“Quartieri di Vita”, il festival giunge alla sesta edizione

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Il teatro come percorso riabilitativo verso l’inclusione sociale. Un lavoro che si realizza nello scambio duplice tra palco e platea

Quartieri di Vita” è un festival di teatro, creato nel segno della condivisione e dell’inclusione sociale. Inoltre, quest’anno diventa internazionale all’insegna del motto “Life Infected With Social Theatre!”.

Un festival interculturale e trasversale, diretto da Ruggero Cappuccio e organizzato dalla Fondazione Campania dei Festival con il supporto della Regione campana che entra nelle periferie del territorio, attraverso le compagnie teatrali che operano come avamposti culturali in contesti difficili.

L’edizione 2021 del Festival è avvenuta in partnership con EUNIC, la rete europea di istituti e organizzazioni culturali nazionali, con 36 membri provenienti da tutti i 27 Stati dell’Ue. Il Rione Sanità, il Quartiere Forcella, la zona di San Giovanni a Teduccio, insieme alle città di Salerno, Benevento e Caserta. Le realtà coinvolte quest’anno dove a partire dal 6 dicembre sono arrivati sette artisti europei. Ciascun artista straniero è stato associato a un teatro del territorio e incaricato di dirigere, insieme a un regista campano, un workshop di ricerca finalizzato all’allestimento di nuove creazioni per la scena. L’obiettivo del Festival è stato dare ai giovani residenti, con una particolare attenzione rivolta a gruppi socialmente fragili, la possibilità di partecipare a laboratori di teatro. Ma anche, vivere percorsi di formazione, per rivelare di ciascun essere umano un potenziale nascosto di creatività.

Una prospettiva al femminile: in scena le donne di Forcella tessono una drammaturgia dell’esistenza

Ha debuttato il 17 dicembre mattina, all’Istituto Grenoble di via Crispi, il lavoro affidato alla regia dell’artista siriano residente in Francia Ramzi Choukair e di Marina Rippa con dieci donne dell’Associazione Femminile Plurale di Forcella. Un progetto che esplora l’universo femminile e i drammi personali vissuti da queste donne attraversando le arti sceniche in modalità catartica, forte dell’idea che questo Festival abbia una ricaduta sulla vita quotidiana di tutte le famiglie coinvolte nei laboratori di formazione.

In particolare, il lavoro con il collettivo Femminile Plurale è stato sviluppato nel cuore di Forcella. Nello spazio dedicato alla memoria di Annalisa Durante, giovane vittima della camorra. I “Quartieri di Vita”, che fanno parte dei sette progetti, potrebbero essere in verità metafora di qualsiasi sobborgo complesso. Ma si nutrono di un’azione – sempre corale – che contamina tutte le tipologie di teatro. Dal sociale al teatro d’autore, fino al monologo e al teatro di figura.

Ispirazione dal teatro greco

“Quartieri di Vita” è la prospettiva di un teatro che scorre tra cooperazione e sostenibilità. Ma soprattutto diplomazia culturale, dove si intrecciano i vissuti di interpreti dal talento naturale. Voci straordinarie che non recitano un testo teatrale definito, ma la loro verità. Quindi, mettono in scena il loro dramma, con un gesto di presenza importante che fa emergere la bravura delle interpreti non solo dal punto di vista attoriale ma anche mimico, gestuale, espressivo.

Un teatro terapeutico che si ispira al modello drammatico, ereditato dal teatro greco, e rivisita il tema dell’inclusività attraverso i distinti linguaggi delle performing arts. Il fine è creare una narrativa che appartenga alle protagoniste, e non più solo ai due registi. Quindi, un nuovo processo progettuale, corale e individuale al tempo stesso. Un teatro dell’espressione che ha educato nel corso dei workshop le partecipanti sui valori pedagogici della comunità e in scena le riabilita conferendo a chi recita la funzione di autentico testimone. Si tratta di donne che, con la propria voce, raccontano drammi vissute da molte altre. Attraverso il linguaggio teatrale queste sono riuscite a tirar fuori il loro antico sentire. Ma anche, a verbalizzare il proprio dolore per processare traumi e acquisire nuove consapevolezze.

Scambio tra palco e platea

"Quartieri di Vita"La grandezza del Festival è riuscire a portare avanti un’operazione salvifica che dimostra il valore sociologico, antropologico e umano di queste esperienze di incontro. Poiché il pubblico che osserva le protagoniste cambia in scena con loro, partecipando a una trasformazione collettiva. Un lavoro che si realizza quindi nello scambio duplice tra palco e platea. Nonché l’invito agli spettatori a riflettere sul proprio vissuto, con una finalità liberatoria che ha un’altissima ricaduta emozionale.

