Scrittura: dalla penna d’oca allo smart writing

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penna d'oca

Un viaggio per scoprire la storia di questi piccoli strumenti che ci hanno migliorato e cambiato la vita

Leonardo da Vinci è senza dubbio una delle più grandi menti che siano mai esistite e un precursore nel campo delle tecnologie.

Tra i tanti prospetti giunti fino a noi c’è quello di una vera e propria penna stilografica: l’ingegno scrittorio, costituita da un serbatoio cavo che presentava all’estremità un pennino tagliato verticalmente. Quindi, sfruttando la gravità permetteva di far fluire l’inchiostro fino alla punta.

Oggi viviamo in una società sempre di fretta, siamo abituati a digitare sulla tastiera dei nostri smartphone o dei computer. 

I metodi di scrittura degli antichi

La penna come strumento per scrivere ha una storia che risale ai tempi più remoti, gli antichi egizi per scrivere geroglifici sui papiri utilizzavano cannucce munite di una punta che, come predecessore del calamaio, intingevano in una soluzione gommosa mescolata a polvere di carbone.

I greci e i romani invece scrivevano su tavolette di cera con degli stili di metallo. Solo in seguito iniziarono a utilizzare le penne d’oca la cui punta sottile lasciava un segno sulla carta.

La diffusione dei pennini d’acciaio

James Perry giornalistaIntorno alla metà del XIX secolo cominciarono a diffondersi dei pennini d’acciaio montati su delle canne di avorio o legno utilizzati come le penne d’oca.

Questo fu grazie all’editore James Perry che sopperì al problema della rigidità dei pennini di metallo fino ad allora utilizzati mediante l’uso di fori che ne agevolavano la flessibilità.

Verso la metà dell’Ottocento infatti i pennini metallici venivano applicati alle penne d’oca per evitare di doverle temperare di continuo per avere una punta sottile e sempre precisa.

Seppur questa miglioria agevolava nella scrittura presentava un altro problema: troppo inchiostro sul foglio. Succedeva spesso infatti che gocce ne cadessero quando si intingeva il pennino nel calamaio. Si arriva così alla nascita della penna stilografica. 

La stilografica

L’idea alla base era quella di inserire all’interno della penna un tubo cavo che contenesse già l’inchiostro. Tanti personaggi hanno cercato di realizzare la penna stilografica e spesso si sente dire che il padre di quella moderna sia l’agente assicuratore americano Lewis Waterman che nel 1883 inventò l’alimentatore multicanale dando quindi vita a quello che fu proclamato come il primo vero modello funzionante.Penna stilografica inventata da Lewis Watermann

Questa è una storia non del tutto vera. All’epoca infatti esistevano già delle stilografiche perfettamente funzionanti. Invenzione che nasconde un curioso aneddoto: la storia vede Waterman fallire nel tentativo di far stipulare un contratto a un facoltoso cliente a causa di una macchia di inchiostro sul foglio. 

Oggi di stilografiche se ne vedono poche in giro, forse sulle scrivanie dei professionisti, usate come semplice vezzo estetico più che come mero strumento di scrittura. Una volta infatti i pennini erano realizzati con materiali di pregio come l’oro, per evitare che gli inchiostri potessero danneggiarli.

Dalla stilografica alla penna a sfera

Non ha una storia molto differente l’evoluzione della penna stilo in penna biro. Andando avanti di qualche decennio arriviamo all’invenzione che ha rivoluzionato il nostro modo di scrivere: la biro.

Si deve la sua invenzione al giornalista ungherese Laszlo Biro. Il quale per la sua attività necessitava di uno strumento sempre pronto all’uso, facile e che non macchiasse.

Così iniziò sostituendo l’inchiostro delle ricariche con quello della stampa dei quotidiani ma non bastava. Fu un episodio del tutto casuale quello che portò Biro a inserire una sfera metallica all’estremità della penna. Un giorno mentre alcuni bambini giocavano con delle biglie si accorse che una di queste lasciava sul suo percorso una linea omogenea dopo essere passata su una pozza d’acqua.

Leggenda o verità fu così che nacque la penna a sfera, una delle più grandi invenzioni del nostro tempo, che quasi senza pensarci spesso chiamiamo Bic, ma perché?

Progetto penna Laszlo BiroAl barone italiano Marcel Bich si deve infatti la produzione di massa della penna a sfera lanciata sul mercato col nome che tutt’oggi si utilizza nel 1950. L’ungherese fu costretto a cedergli il brevetto dati i costi troppo elevati del suo prodotto e delle vendite poco redditizie.

A metà tra tradizionalismo e modernità è arrivata, da relativamente poco, sul mercato la penna digitale. Esteticamente parlando la forma è comune, ma consente di digitalizzare in maniera simultanea tutto quello che trascriviamo. Esso sia un testo o un disegno, e lo fa grazie a una microcamera a infrarossi o a un sensore di movimento.

L’importanza della penna nella diplomazia

Questo piccolo strumento gioca un ruolo centrale anche nella diplomazia.

Negli Usa Franklin Delano Roosvelt ha dato vita a una tradizione viva ancora oggi. Nei momenti più importanti per la storia americana dopo aver firmato le leggi di interesse pubblico era solito regalare le penne come souvenir ai membri del Congresso.Giuramento Governo italiano

Uno dei casi più famosi fu il Civil Rights Act firmato dal presidente Lyndon Johnson che poi regalò una delle penna a Martin Luther King. Più recentemente ricordiamo Joe Biden che firma con numerose penne poste davanti a lui in una scatola alcune modifiche ai decreti della precedente amministrazione.

Nel nostro Paese quando si presenta il nuovo Governo, il giuramento si conclude con il passaggio della penna da parte dei ministri firmatari.

 

Gianfranco Cannarozzo

Foto© Pixabay, Wikipedia, Artistante

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Gianfranco Cannarozzo
Lettore appassionato si avvicina al mondo del giornalismo mentre lavora presso uno studio legale che si occupa di ADR (Alternative dispute resolution). Nei suoi pezzi ama parlare di varie tematiche spaziando dall'attualità alla storia, alla politica.

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