaticità. Su tutt’altro fronte si muove Chagall, il cui mondo è pregno di una toccante poesia. Il mistero esplode infine indecifrabile in Mark Rothko. La sua ricerca cromatica trascende il reale per aspirare all’assoluto. Il tragico si stempera nell’armonia dei colori, unica oasi di quiete per l’uomo contemporaneo.

 

Riccardo Cenci

Foto © Riccardo Cenci, Wikipedia

 

Immagini nel dettaglio:

  • Mosaico absidale Basilica di S. Maria in Trastevere – foto © Riccardo Cenci
  • Giotto, Giudizio Finale (Cappella degli Scrovegni – Padova) da Wikipedia
  • Carlo Crivelli, Incoronazione della Vergine (dett. dalla Pala di San Francesco a Fabriano) da Wikipedia
  • Mark Rothko, Orange, Red, Yellow da Wikipedia

 

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La Trinità nell’arte

Mario Dal Bello

dei Merangoli editore

pg. 200 – € 40,00

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Riccardo Cenci
Riccardo Cenci. Laureato in Lingue e letterature straniere moderne ed in Lettere presso l’Università La Sapienza. Giornalista pubblicista, ha iniziato come critico nel campo della musica classica, per estendere in seguito la propria attività all’intero ambito culturale. Ha collaborato con numerosi quotidiani, periodici, radio e siti web. All’intensa attività giornalistica ha affiancato quella di docente e di scrittore. Ha pubblicato vari libri (raccolte di racconti e romanzi). Attualmente lavora come Dirigente presso l’Enpam.

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