Le donne che un tempo sono state vittime ora reagiscono e si riabilitano dal loro duro passato, rafforzandosi nell’unione solidale, con momenti che nella recitazione sfiorano la sagace commedia. Oscillando dalla tragicommedia all’opera buffa, si vengono così a mescolare anche i toni e registri appartenenti al teatro napoletano. I quali sorprendono gli spettatori e li trascinano in un vortice emotivo in cui il dramma e il sorriso trovano ugualmente spazio fuori e dentro di noi.

Tutti protagonisti

Sul palco non esiste una caratterizzazione di personaggi secondari. Tutte le donne sono ugualmente protagoniste. Nella condivisione del dramma il punto di vista è democratico e polifonico. Non ci sono personaggi subordinati ad altri: ognuno è protagonista e attore della propria storia. Il tutto avviene su un palco che crea un’immagine di grandissimo impatto visivo. Donne vestite di nero come vedove, che celebrano l’abbandono da parte della figura maschile. Tradite, picchiate, molestate. La restituzione continua dei diversi stati d’animo, dalla risata alla commozione, movimenta la pièce fino al suo epilogo. Così si aprono le porte a un teatro che risveglia il pubblico e lo rende attivo partecipe di percorsi riabilitativi nella nobile direzione dell’inclusione sociale.

Nel pomeriggio della giornata conclusiva del Festival, venerdì 17 dicembre, ha inoltre avuto luogo all’Istituto francese di Napoli un dibattito per raccontare l’intero progetto attraverso le voci dei protagonisti che vi hanno partecipato. Nell’ambito del meeting, è stato proiettato il documentario sull’edizione 2021 del Festival “Quartieri di Vita”, a cura di Nadia Baldi, regista teatrale e vicedirettrice del Campania Teatro Festival.

La direzione artistica, a cura di Ruggero Cappuccio, perciò ha anticipato in quest’occasione: «Un’edizione molto importante di questo Festival perché è stata la prima a promuovere l’accessibilità alla formazione su tutto il piano europeo. L’auspicio è che l’edizione 2022 di “Quartieri di Vita” verrà ulteriormente rafforzata, con l’ingresso di nuovi Paesi come Turchia, Slovacchia, Slovenia e Portogallo».

Altri progetti andati in scena

Dal 15 al 17 dicembre, altri sei progetti sono andati in scena.

  • Sul palco dell’Institut Français di Napoli i lituani Jonas Tertelis e Andrius Jevsejevas hanno diretto insieme al regista napoletano Mario Gelardi i giovani attori del Nuovo Teatro Sanità. Un lavoro ispirato ai luoghi simbolici del capoluogo partenopeo.
  • Al Teatro Civico 14 di Caserta, una performance imperniata sulla figura dell’eroe troiano Enea ha visto avvicendarsi in scena giovani migranti e richiedenti asilo. Regia dell’austriaco Florian Bösel e di Luigi Imperato della compagnia Mutamenti.
  • A Salerno, invece, presso l’Associazione La Tenda, giovani migranti e donne con problemi di dipendenza hanno costruito un’installazione scenografica, fatta di mattoncini di cartone. A guidarli l’interprete spagnola Patricia Ruz e l’attrice Gina Ferri dell’Associazione Derrière La Scène.
  • Sempre all’Istituto Francese, la regista praghese Jana Svobodová con il regista Andrea Vellotti della Compagnia NEST-Napoli Est Teatro hanno cucito a partire dalle storie dei giovani partecipanti la drammaturgia.
  • Al Teatro Magnifico Visbaal di Benevento, sono stati protagonisti gli adolescenti del quartiere Triggio. Diretti dai performer belgi Axelle Verkempinck e Farbod Fathinejadfard e Peppe Fonzo.
  • Nella provincia sannita, alla Scuola civica Alma D’Arte, la regista tedesca Charlotte Pfeifer ed Enzo Mirone hanno lavorato insieme a persone diversamente abili della Onlus Cooperativa Sociale Immaginaria di Sant’Angelo a Cupolo (BN) sul concetto di “fragilità”.

Tra i membri Eunic di Roma hanno aderito all’iniziativa: il Centro ceco, il Forum austriaco di Cultura. L’Ufficio di rappresentanza della comunità fiamminga e della Regione delle Fiandre, l’Istituto lituano di Cultura.

Per quanto riguarda i membri a Napoli hanno aderito: il Goethe-Institut, l’Instituto Cervantes, l’Institut Français.

 

Cecilia Sandroni

Foto © Salvatore Pasquale

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Cecilia Sandroni
Fondatrice della Piattaforma internazionale ItaliensPR. Cecilia Sandroni, per formazione semiotico del teatro, è membro della Foreign Press di Roma come Italienspr (italienspr.com/global press), oltre ad essere un'esperta di relazioni internazionali nella comunicazione. Le sue competenze spaziano dal teatro-cinema, alla fotografia, all'arte e al restauro, con la passione per i diritti umani. Indipendente, creativa, concreta, ha collaborato con importanti istituzioni italiane e straniere per la realizzazione di progetti culturali e civili.

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