Goodbye Merkel. Intervista all’autore Alessandro Politi

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Alessandro Politi

Esce insieme a “La Stampa” il testo scritto insieme a Letizia Tortello del direttore della NATO Defense College Foundation

Esce oggi “Goodbye Merkel“, il libro scritto da Alessandro Politi con Letizia Tortello su Angela Merkel: una donna potente, antieroica e tenace, che non è stata mandata a casa da nessuno e che ha visto svanire diversi maschi alfa della politica.

Lucio Caracciolo e Gian Enrico Rusconi hanno scritto la post e pre fazione. Tranne che in Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, si può prenotare in edicola (www.primaedicola.it), su Amazon oppure trovare in libreria il 23 prossimo.

L’intervista

Alessandro PolitiNe parliamo direttamente con Alessandro Politi, analista politico e strategico globale con trent’anni d’esperienza. Direttore della NATO Defense College Foundation, l’unico centro studi riconosciuto dall’Alleanza Atlantica. Insegna geopolitica alla SIOI, Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale a Roma e analisi strategica allo IASSP di Milano. È stato consigliere politico nella KFOR (Kosovo Force) e consigliere di quattro ministri della Difesa. Il suo ultimo e-book è Shaping Security Horizons – Strategic Trends (2012-2019).

  • Come è nata l’opera?

«Il libro è figlio dei tempi e nasce da una conoscenza in virtuale un anno fa (18 aprile 2020) quando, in piena pandemia, Letizia Tortello moderava un duetto fra me e Dottori sul tema “Geopolitica infetta”, organizzato nel Crime Festival di Torino da Valentina Ciappina. Non ci siamo mai incontrati di persona e solo un’altra volta con l’editore su piattaforma virtuale. Tutto il resto è avvenuto per telefono in un modo così tradizionale che avremmo potuto usare i telefoni bianchi degli anni ’20».

«L’idea del libro ruota intorno ad un’idea semplice: come rivelare la figura di una cancellieraeternacon uno sguardo italiano, quindi europeo, combinando l’analisi biografica e quella geopolitica».

  • Cosa rappresenta la Merkel dopo 16 anni di vita politica intensamente agita?

«Molte cose e molto oltre la sua apparenza sintetizzata in diversi modi dai media. Una biografia onesta è fatta di luci e ombre per restituire al meglio un carattere che ha segnato la storia. Le luci: è stata un punto di riferimento femminile forte per la Germania (di cui sono figlio per parte di madre), per l’Europa e per il Nord del Mondo, in un’epoca dove si sprecano i leader che giocano a fare i capi senza alcuna sostanza. Certamente ha contribuito ad impostare e inquadrare questioni mondiali come l’Euro, la crisi migratoria siriana, l’Ucraina, la Brexit, l’uscita dal nucleare, la non-proliferazione in Iran, il rapporto con la Cina e il futuro della relazione transatlantica».

«Il fumo delle parole di un minuto o della passione politica la dipinge contraddittoriamente come: attendista, cinica, prigioniera del consenso, eroina del Mondo libero, paladina dell’Europa, cancelliera eterna appunto. Proprio lei, che invece ha un’acuta coscienza della fragilità di sistemi creati per durare nel tempo come l’ideale comunista incarnato nella DDR».

«Nel frattempo ha macinato quattro presidenti americani, due cinesi, tre presidenti della Commissione europea e nove premier italiani. Solo Putin le sopravvive, ma non ha la vera sfida delle urne ad ogni mandato».

«La Kanzlerin è un personaggio difficile da afferrare con i parametri classici della biografia della grande leadership di potere perché, poco importa se ci si ispiri a Federico II il Grande o Caterina la Grande, alcune delle sue cifre sono l’antieroismo e la discrezione basata sul solido buonsenso».

«Lei è l’antitesi del maschio alfa nelle sue varie salse nazionali e in realtà ne costituisce un vero e proprio anticorpo. Uno dei pochi che le somiglia è il conte di Cavour, maneggiatore di guerre, ma poco incline alla grandeur o ai simbolismi nazionalisti e molto attento alla sostanza di un risultato politico».

«Le ombre: un compromesso costante che ha soffocato alternative politiche in patria e ingessato in una sospensione di permanente provvisorietà molti dei dossier che ha gestito. Lei definisce, come la Thatcher, alcune scelte “alternativlos”, e, come il “TINA-There is no alternative” di Maggie, questo atteggiamento finisce per tentare di congelare invano una storia che non ha nessuna voglia né di finire, né di essere ingabbiata».

«Lei ha cambiato l’immagine della Germania, ancora legata all’eredità della seconda guerra mondiale, però ha riformato solo quando era indispensabile (spesso ha campato sulle riforme di Schröder) e ha tenuto assieme cose anche oltre il ragionevole. Non è una gattoparda, ma preferisce cambiare qualcosa perché la sostanza della stabilità resti il più possibile. Sopire troncare, troncare sopire con molto giudizio e cautela, direbbe il conte-zio del Manzoni».

  • Che situazione lascia geopoliticamente e in Germania?

«Cominciamo dalla Germania. Come si vede dal grafico semplificato dello Spiegel degli ultimi sondaggi, i nomi delle coalizioni con una maggioranza potabile sono pittoreschi, ma i risultati sono in genere noiosi quanto la campagna in corso. Perché? I tre grandi contendenti sono di fatto i suoi eredi, non incarnano alcuna rottura, sono variazioni sul tema della sua moderazione, del suo pragmatismo e della sua concretezza. Come tutte le grandi figure della politica, Merkel ha fatto come Saturno: ha inesorabilmente fagocitato quasi ogni altra alternativa».

«GeopoliticamenteLa Germania è nel Mondo, ma non lo vuole“. Sotto sotto, sa benissimo che non può essere una sorta di “Grande Svizzera”, ma non ha per ora voglia di usare gli strumenti affilati della grande potenza perché teme di resuscitare vecchi e soprattutto nuovi demoni. Esiste un certo consenso transatlantico che invita la Germania ad essere più “strategica”, cioè ad un maggior impegno militare e operativo nel Mondo. Quello che molti amici americani ed europei sembrano non prevedere è che, se Berlino diventa strategicamente più “normale”, meno riservata ad impegnarsi in spedizioni oltremare, allora c’è la possibilità che diventi più militarista (come americani, francesi, inglesi) e molto più difficile da gestire in termini di conciliazione al ribasso dei suoi interessi. Potrebbe fare come l’Italia, ma parliamo di un caso piuttosto difficile da emulare».

 

Cecilia Sandroni

Foto © Cecilia Sandroni

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Cecilia Sandroni
Fondatrice della Piattaforma internazionale ItaliensPR. Cecilia Sandroni, per formazione semiotico del teatro, è membro della Foreign Press di Roma come Italienspr (italienspr.com/global press), oltre ad essere un'esperta di relazioni internazionali nella comunicazione. Le sue competenze spaziano dal teatro-cinema, alla fotografia, all'arte e al restauro, con la passione per i diritti umani. Indipendente, creativa, concreta, ha collaborato con importanti istituzioni italiane e straniere per la realizzazione di progetti culturali e civili.

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