George Labrinopoulos e l’Italia dei Giganti. L’intervista

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George Labrinopoulos

Un tributo professionale ad alcuni incontri di pregio avuti con nomi storici della politica italiana, come Andreotti, Cossiga, Craxi, Pertini

George Labrinopoulos (Γιώργος Λαμπρινοπουλος) è originario di Vitina, nel Peloponneso, ma è nato ad Atene. Giunge in Italia nel 1972 iscritto all’Università per Stranieri di Perugia per imparare la lingua italiana. Vive a Roma e dal 1990 è cittadino italiano. È stato prima corrispondente per testate greche e in seguito funzionario presso la Fao. Nel 1980 entra nell’associazione Stampa estera in Italia, della quale è ancora membro effettivo. Nell’arco di questi anni ha lavorato per vari quotidiani greci, oltre che per un’emittente radiofonica. Al momento collabora con un giornale on line, il Corriere del Sud. Collabora anche con ItaliensPR come corrispondente per la Grecia.

Perché un libro sui Giganti? Eppure l’antipolitica è partita da lì per il suo successo?

«Diciamo che innanzitutto è stato un tributo professionale ad alcuni incontri di pregio che ho avuto con nomi storici della politica italiana, come Andreotti, Cossiga, Craxi, Pertini. In secondo luogo ho voluto sottolineare che quelli erano statisti, nel bene e nel male, ovviamente con i difetti che tutti hanno. Ma con il pregio di essere stata classe dirigente rispettata in tutto il Mondo. La prefazione di Stefania Craxi lo dimostra».

Era un’Italia diversa da quella di oggi?

«Molto. Certamente usciva da un periodo difficilissimo, legato al terrorismo, ma proiettata verso la programmazione europea di Maastricht. Era l’Italia a cavallo degli anni Ottanta e Novanta, con mille storie di eccellenza e con un nome spendibile nei cinque Continenti. Non dimentichiamo che il presidente Giulio Andreotti era il volto governativo dell’Italia, che Sandro Pertini aveva inaugurato un modo nuovo di essere capo dello Stato, che Francesco Cossiga era stato l’argine atlantista all’avanzata del modello comunista e che Bettino Craxi aveva rappresentato il terzo incomodo tra Dc e Pci. Era un’Italia molto viva».

Perché li chiama Giganti?

«Perché avevano, ognuno in modo diverso, una visione dell’oggi e uno sguardo proiettato al domani. Pertini raccontò di avere avuto la sensazione che la Cina sarebbe diventata una potenza. Craxi espresse dubbi sulla coagulazione europea e sulla possibile crisi dei partiti socialisti in Europa. Cossiga premeva sull’area atlantica e sull’importanza del ruolo dell’occidente nello scacchiere mondiale. Andreotti sottolineò l’azione della Nato e del Mediterraneo. Non avevano la palla di vetro, bensì erano ultra preparati e non dilettanti allo sbaraglio».

Sembra un’accusa all’oggi…

«In parte lo è. Non si può pretendere di guidare una Ferrari senza nemmeno la patente. Ma in Italia è accaduto purtroppo. Mi auguro che si ricominci a studiare, come i politici facevano 30 anni fa. Non è un mestiere che si improvvisa e in questo osservo che mancano le scuole di politica».

 

Cecilia Sandroni

Foto © ItaliensPR

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Cecilia Sandroni
Fondatrice della Piattaforma internazionale ItaliensPR. Cecilia Sandroni, per formazione semiotico del teatro, è membro della Foreign Press di Roma come Italienspr (italienspr.com/global press), oltre ad essere un'esperta di relazioni internazionali nella comunicazione. Le sue competenze spaziano dal teatro-cinema, alla fotografia, all'arte e al restauro, con la passione per i diritti umani. Indipendente, creativa, concreta, ha collaborato con importanti istituzioni italiane e straniere per la realizzazione di progetti culturali e civili.

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